Giu
S. Audisio – Nel golf come negli studi. Comune denominatore il talento, la voglia di impegnarsi e di eccellere, una famiglia motivata e dedicata anche nello sport. Punto di arrivo (per ora) il college negli Stati Uniti. Punto di partenza per tutti il Golf Ambrosiano.
Il Golf Ambrosiano di Milano è dove sono cresciuti e hanno trovato una guida nei maestri del circolo (gli stessi che li seguono ancora oggi), dove hanno imparato un’arte che li ha portati lontano. Riconoscendone determinazione e doti già evidenti fin da piccoli, il circolo per qualche tempo aveva organizzato un corso tutto dedicato a loro. Poi le gare, le trasferte, la maglia della nazionale, i successi e le scholarship per l’accesso ai college americani, guadagnate sul campo colpo dopo colpo. Negli Stati Uniti il privilegio di giocare e studiare in un mondo fatto di organizzazione e qualità, a un passo dai circuiti professionistici più ricchi del mondo per farne parte un giorno non troppo lontano. Un bel sogno con tante buone premesse. Pietro, Clara e Maeve sono già oltreoceano, Alessia partirà il prossimo settembre.
A loro abbiamo rivolto tre domande, ascoltato il loro pensiero sui rispettivi coach ma anche cosa i loro coach dicono di questi campioni in erba.
D1 – L’Ambrosiano. Il tuo percorso di golf passa per questo circolo, di cui hai vestito la maglia con successo. Un ricordo particolare tra tante gare o un momento della vita sociale, gli amici,le trasferte, gli allenamenti.
R1 Clara Manzalini – L’Ambrosiano rappresenta l’inizio di un percorso fantastico della mia vita. Il ricordo più emozionante risale al 2015 quando la squadra vinse il primo Trofeo Pallavicino (il campionato a squadre under 18) all’Ugolino di Firenze. Quella gara è stata davvero speciale, eravamo convinte dall’inizio di poter conquistare il titolo e ci siamo riuscite lottando fino alla 18 dell’ultimo giro. È stata un’emozione unica e finalmente abbiamo realizzato un sogno che inseguivamo da tempo.
R1 Maeve Rossi – Il ricordo piu speciale è la vittoria nel Pallavicino 2015 a Firenze con Alessia e Clara. È stato anche molto divertente stare in camera tutte insieme durante la gara e cantare, al ritorno in macchina dopo la vittora, la nostra canzone simbolica per quel torneo, «What do you mean» di Justin Bieber.
R1 Pietro Bovari – Forse il ricordo più bello è relativo all’ultima gara che ho disputato con la maglia del club, e che ha consentito alla squadra di ottenere la promozione al Campionato Nazionale per la prima volta nella storia del Circolo (con piazzamento utile nella Qualifica Maschile a Squadre, Cosmopolitan, 2018, ndr.) È stato un momento di felicità direi memorabile. Un altro ricordo molto bello è quello della Play for India, gara con formula louisiana vinta da noi ragazzi (formazione composta da me, Clara, Alessia e Maeve). Ci siamo divertiti, giocando con qualità ma spensierati .
R1 Alessia Nobilio – Posso far coincidere tutto in una sola risposta: la vittoria del primo «Trofeo Pallavicino» è stata un‘esperienza unica sia come gara che come rapporto con le mie compagne di squadra e con il coach ( Bob). Non dimenticherò mai il momento della vittoria e l’orgoglio di tutto il circolo Ambrosiano per questo risultato.
D2 – Il college negli Stati Uniti. I plus di questa esperienza nello studio e nel golf. Puoi descrivere la tua giornata? Qual è il ruolo del coach all’università? Com’è il tuo team?
Swing, scelte tecniche e altro, che strumenti usi per connetterti al tuo coach in italia?
R2 Clara Manzalini – Il college in America rappresenta una grande opportunità per atleti che hanno il desiderio di laurearsi e competere nella loro disciplina sportiva ai massimi livelli. L’organizzazione sia dal punto di vista atletico che accademico è ottima. La mia giornata tipo consiste in un allenamento in palestra con la squadra alle 6:20 del mattino. Poi doccia, colazione e lezione fino alle 11:30 circa. Qualche volta organizzo delle sessioni di tutoring in mattinata per studiare determinate materie. Finite le lezioni pranzo veloce e dalle 14:00 iniziano tre ore di pratica obbligatorie con la squadra nelle quali lavoriamo maggiormente sul gioco corto o in campo. A fine pratica si studia, si cena e poi a letto presto che il giorno dopo si ricomincia!
R2 Maeve Rossi – Il plus di questa esperienza è riuscire a giocare a golf e procedere allo stesso tempo con il corso di studi, cosa che in Italia è pressoché infattibile. Altro vantaggio nello studio è che non ci sono esami orali ma solo scritti, che a me creano molto meno ansia. La mia giornata tipo prevede pratica al mattino, in driving range, pitching green e putting green, oppure in campo. Nella stagione autunnale abbiamo un ora di workout alle 8.00 per 3-4 volte la setttimana, mentre in primavera è alle 12.00 per 2-3 volte. Poi si pranza al volo e, tra le 13.00 e le 21.00 il tempo è dedicato a lezioni e studio (abbiamo di media due classi di un’ora e 20 al giorno). Il ruolo della coach è di preparare lo schedule della giornata, che varia in base al meteo e alla stagione. Inoltre, decide i drill da praticare e le gare a cui partecipare. Sostanzialmente ha un ruolo amministrativo e ci aiuta ad avere successo e a raggiungere I nostri obiettivi. Dal punto di vista dello swing non interviene; se ho qualche domanda contatto Bob tramite WhatsApp, mandadogli qualche video dello swing o chiamandolo. Adoro il mio team, siamo molto unite, ci aiutamo a vicenda e ci divertiamo molto alle gare. Per ora eravamo otto ragazze, l’anno prossimo arriveremo a 10.
R2 Pietro Bovari – È un’esperienza straordinaria, che mi consente di conciliare sport e studio con standard molto elevati, in un ambiente aperto e stimolante. La giornata inizia in palestra alle 6.30 tre volte alla settimana, poi classi fino alle 13 circa, rapido pranzo e allenamento fino alle 17.30; cena verso le 18.30 e studio anche fino alle 22.00. Il coach si occupa di tutti gli aspetti organizzativi, ovverosia gestione del budget, della facility, dei calendari, del recruiting e, ovviamente, gestisce gli allenamenti e le gare. Se poi il giocatore lo desidera interviene anche sul piano tecnico, ma molto meno di quanto accade in Italia. Il mio team è composto da ragazzi simpaticissimi, con i quali ho legato subito molto. Purtroppo dal punto di vista dei risultati la stagione non è cominciata nel migliore dei modi, ma al momento dell’interruzione del Campionato la squadra era in netta ripresa. Per connettermi al mio coach in italia, il rapporto con mio padre è talmente consolidato che spesso basta anche solo una telefonata; ciononostante facciamo molte sedute di pratica live, via FaceTime, utilizzando un Trackman per la condivisione dei dati. In più è in grado di monitorare le mie statistiche con il programma messo a disposizione dall’Università.
R2 Alessia Nobilio – Partirò per gli Stati Uniti il prossimo settembre, destinazione Los Angeles. Dal college mi aspetto di conseguire una laurea giocando a golf. Intanto, visitando il campus, mi ha colpito l’organizzazione incredibile che hanno in ogni cosa. È tutto programmato al minuto, lezioni in classe, allenamenti, preparazione per le gare. Avrò due coach che sono persone eccezionali (e donne!), l’università è prestigiosa… Insomma, sarà bello ma sarà anche dura! Naturalmente resterò in contatto con i miei coach, e come potrei fare a meno di loro! Gli manderò video, li chiamerò via whatsapp (quando non dormono!) e non vedrò l’ora, lo so già, di tornare da loro durante le pause per le vacanze.
D3 – Lockdown. Rientrare a casa o rimanere al college? Come descrivi questa esperienza. Come hai portato avanti golf e studio durante questo tempo?
R3 Clara Manzalini – Nelle prime due settimane di marzo le lezioni della mia università sono diventate tutte online, gli allenamenti sono stati sospesi come tutte le competizioni sportive. Il campus inziava a svuoatrsi e quindi ho deciso di rientrare a casa, anche se la situazione in Italia era peggiore. La mia paura era quella di rimanere bloccata in America da sola senza la mia famiglia per troppo tempo e in un momento molto difficile. Chiaramente l’esperienza non è stata delle migliori, dover dire addio alla stagione, all’università, agli amici e a tutto lo staff non è stato semplice, però il lockdown mi ha permesso di passare tanto tempo a casa con la mia famiglia che non vedevo da mesi. Una volta tornata ho cercato di mantenermi attiva per quanto riguarda il golf. Fortunatamente avevo un tappeto da putt indoor e, per il gioco lungo, mi sono arrangiata con un tappetino e un lenzuolo contro cui tirare. Allo stesso tempo ho allenato molto la parte fisica con esercizi di potenziamento, mobilità e aerobica. Per quanto riguarda lo studio, ho seguito le lezioni online e grazie all’ottima organizzazione dell’università sono sempre stata al passo con gli esami.
R3 Maeve Rossi – Durante il lookdown ho preferito rimanere negli Stati Uniti, principalmente perché la Lombardia è stata da subito un «hotspot» della situazione italiana e quindi del mondo. Non volevo tornare a casa per paura di mettere in pericolo con il virus i miei genitori, visto che gli aereoporti sono i luoghi tra i più esposti al contagio. All’università, ho vissuto il lockdown con una mia compagna di squadra, quella con cui ho legato di piu in questi anni, quindi non è stata un’esperienza disastrosa.
Insieme ci siamo divertite nonostante ci fosse poco da fare, anche se la lontanza da casa si sentiva di più rispetto ai periodi normali. Non avevo alcun modo di giocare, ma solo praticare il putt su un tappetino nel nostro appartamento, mentre le lezioni accademiche erano tutte online: c’era molto piu tempo per studiare quindi tutto sommato è andata molto bene.
R3 Pietro Bovari – Per il lockdown hai deciso di rientrare a casa. È stata ovviamente un’esperienza difficile, dalla quale però ho cercato di tirare fuori i (pochi) aspetti positivi. Ho potuto terminare con successo il semestre scolastico online. E ho potuto allenarmi fisicamente nella piccola palestra che ho a casa e fare pratica tutti i giorni nel driving range indoor approntato in salotto, per la gioia della mamma.
R3 Alessia Nobilio – E’ stato davvero qualcosa di incredibile quello che è successo e che, purtroppo, non è ancora finito. Mi sono mancati i miei amici, ho fatto molte riflessioni in merito al rapporto tra libertà e salute e ho passato più tempo con i mei genitori. Sembrerà strano ma per me è stato importante. Giro il mondo da quando ero piccolissima e negli ultimi 10 anni non ci era mai capitato di passare così tanto tempo insieme. Per quanto concerne il golf i miei genitori hanno attrezzato una postazione per il gioco lungo acquistando una rete protettiva che abbiamo sistemato in giardino. Grazie all’uso del Trackman sono riuscita a tenere i “numeri” e lo swing sotto controllo. In casa avevo tappetino e Sam Putt Lab per allenare il putt. I miei preparatori atletici e i coach erano disponibili per lezioni on-line. Certo ho sofferto molto la mancanza di adrenalina per le gare e dovrò riabituarmi, ma è stato così per tutti e quindi saremo sullo stesso piano quando si ripartirà. Per lo studio, ovviamente ho sofferto la mancanza di contatti personali con i compagni e i professori, ma ho anche trovato dei vantaggi. Tutti i tempi morti di trasferimento eliminati mi hanno concesso più tempo e concentrazione per studiare. I risultati che sto ottenendo sono ottimi. Sono pronta per la maturità!
Sentiamo ora cosa pensano i coach dei loro giovani allievi.
Parola al coach Jason Lewis che ci parla di Clara Manzalini.
“Apprezzo molto la sua attitude verso la preparazione e il miglioramento: è motivata e si impegna al massimo. Non è sempre stato facile per lei. Ci sono stati momenti di difficoltà lungo il percorso, sopratutto all’inizio, ma la sua mentalità è quella di lavorare tanto per migliorare. E poi «she never gives up», non si arrende mai, pensa positivo fino in fondo. Anche perché la qualità del suo gioco le permette di recuperare.
Nel tempo è diventata indipendente, è andata in America ragazzina ed è maturata tanto come le sue forze, sia nel golf che in università dove raggiunge ottimi risultati, che le hanno permesso di vincere un torneo americano”.
Parola al coach Roberto Recchione che ci parla di Maeve Rossi.
“Maeve ha una grande capacità di reagire nell’immediato alle difficoltà che può incontrare lungo il percorso. Ottimi putt e gioco corto, sia dal punto di vista tecnico che mentale. Ha migliorato molto la statistica dei «green in regulation» lavorando nel tempo sul controllo della distanza; inoltre colpisce la palla con più convinzione e decisione”.
Parola al coach Antonello Bovari che ci parla del figlio Pietro.
“Dal punto di vista mentale sono notevoli la sua resilienza e la capacità di resistere alle frustrazioni. Mentre tecnicamente mi ha sempre colpito la sua capacità di produrre velocità. Negli anni non riuscirei a isolare un aspetto in particolare della sua crescita; il miglioramento è stato, e continua a essere, costante in tutti gli aspetti del gioco”.
Parola ai coaches Roberto Recchione e Roberto Zappa che ci parlano di Alessia Nobilio.
“R.R. Alessia non lascia nulla al caso nell’allenamento, con grande attenzione ai minimi particolari. Suoi grandi plus sono la determinazione e la capacità di concentrarsi nelle competizioni di alto livello. In campo gestisce al meglio i colpi al green con un ottimo controllo della distanza ed è dotata di un putt solido tecnicamente e incisivo. Sul piano fisico ha migliorato tanto, lavorando duro con continue sedute di allenamento e di pari passo con un’alimentazione corretta. ha ottenuto un’altro importante passo avanti nei colpi di recupero e nel gioco corto (lob soprattutto)”.
“R.Z. Alessia si distingue per la determinazione che ha in campo, per il desiderio di vincere ed essere la migliore, per la grande forza di volontà che la spinge a combattere fino all’ultimo colpo. Sul piano tecnico l’attuale punto di forza assoluto è il putt, che le dà massima fiducia per il birdie così come per salvare il par. Inoltre lavora duro sulla tecnica dello swing”.
Adesso sentiamo anche le parole di questi ragazzi sui loro maestri.
Clara Manzalini “Jas mi conosce da quando avevo otto anni e questo gli ha permesso di capire bene sia i miei difetti sia i miei punti di forza caratteriali e golfistici. È molto paziente ed è bravo a portare la mia concentrazione su cose semplici e chiare che mi permettono di mantenere un ottimo focus sul gioco. Inoltre asseconda molto il mio stile di gioco e mi aiuta a lavorare sui punti di forza e sul feeling.”
Maeve Rossi “Bob è il motivo per cui mi sono appassionata al golf, perche riesce sempre a sottolineare l’aspetto di divertimento nello sport. Anche dal punto di vista tecnico mi motiva molto, è sempre positivo e riesce a cogliere subito gli errori nel mio swing”.
Pietro Bovari “Essendo mio padre condividiamo diverse caratteristiche di pensiero, in particolare apprezzo molto il suo approccio scientifico al gioco. E poi, consentitemi la battuta, il costo tutto sommato è modico”.
Alessia Nobilio “Sarò breve, anche se la risposta richiederebbe molto spazio. Bob è per me coach, fratello maggiore e amico. Ho iniziato a giocare con lui, mi conosce da quando ero una bambina, non c’è bisogno che gli dica nulla, guarda un mio swing e ha sempre il consiglio giusto. Roberto Zappa è il coach responsabile della Nazionale femminile e mi aiuta ormai da due anni. Ha un approccio molto scientifico. Con lui analizzo lo swing e lavoro sul putt. I due Bob si confrontano sempre e io non potrei essere più fortunata a lavorare con due persone così”.
Non ci resta che augurare a questi magnifici ragazzi tutta la fortuna e la felicità che si meritano: forza campioni.
Silvia Audisio
Giornalista per passione del golf, un percorso al contrario.
Dall’università di lingue alla moda milanese indossata e venduta, ai tessuti, ma sempre con la sacca in spalla macinando buche su buche. Da Genova dov’è nata, a Milano dove abita, a Biella dove ha tirato i primi colpi a cinque anni. E poi nel mondo per una partita senza fine, con il cruccio di non aver mai fatto hole-in-one e quello di vedere il golf, in Italia, ancora tanto distante dalla gente. Ma ne parla e ne scrive con fiducia. l Golf a test è l’ultimo libro, domande e risposte per capire il gioco. Ha diretto per 12 anni la rivista Il Mondo del Golf, aperto uno studio di comunicazione, vinto un premio dell’unione stampa sportiva e, per cinque anni, ha curato il magazine del Corriere della Sera, Style Golf. Scrive per Style, Dove e La Gazzetta dello Sport. La cosa più bella? Veder giocare i bambini. Cento nel suo circolo, dove partecipa all’organizzazione delle loro attività.
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