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Play for India, le bambine di Mumbai ringraziano

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Golf

S. Audisio – Nuovo appuntamento con Play for India il 19 gennaio 2020 al Golf Club Ambrosiano. Le Missionarie dell’Immacolata, con Suor Bertilla in testa (ottant’anni e tempra bergamasca), accolgono, educano e crescono tante bambine sfortunate.

 

Syola, Sonali, Pallavi, Sneha… sono alcune delle bambine indiane che, giocando a golf, abbiamo aiutato in questi anni. La vita ha riservato loro storie parecchio sfortunate, ma qualcuno le ha accolte, educate e cresciute perché possano contare su una svolta e cogliere le opportunità di questo mondo. Si chiama suor Bertilla il loro angelo custode, classe 1938, bergamasca, partita giovanissima per l’India con le Missionarie dell’Immacolata: la sua vita per curare i malati di lebbra e per fare altre centomila cose. A Versova, nella periferia nord di Mumbai, sono passati 44 anni da quando il Vimala Dermatological Center, grazie a lei, ha aperto le sue porte ai malati e, strada facendo, anche a bambine in difficoltà. Cinque ore scarse di sonno per notte, in piedi alle 4.30 per pregare e meditare, poi Bertilla inizia la sua giornata. Dove mette passione e grinta identiche nell’accogliere un nuovo malato, seminare verdure e fiori nell’orto, sistemare un abito in sartoria (dove si produce per vendere), giocare con le bambine, cercare soluzioni per infiniti problemi, fare un salto dal console italiano perché le relazioni sono fondamentali, o una visita negli slum per cercare chi è malato ma non lo sa. E la sera c’è ancora tempo per ricamare fino a tardi oggetti natalizi che verranno venduti nei mercatini italiani.

Suor Bertilla (seconda da sinistra) classe 1938, con le Missionarie dell’Immacolata

Con Bertilla al Vimala ci sono altre sorelle missionarie, i medici e gli ex malati che ricambiano con il loro lavoro. Perché dalla lebbra si può guarire completamente e senza danni, purché curata in tempo. E poi ci sono le bambine, che crescono in un ambiente protetto, che pregano, vanno a scuola (dalla materna ai 16 anni della decima classe) e poi studiano ancora. Fanno ginnastica e anche karate (piccole donne che devono imparare a difendersi), ogni tanto qualche gita. Il Vimala le prepara a camminare da sole quando, a 17 anni, dovranno trovare la loro strada nella grande confusione di Mumbai e dell’India. Che però intanto resta fuori, e quando si chiude il cancello anche il dolore della malattia e la povertà entrano in una dimensione speciale. «Chi visita il nostro centro trova negli ammalati la perfetta letizia. I nostri pazienti sanno curare chi li visita: offrono la medicina della serenità, il farmaco della pazienza, la terapia dell’umiltà», parole di Bertilla. Proprio così, il Vimala ci ha toccato profondamente ed è nata Play for India, dal 2012 all’Ambrosiano. Un piccolo, grande contributo. Perché qui c’è bisogno di tutto e anche poche rupie possono fare molto. Noi abbiamo voluto creare un filo diretto tra i soci, soprattutto i ragazzi del circolo, e le bambine del Vimala. Così Syola ha potuto frequentare il college e studiare da infermiera: pochi giorni fa ha passato gli esami del terzo anno. È bravissima. Pallavi si è appena sposata: nel tempo abbiamo aiutato la sua famiglia che non poteva provvedere a lei (nata anche parzialmente senza un braccio), ora le abbiamo regalato la gioia di sposarsi. Sneah, quattro anni, sa già leggere e ha grinta da vendere: papà e mamma sono morti arsi vivi davanti ai suoi occhi e noi stiamo mettendo da parte qualche soldo per il suo futuro. Storie. Tantissime. Tristissime. Ma la serenità e l’allegria del Vimala superano anche gli ostacoli più complicati.

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Silvia Audisio

Giornalista per passione del golf, un percorso al contrario.
Dall’università di lingue alla moda milanese indossata e venduta, ai tessuti, ma sempre con la sacca in spalla macinando buche su buche. Da Genova dov’è nata, a Milano dove abita, a Biella dove ha tirato i primi colpi a cinque anni. E poi nel mondo per una partita senza fine, con il cruccio di non aver mai fatto hole-in-one e quello di vedere il golf, in Italia, ancora tanto distante dalla gente. Ma ne parla e ne scrive con fiducia. l Golf a test è l’ultimo libro, domande e risposte per capire il gioco. Ha diretto per 12 anni la rivista Il Mondo del Golf, aperto uno studio di comunicazione, vinto un premio dell’unione stampa sportiva e, per cinque anni, ha curato il magazine del Corriere della Sera, Style Golf. Scrive per Style, Dove e La Gazzetta dello Sport. La cosa più bella? Veder giocare i bambini. Cento nel suo circolo, dove partecipa all’organizzazione delle loro attività.

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Il maestro é per sempre

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Golf

S. Audisio – Come cantava Paolo Conte “…il maestro è nell’anima e dentro all’anima per sempre resterà”; anche se con riferimento a tutt’altro settore, rimane comunque l’affermazione di fondo che un maestro, soprattutto se un buon maestro, imprime un calco inconfonbibile ai propri “studenti”. Quando si dice di qualcuno “…è della scuola di…” è implicita l’affermazione che questo qualcuno ha avuto un gran maestro.

 

Tiger Woods all’Augusta National durante una sessione di pratica durante il Masters 2009, con il caddie Steve Williams (al centro) e il coach Hank Haney (a destra). (Fonte e foto: channelnewsasia.com)

Nel golf l’autodidatta esiste. Divora riviste e giornali, non perde una gara in televisione, ha grande capacità di osservare e studiare gli altri, di assimilare e ripetere. Ma è un caso raro e nasce soprattutto nei paesi dove il golf è di casa e dove familiarizzare con lo swing diventa quasi istintivo.
A tutti gli altri, invece, il golf riserva un immediato, intenso e duraturo rapporto con la figura del maestro. Dall’inizio e fino al livello più alto.

Tiger Woods per tutti. 23 anni di carriera, 15 major e parecchi coach dopo, ora il campione americano ha deciso di fare da sé. Ma con Hank Haney, ad esempio, ha vissuto quasi in simbiosi dal 2010 al 2014, con 120 giorni all’anno di lavoro insieme. E quando il coach non poteva essere presente a un torneo, dopo un giro non proprio perfetto, Tiger stava al telefono con lui per ore cercando di mettere a fuoco e a punto ciò che non aveva funzionato.

Il golf è tecnica pura e chi gioca compie un lavoro di ricerca che dura tutta la vita; più sofisticato quando si tratta di Tiger, ma non meno coinvolgente, intrigante e indispensabile anche per un discreto dilettante. Che, dopo un primo impatto più istintivo, si rende conto col tempo della complessità del gesto atletico, meccanismo che interessa tutto il corpo, difficile da controllare nel suo insieme.
Dunque, per costruire bene e rapidamente il proprio gioco occorrono fondamentali solidi e un buon maestro. Poi dipende dalle aspirazioni di ciascuno, ma di tanto in tanto il consiglio di un occhio esperto è indispensabile.

 

Il negato fisicamente non esiste nel golf, ma se chiedete a un maestro di descrivere l’allievo ideale sul piano fisico, vi dirà che cerca armonia, flessibilità, equilibrio, coordinazione, capacità di gestire la propria forza; che non fa distinzione tra uomo e donna; che vorrebbe solo non lavorare su muscolature superdotate, rigide e impacciate. Lunga mezz’ora, una giornata o un’intera settimana, la lezione può anche essere spunto per una vacanza con gli amici, diventando una full immersion dal programma vario, divertente e completo, con tante destinazioni tra cui scegliere. E meglio con i dati alla mano: le tecnologie oggi disponibili rappresentano per il maestro un punto di partenza importante.

Che siano insegnanti o giocatori di torneo, i migliori professionisti di golf si riconoscono in una grande associazione che ne certifica la competenza e ne tutela gli interessi, un brand di qualità. In Europa gli appartenenti alla PGA, Professional Golfers’ Association (nata a Londra nel 1901), sono oltre 13mila e 33 i Paesi membri. Negli Stati Uniti sono 29.000: non esiste al mondo un’organizzazione sportiva più grande. La PGA Italiana data 1963 e conta oltre 600 professionisti, che vengono formati a Roma presso la Scuola Nazionale di Golf lungo un percorso che dura quattro anni. E che prosegue con aggiornamenti costanti elevando gli standard della professione.

 


Silvia Audisio

Giornalista per passione del golf, un percorso al contrario.
Dall’università di lingue alla moda milanese indossata e venduta, ai tessuti, ma sempre con la sacca in spalla macinando buche su buche. Da Genova dov’è nata, a Milano dove abita, a Biella dove ha tirato i primi colpi a cinque anni. E poi nel mondo per una partita senza fine, con il cruccio di non aver mai fatto hole-in-one e quello di vedere il golf, in Italia, ancora tanto distante dalla gente. Ma ne parla e ne scrive con fiducia. l Golf a test è l’ultimo libro, domande e risposte per capire il gioco. Ha diretto per 12 anni la rivista Il Mondo del Golf, aperto uno studio di comunicazione, vinto un premio dell’unione stampa sportiva e, per cinque anni, ha curato il magazine del Corriere della Sera, Style Golf. Scrive per Style, Dove e La Gazzetta dello Sport. La cosa più bella? Veder giocare i bambini. Certo nel suo circolo, dove partecipa all’organizzazione delle loro attività.

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Sport in “quota”? Fa bene e non solo agli atleti professionisti

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Golf

A. Manzoni – Prendendo spunto dalle “nostre” tre tappe di montagna, Claviere 1.760 m s.l.m., Folgaria 1.150 m s.l.m., e Dolomiti (Sarnonico) ca. 1.000 m s.l.m., cerchiamo di capire se è salutare praticare attività fisica in “quota” e nel caso quali suggerimenti e attenzioni è bene seguire per non incorrere in spiacevoli inconvenienti.

 

Iniziamo subito con un’affermazione e sfatiamo alcune dicerie in merito: l’attività fisica e sportiva fa bene e a media altitudine anche di più, salvo ovviamente per persone con particolari patologie, ma ripetiamo qualsiasi persona “sana” di qualsiasi età può praticare attività fisica in montagna, e da ciò non potrà che trarne giovamento. Ovviamente ognuno con il proprio ritmo e adeguando lo sforzo fisico alla propria preparazione “atletica”.

La montagna è l’ambiente ideale per stimolare il movimento fisico, dove si può praticare sport a tutti i livelli in un ambiente naturale e salubre.
“Anni di ricerca hanno dimostrato che fare attività fisica in montagna presenta diversi aspetti positivi. Lo sport diventa più tonificante per l’apparato cardiorespiratorio e anche i “non atleti” possono migliorarne il funzionamento, camminando in salita e tonificando cuore, polmoni e muscoli. La carenza di inquinanti e polline è poi ideale per chi soffre di allergie e di malattie dell’apparato respiratorio, come l’asma. Inoltre il cammino in salita, il clima, l’ipossia (carenza di ossigeno nei tessuti) e l’iperventilazione sono fattori che triplicano il consumo calorico dell’attività fisica praticata in montagna rispetto alla camminata o alla corsa svolte in piano.

Oltre a migliorare il proprio stato di benessere psicofisico, camminare o correre in montagna consente anche di perdere peso: a ritmo lento in 60 minuti si consumano circa 300 Kcal. Già a 2000 metri si percepisce la diminuita pressione dell’ossigeno: più si sale più si va piano. A quote fra i 1500 e i 2500 metri l’effetto quota viene ben bilanciato: il fisico reagisce come quando si aumenta il carico di lavoro, aumenta la frequenza respiratoria (si introducono più litri di aria nei polmoni), aumenta la frequenza cardiaca e circola più sangue, diminuisce la prestazione massimale (si va più piano o si cammina per meno tempo)” (fonte Humanitas Salute).

Sembrerà una cosa ovvia ma va sottolineato che in montagna, correre, camminare, anche su un percorso di golf, non è mai come farlo in pianura. Le salite e le discese richiedono maggior sforzo fisico e anche la “terra” dove appoggiamo i piedi non è mai uniforme, come generalmente in pianura o in città. Bisogna per questo prestare un po’ più di attenzione e ricordarsi che il giusto ritmo della nostra camminata o della corsa deve sempre permetterci di parlare, indipendentemente dalla pendenza o difficoltà del percorso. La nostra attività fisica, se non indirizzata all’agonismo, deve permetterci di dialogare senza eccessivo affanno con il nostro compagno d’avventura; se ciò non avviene questo è un piccolo ma significativo segnale che ci indica di doverci fermare, magari solo per qualche minuto, per non rischiare di incorrere in brutte sorprese.

Tornando al nostro sport preferito, il golf naturalmente, alcuni suggerimenti sull’alimentazione da seguire in generale e in particolare per quando vogliamo giocarlo in montagna.
Dobbiamo essere consapevoli che quando pratichiamo il golf per alcune ore, il nostro corpo impiega una notevole quantità di risorse fisiche e mentali. È importante avere dei modelli nutrizionali adeguati per mantenere alti i livelli di energia durante l’esercizio fisico.
Molte persone considerano il golf uno sport per il quale non bisogna seguire una dieta specifica. Tuttavia, una corretta alimentazione permette di affrontare al meglio le routine di pratica di questo sport.
Importante è mantenere il fabbisogno energetico.
Come per la maggior parte degli altri sport, prima di ogni allenamento o gara anche amatoriale, l’energia deve essere fornita dai carboidrati complessi.

In questa maniera, avremo una maggiore resistenza fisica. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha stabilito i seguenti valori per i macronutrienti:
– Le proteine devono apportare al nostro organismo almeno il 15% del fabbisogno calorico giornaliero. Si consiglia di consumare preferibilmente le carni bianche, il pesce azzurro, le noci e i legumi.
– I carboidrati devono apportare all’organismo tra il 55 e il 60% del fabbisogno calorico. Potete consumare il pane, la pasta, il riso, la frutta, i cereali e i tuberi.
– I grassi non dovrebbero superare il 25% del fabbisogno calorico totale. Per mantenere questi livelli dovremmo evitare alimenti come i prodotti della pasticceria industriale, il burro, la maionese o il cibo da fast food.
L’idratazione nel golf è uno degli aspetti ancora più importanti di questo sport perché permette di aumentare la resistenza allo sforzo. Un “giro di 18 buche” può durare più di cinque ore, quindi, bisogna rimanere idratati.
Un errore molto comune è quello di bere acqua solo quando si ha sete. Per evitare di avere dei problemi, bisogna bere con frequenza per reintegrare gli elettroliti persi attraverso la sudorazione.

Rispetto ad altri tipi sport, uno dei vantaggi del golf è che si hanno a disposizione molti momenti liberi tra un tiro ed un altro. In questa maniera è possibile idratarsi correttamente e, se necessario, consumare anche del cibo.
Ogni buca di solito dura circa 15/20 minuti, quindi, è possibile sfruttare questo tempo per ingerire dei liquidi. È consigliabile bere acqua, bevande isotoniche o succhi naturali che ci forniscono le vitamine e gli zuccheri che ci aiutano a mantenere i corretti livelli di energia e glicemia nel sangue.
Per praticare questo sport è importante avere un’ottima concentrazione mentale. Per questo motivo bisogna assumere degli alimenti che contengano degli zuccheri facilmente assorbili dal nostro organismo. In questa maniera possiamo rimanere concentrati a lungo durante tutto il percorso.
Gli alimenti consigliati per il golf, oltre allo zucchero presente nelle bevande isotoniche, sono la frutta, le noci, i cereali, il cioccolato e persino i gel energetici.
Un frutto molto adatto per questo tipo di sport è la banana, perché ha un alto contenuto di potassio che facilita la contrazione dei muscoli.
Prima di andare il campo bisogna evitare di mangiare grandi quantità di cibo.
Una digestione lenta pregiudica una buona esecuzione dei movimenti. Inoltre, causa un aumento della sudorazione e della temperatura corporea.
Per questi motivi, prima di un “giro” di golf, bisogna consumare un pasto leggero come un piatto di riso o un’insalata di pasta accompagnati da un frutto, preferibilmente una banana.

Da evitare l’alcol che ha delle caratteristiche diuretiche che, durante l’esecuzione di un’attività fisica, possono portare alla disidratazione.
Oltre ai liquidi, si perdono anche delle vitamine e dei sali minerali importanti nella pratica sportiva come il potassio, il fosforo, il calcio o il magnesio.
Un altro degli effetti negativi dell’alcol è la degradazione delle proteine che procura un danneggiamento della massa muscolare. Per tutti questi motivi, l’alcol influisce negativamente sulle nostre prestazioni atletiche ricucendo la forza e la potenza e alterando la normale capacità di movimento del corpo.
Anche quando le 18 buche sono terminate non dovremmo consumare alcolici perché non ci permettono di raggiungere un’adeguata idratazione dell’organismo (cosa importantissima dopo aver praticato qualsiasi sport). (fonte siamosportivi.it)

Per giocare a golf a livello amatoriale non è necessario seguire una dieta rigida e specifica ma è comunque consigliabile attenersi il più possibile a quando indicato, specialmente durante la stagione estiva quando il fabbisogno di liquidi aumenta notevolmente e se si gioca in montagna dove l’attività fisica richiede un maggior consumo delle “nostre riserve” nutrizionali bisogna bere, bere, bere.
(fonti citate all’interno dell’articolo)

 


Adriano Manzoni

titolare della “Leutman – Strategy Communication Consulting”, vanta oltre trent’anni di consolidata presenza nel settore della comunicazione aziendale e istituzionale rivolta sia al “consumer” sia al “BtoB”. Alla metà degli anni ’80 fonda a Milano lo studio di comunicazione visiva “Designo”, occupandosi principalmente di “exhibition design – mostre convegni eventi e design istituzionale” collaborando con la “Corporate Image” di Olivetti. Nel 1986 inizia a occuparsi dello sviluppo di programmi di “corporate action” per enti pubblici e privati nell’ambito della “comunicazione grafica di pubblica utilità”. Tra gli anni 1988 – 1992 sviluppa vari progetti di “design editoriale” in particolar modo per enti e istituzioni pubbliche. Dal 1992 a fine anni ’90 svolge attività di “consulente” per agenzie di pubblicità e marketing in qualità di “art director” per progetti editoriali e comunicazione aziendale. Dalla fine degli anni ’90 si occupa di comunicazione e web, ne studia e ne analizza lo sviluppo e le sue influenze sociali. Questa attività lo porta a fondare nel 2002 l’agenzia “Pontedilegnosette” in cui fa confluire le esperienze maturate nella comunicazione tradizionale e in quella web. Dal 2002 si occupa principalmente dello sviluppo di progetti articolati, sempre di più l’attività svolta è orientata all’analisi e all’ideazione di strategie comunicazionali trasversali, esterne e interne alle azienda e/o enti, volte all’ottimizzazione delle risorse e dei budget disponibili ipotizzando l’utilizzo di nuovi e diversificati percorsi media e location come fonte di comunicazione. Nello stesso periodo affianca a questa attività quella di Art Director per alcune riviste di settore. Nel 2009 si trasferisce in Svizzera dando vita alla “Leutman – Strategy Communication Consulting”. Nel 2011 è nominato delegato per la Svizzera Italiana della Camera di Commercio Indiana per l’Italia con lo scopo di promuovere e far conoscere sul territorio svizzero le opportunità di interscambio internazionale che essa favorisce in tutti gli ambiti, imprenditoriali e culturali. Dal 2017 è responsabile marketing e comunicazione del circuito di golf “India Golf Cup”

Per contattare Adriano Manzoni scrivere a: info@leutman.ch

Edoardo Molinari Golf Academy

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Golf

E. Molinari – “Da quando sono diventato un giocatore di golf professionista, passando tantissime ore tra aerei e alberghi, ho avuto molto tempo per riflettere. Ho spesso pensato che un giorno avrei voluto iniziare a diffondere tutto quello che ho imparato in 30 anni di golf, di cui quasi 15 da professionista di alto livello, a chi non ha avuto l’opportunità̀ di trascorrere molto tempo giocando a questo magnifico sport.

 

Lo Staff della EM Golf Academy: Corrado De Stefani, Benedetto Pastore, Edoardo Molinari, Lorenzo Guanti, Craig Williams

Ho avuto la fortuna di giocare su tutti i campi più belli al mondo, ho conosciuto e ho lavorato insieme a diversi maestri tra i più famosi, ho giocato tutti i tornei più importanti in cinque continenti diversi, ho avuto grandissime gioie e qualche piccola delusione. Ogni settimana ho giocato una pro-am con alcuni ospiti dello sponsor di quel torneo e i dilettanti con cui ho giocato spesso si sono divertiti e hanno passato una giornata indimenticabile. Però ogni volta ho anche pensato che, grazie alla mia esperienza come giocatore professionista, avrei potuto aiutarli a migliorare velocemente il loro golf se avessi avuto una struttura adatta e il tempo per farlo. Così piano piano è iniziata a nascere in me l’idea di aprire una Golf Academy diversa da tutte le altre, che rappresentasse i miei valori, che potesse trasmettere il mio bagaglio di esperienze a chi non ha avuto la fortuna di guadagnarsi da vivere giocando a golf e soprattutto che potesse far divertire ancora di più i golfisti a praticare questo fantastico sport. La mia convinzione è che nel golf nessuno smette mai di imparare e di potersi migliorare, a nessun livello e a nessuna età.
Una volta messa in cantiere l’idea mancavano però ancora le condizioni adatte a far nascere la Golf Academy. Serviva infatti una persona ambiziosa, lungimirante, pronta ad investire e a sposare le mie idee, un circolo vicino a casa per seguire da vicino lo sviluppo di questo progetto parallelamente alla mia carriera di giocatore e uno staff preparato, affiatato e motivato disposto a seguire le mie direttive e a investire su se stesso. Mi ritengo quindi molto fortunato ad avere trovato in Andrea Agnelli, nel circolo del Royal Park I Roveri e nei professionisti del mio staff le persone ideali per poter iniziare questo bellissimo progetto già nel 2019.”

La Edoardo Molinari Golf Academy al Royal Park I Roveri nasce per aiutare i golfisti di ogni livello a migliorare il proprio gioco, per trasmettere a tutti la mia passione per il golf e per far divertire ancora di più̀ tutti i giocatori a praticare questo fantastico sport.
Gli obiettivi della Golf Academy sono molto ambiziosi, in primis fornire a tutti i soci del Royal Park I Roveri e ai clienti dell’Academy, dai bambini ai seniores, dai neofiti ai giocatori della squadra agonistica, dal giocatore occasionale al professionista, un servizio personalizzato secondo le esigenze di ognuno. Mettiamo a disposizione di tutti i nostri clienti delle strutture moderne ed innovative per rendere l’apprendimento del gioco del golf più efficace, stimolante e divertente sia per chi gioca già a golf sia per i neofiti e i bambini. Abbiamo anche la possibilità di organizzare attività esclusive per gli sponsor con la collaborazione dello staff dell’Academy e/o di Edoardo Molinari. Ogni giorno proviamo a far vivere un’esperienza unica a chiunque passi del tempo presso le nostre strutture o con i maestri della Golf Academy e vogliamo diventare un punto di riferimento per giovani golfisti, giocatori di alto livello e professionisti sia in Italia che all’estero.
La Golf Academy usufruisce di strutture all’avanguardia e studiate appositamente da Edoardo Molinari per poter ottimizzare il tempo che ogni golfista passa in campo pratica, sia da solo che durante le lezioni con il maestro. Oltre al campo pratica di oltre 30.000 metri quadri, con 3 ampi battitori interamente in erba, 20 postazioni coperte e 6 target green, i nostri clienti hanno a disposizione due moderni swing studio con le tecnologie più moderne per poter praticare 365 giorni all’anno. Una caratteristica unica della nostra Academy è il fatto che per tutte le lezioni vengono fornite palle ProV1X per raccogliere dei dati oggettivi sullo swing e sul volo di palla di ogni giocatore e per rendere l’esperienza unica! Il nostro laboratorio fitting serve sia per poter provare tutte le ultime novità sul mercato ma anche per aiutare ogni giocatore ad avere i bastoni adatti al proprio gioco e la stessa cosa avviene nel putting studio indoor, dove si può monitorare con dei dati oggettivi il proprio gioco sui green e provare tutti i più famosi modelli di putt. Inoltre è stato creato un “wedge range”, ovvero una zona con dei target per praticare i colpi da 40 a 100 metri che troppo spesso rovinano gli score dei golfisti dilettanti. Il Club dei Giovani ha a disposizione una zona dedicata per far sì che i bambini possano imparare a giocare a golf divertendosi e sviluppando le loro caratteristiche fisiche. La palestra con attrezzature di ultima generazione aiuta a mantenere in forma i nostri allievi più esigenti, così come il team composto da biomeccanico, osteopata e preparatore atletico che collaborano strettamente con i nostri maestri.

Parlando dei nostri maestri, lo staff è composto da 4 professionisti con numerose certificazioni ed esperienze di gioco, ognuno con delle competenze specifiche. Benedetto Pastore è il coordinatore di tutte le attività ed il responsabile della squadra agonistica, Craig Williams è l’assistente della squadra agonistica ed è specializzato nel gioco corto e nella strategia in campo, Lorenzo Guanti è il responsabile della programmazione U12 e preparazione atletica ed è specializzato nell’insegnamento del putt, mentre Corrado De Stefani è l’assistente degli U12 nonché nostro clubfitter di riferimento. Edoardo Molinari supervisiona ogni singola attività e i maestri hanno un dialogo continuo sia con Edoardo ma anche tra di loro, lavorando come un vero e proprio team per il bene degli allievi. Dal momento che tutti i nostri maestri hanno giocato su qualche Tour per diversi anni, uno dei nostri punti di forza sono le lezioni in campo, dove il professionista vi spiegherà come ottenere il massimo dal vostro gioco senza stravolgere il proprio swing, semplicemente ottimizzando la strategia a seconda delle vostre caratteristiche e insegnandovi alcuni segreti che arrivano direttamente da Edoardo Molinari!
Un’ultima peculiarità della Edoardo Molinari Golf Academy è il fatto di avere un’innovativa app con cui si possono prenotare le lezioni, controllare il calendario delle prossime lezioni, comprare pacchetti di lezioni, mandare e ricevere messaggi, video, foto e note audio con il proprio professionista di riferimento e avere quindi un contatto diretto con l’Academy 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Ogni cliente ha così a disposizione sul proprio telefono una vera e propria “cartella clinica” da poter consultare in ogni momento, con i report multimediali delle lezioni, i video del proprio swing, gli esercizi e i consigli per migliorare il gioco e può monitorare i progressi nel tempo.

 


Edoardo Molinari

Per ulteriori informazioni vi invitiamo a consultare il sito web www.emgolfacademy.com e a scaricare l’applicazione EM Golf dall’App Store, oppure andare a trovare direttamente Edoardo Molinari e il suo Team al Royal Park I Roveri alle porte di Torino.

Sempre e ovunque “golf”

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Golf

S. Audisio – Cambia la scena, cambiano i colori, cambia la temperatura. Ma non certamente l’infinita passione con cui si affronta una nuova sfida, qualunque volto la natura ci offra.

 

Cambia la scena, cambiano i colori, cambia la temperatura. Ma non certamente l’infinita passione con cui si affronta una nuova sfida, qualunque volto la natura ci offra. Anche quando sotto i piedi scricchiola la neve e il verde sparisce, il golf riesce a ispirare, divertire, emozionare. Fa freddo, ma anche l’ingombro dei capi pesanti è ormai superato dalla tecnologia che, oltre a reinventare palle e bastoni, è entrata prepotentemente nelle trame dei tessuti per regalarci swing impeccabili e per nulla impacciati anche sotto zero. Il capo è caldo ma leggero, non fa entrare il vento ma lascia traspirare la pelle, è morbido, avvolgente e non emette alcun fastidioso rumore.

Perfetto, l’abbigliamento goffo e pesante sarebbe stato forse l’unico vero ostacolo a quello strano gioco che è il golf sulla neve. Invece, ancora un piccolo adattamento alle «regole locali» e la partita si fa seria. La palla naturalmente si piazza sempre e, una volta vicino alla bandiera (parlare di green è fuori luogo), si può tutto: pulire, spazzare, appiattire, prepararsi la strada migliore alla buca. Del resto il golf sulla neve non è cosa nuova se un dipinto del Seicento di Aert van der Neer, ci mostra alcuni momenti di gioco su un canale ghiacciato in Olanda. A quel tempo lo chiamavano kolven. Allo stesso modo, aspettando che i laghi engadinesi ghiaccino, si gioca da quasi trent’anni l’Engadiner Wintergolfturnier, prima a St. Moritz poi a Silvaplana. Anche il lago Baikal, in Siberia, si presta ogni inverno al golf. Che molte altre volte è salito in quota, magari non sul ghiaccio ma sulle buche estive innevate. Come a Crans, a Cervinia o a Megève per la Winter Golf Cup, qualche volta incrociandosi in combinata con uno slalom gigante. E sempre più a nord, il golf ha proposto la sua sfida più estrema, il World Ice Golf Championship. Località Uummannaq, Groenlandia, 600 chilometri a nord del Circolo Polare Artico. Condizioni limite, passione estrema, uno sforzo fisico e mentale notevole per affrontare un percorso che prende forma solo pochi giorni prima della gara tra ghiacci e immensi iceberg, con temperature che possono arrivare a meno 30 e venti gelidi (anche se il clima secco rende il freddo meno aggressivo). Mani, piedi e orecchie sono a rischio, potenti occhiali da sole consigliati, la protezione solare altissima. Sacca in spalla e niente shaft in grafite.

Chi ha partecipato dice: «È il percorso più spettacolare del mondo. Non senti il freddo più di tanto in una situazione così incredibile, surreale, come essere sul set di un film o sulla luna. Ricorda la scena finale di Superman, quando Clark torna a Krypton». E ancora, «Se ami il golf questo torneo batte qualsiasi altra cosa tu abbia fatto nella tua carriera di giocatore, un’avventura che non potrai dimenticare».
Da dicembre a maggio, nel fiordo di Uummannaq il mare è coperto da uno strato di ghiaccio spesso un metro che cattura gli iceberg di passaggio, ed è qui che si gioca, sotto un cielo blu intenso.
Ma solo quando le condizioni del ghiaccio sono perfette: infatti, dalla prima edizione del 1997, sempre più spesso il torneo è stato annullato. Troppo caldo.

 


Silvia Audisio

Giornalista per passione del golf, un percorso al contrario.
Dall’università di lingue alla moda milanese indossata e venduta, ai tessuti, ma sempre con la sacca in spalla macinando buche su buche. Da Genova dov’è nata, a Milano dove abita, a Biella dove ha tirato i primi colpi a cinque anni. E poi nel mondo per una partita senza fine, con il cruccio di non aver mai fatto hole-in-one e quello di vedere il golf, in Italia, ancora tanto distante dalla gente. Ma ne parla e ne scrive con fiducia. l Golf a test è l’ultimo libro, domande e risposte per capire il gioco. Ha diretto per 12 anni la rivista Il Mondo del Golf, aperto uno studio di comunicazione, vinto un premio dell’unione stampa sportiva e, per cinque anni, ha curato il magazine del Corriere della Sera, Style Golf. Scrive per Style, Dove e La Gazzetta dello Sport. La cosa più bella? Veder giocare i bambini. Certo nel suo circolo, dove partecipa all’organizzazione delle loro attività.

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