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Il noto marchio di abbigliamento per golfisti H19 – Golf Addict Clothes sul campo nel circuito Italy golf Cup

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Golf

Adriano Manzoni – In concomitanza con la presentazione della collezione “ReBirth 2021”, H19 è di nuovo protagonista sui green con la sponsorizzazione tecnica del circuito Italy Golf Cup: una selezione di appuntamenti di prestigio su alcuni dei campi più ambiti dai veri golfisti.

Si tratta di un impegno accolto con piacere, dopo un lungo anno che ha convinto molti ad attendere una situazione più serena, è il momento giusto per incontrare di nuovo tanti amici per giocare insieme. Per questo H19, quest’anno, ha scelto di offrire la propria partecipazione ad alcune “Gare Evento”, acompagnando Italy Golf Cup in luoghi di grande fascino dove passare delle giornate tra competizione, divertimento e relax.
La collezione 2021 si chiama ReBirth un nome che vuole essere fortemente benaugurante e che si sposa bene con l’orgoglio di poter presentare un prodotto tutto italiano.

Una linea sportiva di grande eleganza e raffinatezza, naturale, contemporaneo, moderno, pieno di valori assoluti e contenuti innovativi, dedicato a chi ama questo sport e lo vive dentro e fuori dal campo.
H19 ha voluto mettere in palio le esclusive polo di “lusso sportivo”, 100% cotone “Makò”, la miglior qualità al mondo, realizzate con filati sottilissimi, estremanente lisci, resistenti, elastici, leggeri, altamente traspiranti e super confortevoli.

Il motto di H19?
“H19 – Golf Addict Clothes “excellence has a Life Behind It”.
Come descritto dall’ufficio stile, il filo H19 è molto particolare, in più e trattato e tinto ancor prima della tessitura. Per questo i prodotti rispettano l’ambiente, resistono ai lavaggi e si mantengono luminosi e inalterati nel tempo.
Una curiosità? Se si potesse distendere il filo che serve per realizzare una polo H19 si coprirebbe la lunghezza di 4 campi da glof… Chi volesse avere più informazioni, conoscere e valutare in anteprima i prodotti, può consultare il sito h19.it dove è disponibile anche un’area per l’acquisto diretto.
La manifattura e il design, tutto italiano, poi, garantiscono la cura dei più piccoli dettagli e un’eleganza universale per chi, come noi, ha un solo esempio di misura dell’eccellenza: se stesso!
Oltre ai premi, tutti i partecipanti, non ancora iscritti a Golf Addict, riceveranno gratuitamente la “Golf Addict Card” annuale che da diritto a molti vantaggi: la partecipazione alla challenge 2021 HCP “best improver”, green fee scontati per l’accesso ai campi convenzionati, offerte su academy, clinic e abbigliamento H19 e tante occasioni per divertirci anche in città con “aperi-tee” e sfide indoor.

Iscriviti adesso e potrai cominciare subito a godere dei vantaggi della tua card personale.

Se ti interessa scoprire Golf Addict, puoi anche seguire questo link:

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Adriano Manzoni

Founder & Trademak Owner – Marketing & Sponsorship Manager “Italy Golf Cup”.
Di professione consulente marketing ha due ombre nel suo lungo curriculum: non gioca a golf e è di fede rossonera.

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Dal cuore dell’Umbria all’Italy Golf Cup arriva l’eccellente tartufo “di Paolo”

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Adriano Manzoni – L’eccellenza ha un nome: “Il Tartufo di Paolo”.
Da oltre 30 anni, immersa nel cuore dell’Umbria, l’azienda produce e trasforma i migliori tartufi freschi: tartufo bianco, bianchetto, nero pregiato, estivo, mesenterico, brumale e uncinato.

Da oltre 30 anni “Il Tartufo di Paolo” è presente sul mercato come azienda produttrice di tartufi freschi (in particolare commercializzando tartufo bianco, bianchetto, nero pregiato, estivo, mesenterico, brumale e uncinato) e tartufi conservati. Puntando sempre e solo sulla qualità del prodotto l’impresa da familiare si è trasformata in una vera e propria azienda artigianale.


“Il Tartufo di Paolo” si è conquistato un proprio spazio commerciale sia nella grande distribuzione in Europa che nell’esportazione nei Paesi Extra-Ue.
I prodotti “di Paolo” sono presenti alle fiere più famose d’Italia, come Cibus e Tutto Food e all’estero come Anuga e Sial, consolidando il proprio brand sia nel mercato nazionale che internazionale. I successi e le gratificazioni ottenute negli anni, grazie al miglioramento delle capacità produttive sia in termini commerciali che tecnologici, hanno permesso a questa eccellenza italiana di ottenere due tra le più importanti certificazioni: IFS e BRC.
Di rilievo inoltre è da sottolineare l’accredito ricevuto per l’esportazione negli Stati Uniti attraverso la registrazione FDA e la certificazioni SID su molti loro prodotti.

Ma chiediamo a Gianpaolo Menichini, per tutti Paolo, titolare dell’Azienda come è nata la sua passione per il tartufo?
“Tutto ha avuto inizio quando il mio cane, la piccola Perla, rara come sono le perle in fondo al mare, ebbe la fortuna di scontrarsi con il primo tesoro nascosto, o meglio, semi-nascosto; infatti: il tartufo sporgeva dalla terra quasi volesse essere trovato dalla mia Perla. per iniziare assieme quella bellissima avventura tra me e il tartufo. Da lì poi nel 1989 quando abbiamo iniziato la vendita di tartufo fresco è stato un attimo”.

Qual’è stato fin dall’inizio il suo, o vostro obiettivo, visto che al suo fianco oggi oltre a sua moglie ci sono suo figlio e sua figlia?
“Da sempre il mio, e giustamente oggi il nostro, obiettivo è portare sulla vostra tavola i prodotti che sono in grado di raccontare la storia di una terra straordinaria, qual è l’Umbria, e le sue tradizioni fondate sull’ottima gastronomia che la distingue.
È per questo che offriamo i migliori tartufi bianchi e neri, freschi e conservati e un’ampia gamma di specialità gastronomiche a base di tartufo. Tutti garantiscono freschezza e qualità e sono in grado di farvi assaporare in ogni momento dell’anno le raffinate sfumature di questi pregiati frutti della terra”.

Ho notato che oltre a una Carta dei Valori avete un vero e proprio Codice Etico a cui non solo voi ma anche i vostri collaboratori, fornitori, distributori devono attenersi, me ne può sintetizzare il significato?
“Ho voluto questo Codice Etico per vincolare non solo la nostra Azienda ma anche tutto il mondo a noi collegato ad alcuni principi per me imprescindibili quali: correttezza nello svolgimento delle proprie funzioni; onestà negli affari; rispetto dei diritti umani; divieto di qualsiasi discriminazione; molestie, lavoro coatto o minorile, protezione della salute e dell’ambiente e per finire concorrenza sleale”.

Oltre al tartufo fresco avete una vasta gamma di prodotti me ne può suggerire qualcuno?
No, non posso suggerigliene uno in particolare perché per me sono tutti prodotti della mia passione ma posso elencagliene qualcuno: carpaccio o paté di tartufo estivo, il burro al tartufo bianco pregiato, crema al formaggio al tartufo estivo, perlage di tartufo nero pregiato o il miele al tartufo bianco o ancora le paste secche e il riso aromatizzati al tartufo, ma come vede sono tanti e troppi da elencare tutti”.

Sentito tutto questo non mi resta che farle tanti complimenti e invitare tutti gli amici di Italy Golf Cup a provare i sui prodotti sicuramente parte dell’eccellenza Made in Italy.

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Adriano Manzoni

Founder & Trademak Owner – Marketing & Sponsorship Manager “Italy Golf Cup”.
Di professione consulente marketing ha due ombre nel suo lungo curriculum: non gioca a golf e è di fede rossonera.

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Il golf è anche un fatto sociale

admin
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Golf

Adriano Manzoni – Rispetto per le diversità, regole uguali per tutti, è così che si superano i confini “mentali” dentro ognuno di noi.
Il golf indica la strada.

Come consulente marketing e strategie di comunicazione per PMI ho avuto modo di occuparmi in diverse occasioni di comunicazione interna aziendale confrontandomi con le dinamiche di interconnessione generazionale tra tutti gli attori degli organigrammi aziendali.
Micro mondi quelli delle PMI con diverse rappresentanze generazionali, dalla Baby Boomers (nati tra il 1946 e il 1964) alla generazione Z (nati tra il 1996 e il 2010). Tra queste due estremità troviamo anche la Generazione X (nati tra il 1965 e il 1980) e quella dei Millennials (nati tra il 1980 e il 1995).
All’interno di questi micro mondi i conflitti intergenerazionali esistono e sono spesso una trasposizione di una realtà esterna.
Ma torniamo per un attimo al golf. Circa 5 anni fa sono entrato nel mondo del golf, non per pura passione perché a tutt’oggi non sono un golfista, ma per la richiesta di dare il mio contributo professionale allo sviluppo e consolidamento di questo bellissimo Circuito IGC.
Per svolgere al “mio” meglio l’incarico affidatomi, ho dovuto studiare, conoscere, investigare un mondo a me quasi sconosciuto; cercare di capirne esigenze, peculiarità, problematiche.

Nel farlo sono emerse alla mia attenzione alcune caratteristiche insite di questo “ambiente” e che mi hanno molto incuriosito; tra queste in particolare, e veniamo al punto, il diverso agire intergenerazionale tra un mondo “fuori” e un mondo “dentro” il golf.
Quasi istintivo per me fare un paragone tra le dinamiche interne delle PMI, che conoscevo abbastanza bene, e quello del golf. Un paragone che potrebbe sembrare se non improponibile almeno alquanto velleitario. Sono il primo ad ammettere che il mondo del lavoro è fatto di tensioni, di esigenze primarie che vanno soddisfatte e che ad una prima visione poco o nulla possono essere raffrontate con il mondo del golf giocato che va a soddisfare esigenze secondarie rispetto alle quelle lavorative.
Ma torniamo a quello che spesso si riscontra all’interno delle PMI. L’opinione maggioritaria della generazione Baby Boomers (57/75 anni) che generalmente detiene i posti manageriali all’interno delle aziende, sostiene che i giovani non hanno motivazioni, sono poco legati all’azienda in cui lavorano e di non avere la pazienza di crescere e aspettare il proprio turno.

I Baby Boomers si trovano, quasi naturalmente, in continuo contrasto con le altre generazioni, che vedono più come una minaccia che non come un’opportunità di crescita (una maggior conoscenza delle rispettive doti porterebbe a un sostegno reciproco e ad una crescita comune). Viene facile pensare ad un semplice esempio di quanto i Senior aziendali (Baby Boomers) possono aver necessità del supporto dei colleghi più giovani (Millennials e Generazione Z) per tutto ciò che concerne il mondo digitale e le nuove tecnologie e come questi ultimi potrebbero far tesoro delle conoscenze dei Baby Boomers per finalizzare le loro conoscenze tecnologiche a progetti reali e produttivi.
Non sono un sociologo ma mi limito a rilevare ciò che ho constatato e purtroppo continuo a constatare in tante imprese.
La particolare attenzione che i Millennias e la Generazione X riversa su aspetti della propria identità, la propria immagine pubblica, specialmente legata ai social, viene recepita dai Baby Boomers come individualismo e superficialità. Questa conclusione, che credo nella maggior parte dei casi non corrispondente al vero, si riflette inevitabilmente in conflitti all’interno del mondo del lavoro.
Le Generazione Millennias e Generazione X, sono nate e sono cresciute in un mondo trasformatosi velocemente acquisendo dinamiche molto diverse da quelle in atto fino a pochi decenni prima.

Oggi la velocità dello sviluppo tecnologico influisce in modo radicale sui cambiamenti sociale e in futuro probabilmente le generazioni si calcoleranno non più in base all’anno di nascita ma in base all’evoluzione tecnologica avvenuta in quello specifico periodo. Ma tutto questo vi chiederete che cosa c’entra col il golf?
C’entra e molto, anzi per la verità sembra quasi non c’entrare per niente ed è questo aspetto a fare del golf una “particolarità”. Nel golf molto di quanto sopra descritto sembra meno rilevante.
Il golf in verità non è uno sport, non è un passatempo, e non è neanche solo una passione; pur essendo tutte queste tre cose insieme è sicuramente anche altro che dopo 5 anni di “analisi” devo scoprire del tutto, ma che interpreto come un “mondo parallelo”.
Questa mia interpretazione non vuol essere un giudizio ma solo un modo per identificarlo senza poterne tracciare contorni definiti.
Un “mondo parallelo” nel quale le diverse generazioni, se non si amalgamano spesso almeno si confrontano alla pari con minor pregiudizi che invece si manifestano in modo eclatante “fuori” da questo mondo.
Certo molti mi contesteranno che il golf è un “mondo parallelo ma privilegiato”, vero, forse e solo in parte, perché in altri “mondi privilegiati”, e ce ne sono, le caratteristiche che ne evidenziano l’unicità non sono riscontrabili.

E allora cos’è che fa del golf il “mondo del golf”?
Credo vari e differenti aspetti a partire dal fattore “sportivo” la dove “la gara” è una competizione a cui si partecipa tutti alla pari, bravi e meno bravi, con dei valori compensativi, gli handicap, che danno una chance a tutti di salire sul podio, di scalare la vetta e accedere almeno una volta all’ascensore “sociale/sportivo”.
Inoltre una volta varcato il cancello di un qualsiasi club è uso, se non obbligo il darsi del tu e così, se anche solo per qualche ora, non esiste più l’imprenditore, il negoziante o lo studente, ma solo il compagno di gioco.
Su quel percorso verde il Baby Boomers chiede lumi e consigli sull’utilizzo del nuovo Orologio Gps da polso all’ultimo arrivato della Generazione Z, senza imbarazzo per la sua “temporanea” ignoranza, cosa che difficilmente accadrebbe in un’azienda senza una sorta di “imposizione”.
Quello stesso ultimo arrivato della Generazione Z chiede consigli su come affrontare una buca a un Baby Boomers sapendo che la sua esperienza in quel caso gli sarà più utile che collegarsi a internet e consultare un tutorial, cosa difficile da ammettere per un Generazione Z “fuori” dal golf.
Ho visto sui percorsi di gioco Baby Boomers ammirare sbalorditi alcuni giovani della Generazione Z per lo swing nel colpire una pallina, swing ai suoi arbori nel golf mai visti, e per il risultato ottenuto con quel colpo, ma allo stesso tempo ho constatato la loro sincera ammirazione nel vedere pattare un Baby Boomers con la precisione di un orologiaio.

Ma la voglia di vincere, di primeggiare, di essere il o la migliore, come avviene nell’ambiente lavorativo, non viene meno in un ambiente così descritto da “vogliamoci tutti bene”?
No, a mio parere tutte queste cose non tolgono per niente la voglia di vincere e di competere di chi gioca a golf, ma chi “vive” di golf sa benissimo che lo fa all’interno di alcune regole che valgono per tutti, che si parte alla pari e che se si raggiunge un risultato, un obiettivo, lo si sarà raggiunto per merito e verrà riconosciuto da tutta la “tribù” golfistica perché pochi nel golf riescono a “vincere” barando, il golf ti ridà solo per il valore che sei.
In nessun’altra attività sociale/sportiva ho ritrovato caratteristiche simili che consentono la convivenza e lo sviluppo di interscambio tra generazioni come nel golf.
Per trovare qualcosa di simile dovremmo cambiare totalmente binario andando ad esempio a sondare il mondo del volontariato dove troviamo generazioni diverse collaborare e confrontarsi in uno stesso contesto, ma in questo caso senza un obiettivo personale di risultato, che invece è una costante nel mondo del lavoro e nel golf. Nel volontariato l’obiettivo, almeno quello conscio, è comune e non personale. Credo che il golf sia un “fatto” che andrebbe studiato molto più approfonditamente e preso come esempio, con le dovute cautele s’intende, come esempio “sociale” di convivenza fra generazioni.

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