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Non smettere mai di far progetti

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Gianmario Sbranchella – Ne ho viste tante nella mia vita e sono sempre stato ottimista non ho mai smesso di far progetti e di guardare lontano.

“Non smettere mai di far progetti”: un invito, un consiglio, per me semplicemente un modo di vivere, sarebbe troppo impegnativo e altisonante chiamarla filosofia di vita, poco adatta a me che mi reputo una persona essenzialmente pragmatica e forse un po’ troppo concreta.
Ma questo è, ed è quello che mi ha sempre fatto andare avanti, quello che mi ha fatto sempre pensare e credere in un futuro migliore del passato, anche quando il presente, come accade oggi, fa di tutto e cerca di convincerti del contrario.
Non sono mai stato, e non voglio iniziare adesso nonostante tutto, uno di quelli che dice: “… si però quando eravamo giovani noi si viveva meglio, senza tanta Tv, senza tanti Telefonini e Internet e Social e di qua e di la”.
Mi hanno detto che appartengo a quella generazione sulla linea di confine tra la “Generazione della ricostruzione” e la “Generazione Baby boomers”. Sinceramente vedermi associato alla parola “Baby” mi fa un po’ sorridere ma anche la parola “Ricostruzione” non la sento mia, anche se so perfettamente che in questo caso viene riferita a tutta la fase di ricostruzione dopo la tragedia della seconda guerra mondiale. Ma è quel “ri” di costruire che mi è sempre apparso di troppo, quel volere indicare l’azione di realizzare qualcosa di uguale forma e concetto di ciò che già c’era, e non la volontà, la creatività di costruire, senza “ri”, finalmente qualcosa di nuovo.
Un passo alla volta, un mattone alla volta, ho sempre creduto di costruire qualcosa, non di ricostruire, e mai ho pensato di farlo sulle macerie di qualcosa o di qualcuno. Ho sempre pensato di costruire attorno o su alcune fondamenta che già erano presenti, questo si, fossero anche “solo” valori e insegnamenti.
Costruire significa, almeno per me, creare qualcosa che prima non c’era o aggiungere valore a qualcosa modificandone essenzialmente il suo stato iniziale.
Ho sempre pensato al futuro, il mio sguardo è sempre stato puntato sul domani, il passato lo tengo sempre bene in mente ma mai come rimpianto o nostalgia, ma come pietra miliare per aver sempre ben presente la distanza percorsa e quella ancora da percorrere. Sinceramente un po’ di nostalgia per i miei vent’anni che furono c’è, come potrebbe non esserci, ma riguardano più che altro il ricordo di quello stato di freschezza, di reattività, di resistenza e di inesauribile energia, che un po’ è andata persa, non certo perché penso che si stesse meglio ieri che oggi.
A tutti quelli che dicono che una volta c’era meno inquinamento, che la verdura e le frutta sapevano di qualcosa, che si poteva lasciare la porta di casa aperta ecc. ecc., vorrei ricordare quanti una volta avevano il riscaldamento in casa e quanti invece dormivano con il cappello e le calze di lana indossate, quanti potevano mangiare frutta e verdura tutti i giorni e quando una fettina di carne, ma soprattutto quanti giovani potevano avere accesso all’istruzione, alla cultura, e quanti potevano accedere alle cure mediche.
Forse il futuro, “nel passato”, non è stato progettato al meglio al 100%, ma è grazie a chi a fatto progetti nel passato, a chi ha avuto una visione del proprio e del comune futuro che oggi l’età media è aumentata esponenzialmente, che molte malattie sono curabili, che il livello medio di povertà si è abbassato.
Non so se quello che sta accadendo oggi fosse prevedibile o evitabile, me ne guarda bene da fare qualsiasi supposizione che sarebbe in ogni caso impropria. Non so neanche se tutte le misure di “emergenza e salvaguardia” prese da chi di dovere siano state le migliori e le più indicate, mi limito solo ad osservare che quello che sta accadendo oggi è già avvenuto nel 1918/20 e che nel “loro futuro” cioè di chi ha vissuto in quegli anni, il nostro oggi, comunque la si pensi l’umanità non sta subendo la stessa ferita. E questo grazie a chi non ha mai smesso di costruire di fare progetti per il futuro. E nonostante questo periodo, non proprio incoraggiante per avviare nuove imprese, io e il mio “compagno d’avventura” Adriano Manzoni, ci siamo impegnati in un nuovo e quanto mai stimolante progetto: l’Italy Golf Cup. Chi già ci conosce può pensare benissimo che questa nuova avventura non sia che il proseguimento del mio “vecchio” Circuito India Golf Cup a cui si è solo voluto cambiare il nome e dare giusto una rinfrescata.
Non è così, non è solo un cambio di nome. Questo nuovo progetto è nato indubbiamente facendo tesoro dell’esperienza di 17 anni maturata con il precedente Circuito ma si distanzia decisamente da esso per obiettivi , finalità e filosofia. Certo il Covid non ci ha aiutato ne ci sta aiutando in questo momento ma l’interesse nel progetto dimostratoci da diversi imprenditori e da addetti del settore constatata nelle presentazioni a loro fatte nei mesi scorsi, ci stimola a perseguire su questa strada con decisione e caparbietà, anche andando contro il questo maledetto Virus.
Non è stato facile in queste condizione organizzare un Calendario di 18 Gare, scusate in questo caso la mia immodestia, di grande qualità in altrettanti eccellenti Club distribuiti in località bellissime dalle Dolomiti alla Maremma Toscana, dal lago Maggiore a quello di Como, dalla zona di Venezia all’Emilia, passando naturalmente dalla Brianza ai parchi piemontesi. Insomma ce ne per tutti i gusti.
Nell’augurarmi di vedervi presto sui percorsi di gara vi invito a visitare in nostro nuovo sito www.italygolfcup.golf e i social per tenervi informati..
Per tutte le vostre eventuali richieste io e il Team di Italy Golf Cup saremo sempre a vostra disposizione.
Buon gioco a tutti

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Gianmario Sbranchella

Founder & Trademark Owner – Tour Promoter Manager “Italy Golf Cup”.
Prima ancora che imprenditore grande appassionato e innamorato del “gioco” del golf ...

Per saperne di più.

 

 

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