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L’eccellenza al Modena Golf non si ferma alla buca 18 ma viene servita in tavola

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Golf

Adriano Manzoni – La storia del Modena Golf & Country Club é costellata di grandi successi e soddisfazioni e in questa cornice il ristorante Ferrodieci non poteva che riproporsi anch’esso come eccellenza enogastronomica del Club.

Anche il Team Italy Golf Cup ha avuto la fortuna di assaporarne le specialità in occasione della gara del 27 giugno e può garantirne l’alta qualità.

All’interno del maestoso parco che racchiude il golf & Country club di montale nasce Ferrodieci Ristorante.
Situato all’interno della club house principale si articola in zona lounge bar aperta fino a sera e zona ristoro, che offre il servizio di pranzo dalle 12 alle 16 e cena dalle 19 alle ore 23.
Pace e tranquillità sono caratteristiche di questa location che permette di riposarsi dopo una lunga giornata di gioco ma anche la location adatta per poter gustare un buon piatto della tradizione modenese, magari rivisitato con un po’ di fantasia.

Punto forte del ristorante è la varietà della proposta:
“lo spaghettone quadrato” con burro e alici del Cantabrico e l’apprezzatissima “grigliata del marinaio”.

Una delle eccellenze del Ferrodieci: il gambero in tempura

La “grigliata del marinaio” é composta da piccoli assaggi del pescato del giorno guarniti con verdure di stagione, sono solo due dei piatti di pesce che vengono proposti ai soci e clienti del Club.
Non meno importante è la preziosa proposta di carne, accuratamente selezionata dagli allevamenti di mucca biologica degli Appennini reggiani o a volte anche importata dall’estero
Dalle tagliate al pregiato tomahawke australiano, passando per il ribeye, se siete amanti di questo secondo piatto troverete un’ ampia scelta da poter gustare
Il menù ricco, creato dal bravissimo chef Vincenzo Trobia, soddisferà chi ama la tradizione, ma anche chi ha voglia di sperimentare piatti sempre nuovi.
Ferrodieci, aperto nel 2019, in un momento di forte incertezza e instabilità è ora pronto a dare il meglio e rialzarsi piu forte di prima
Soci membri del club sono gli abituali frequentatori di questi tavoli, ma ciò non preclude la possibilità a clienti esterni, se golosi, di andare ad assaporare questa delicata cucina se si trovassero nei paraggi di questa location.

 

La sommelier professionista Paola Diacci, titolare del Ferrodieci, sarà sempre al vostro fianco per esporvi i vini in base alle vostre preferenze e per consigliarvi gli abbinamenti più ricercati.

Luca Cantagalli, che insieme a Paola gestisce il ristorante, è colui che ha dato ispirazione per il nome del ristorante
Ferrodieci nasce dal simpatico accostamento del numero che lo ha contraddistinto nella nazionale di pallavolo, ossia il 10, e l’inesistenza del “ferro 10” nel gioco del golf.

Al Ferrodieci è inoltre possibile organizzare eventi a tema tra cui matrimoni, meeting di lavoro, feste private sulla nostra veranda che si affaccia sul lago o nella nostra zona piscina, che dona un atmosfera davvero unica alle serate più speciali. Tutto lo Staff del Ferrodieci vi aspetta per offrirvi una piacevole esperienza enogastronomica e per lasciarvi un piacevole ricordo.

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Adriano Manzoni

Founder & Trademak Owner – Marketing & Sponsorship Manager “Italy Golf Cup”.
Di professione consulente marketing ha due ombre nel suo lungo curriculum: non gioca a golf e è di fede rossonera.

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Andermatt: tanto altro oltre al golf e sci; possibilità di ottimi investimenti

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Golf

Andermatt Swiss Alps – È in questa splendida località svizzera che i quattro vincitori della finale di Italy Golf Cup, e i loro rispettivi accompagnatori, potranno trascorrere tre giorni da sogno di golf, o sci, se preferiranno scegliere la stagione invernale.
Un’occasione unica per scoprire le mille bellezze e opportunità di questo luogo.

Andermatt: la destinazione rinnovata

Gotthard Residences, appartamenti con servizio alberghiero e area wellness

Andermatt si trova sul massiccio del San Gottardo e dista solo due ore da Milano. Molte sono le novità degli ultimi anni in questo pittoresco borgo montano: sono sorte nuove palazzine e hotel, il campo da golf invita al gioco sulle sue 18 buche già dal 2016, il comprensorio sciistico è stato ampliato a 180 Km di nuove piste da sci e si estende ora da Andermatt fino a Disentis, ma il fascino del centro storico è rimasto immutato.
Andermatt Swiss Alps realizza un’ampia gamma di soluzioni abitative: dal monolocale all’appartamento o attico, fino allo chalet. Il masterplan è ben congegnato ed è il risultato del lavoro creativo di rinomati studi di architettura internazionali. Gli immobili ed i servizi al proprietario offrono le migliori condizioni per un aumento del loro valore nel lungo termine sia come investimento che come casa per le vacanze.
L’acquisto di un appartamento di vacanza ad Andermatt Reuss è un passo importante, per questo motivo approfittando del Pacchetto Ispezione gli acquirenti possono scoprire la regione e testare gli appartamenti prima dell’acquisto.

 

Ampia selezione di immobili
Tra gli immobili disponibili si distingue il condominio Altera, ad esempio, che convince per la sua posizione unica con vista mozzafiato sul fiume Reuss e sulla valle Orsera. Le unità abitative realizzate sono dodici: attico, appartamenti duplex o su un piano – tutte costruite con materiali di prima scelta della regione e con una particolare attenzione agli standard energetici. Gli appartamenti sono ampi e luminosi, grazie alle grandi vetrate, ed offrono spazi ideali per vivere e ricaricarsi.Poco distanti, in centro di Andermatt Reuss, affacciate su Piazza Gottardo si trovano le Gotthard Residences. Questi immobili offrono la combinazione perfetta tra appartamento per le vacanze tradizionale, servizio alberghiero di Radisson Blu ed area fitness/wellness e sono la soluzione ottimale per rilassarsi e godere del tempo libero. Il condominio, con accesso diretto all’area wellness e fitness, è separato architettonicamente dall’hotel 4* superior Radisson Blu, a garanzia della sfera privata dei proprietari.

Casa Altera, in prima fila per lo spettacolo della natura

Tutte le unità dispongono di vetrate a tutt’altezza ed almeno un balcone, garantendo un’ottima luminosità naturale. Gli interni sono per la maggior parte rivestiti di legno, creando così un’atmosfera alpina calda e confortevole.

Divertirsi in movimento
Andermatt offre numerose opportunità di svago per gli amanti degli sport all’aperto : dalla classica escursione a piedi o in bici alle arrampicate, al campo da golf che ricorda quelli scozzesi, alle innumerevoli piste da sci di fondo ed un comprensorio sciistico di prim’ordine. L’offerta culturale è ampia ed i ristoranti in paese e sulle piste propongono piatti gustosi con materie prime di primissima scelta.
Il gioco sul campo da golf di Andermatt è lungo, impegnativo e variegato ed offre ai giocatori un’esperienza emozionante di golf d’altura, con panorami alpini rigeneranti che fanno passare in secondo piano eventuali risultati poco ïncoraggianti dello score. Dodici fairways si trovano sull’altipiano e sono perlopiù pianeggianti, gli altri sei attraversano zone leggermente collinari. I tee situati più in alto garantiscono un gioco spettacolare con viste mozzafiato. Il campo di 130 ettari si estende su 6.127 metri dai tee bianchi.
Da tenere in considerazione è l’elemento del vento, soprattutto se dovesse fare capolino in campo nel pomeriggio.

Giocare sostenibilmente
Versanti rocciosi di granito, coloratissimi fiori di montagna e il muggito delle mucche che brucano a pochi passi dai green perfettamente curati sono le particolarità più impressionanti del campo da golf di Andermatt – ma non solo. L’architetto Kurt Rossknecht ha anche curato l’aspetto ecologico: i bunker ed i laghetti sono inseriti in modo armonioso nell’ambiente circostante. Inoltre per proteggere l’ambiente, sul campo di Andermatt si rinuncia alla vendita ed all’utilizzo di bottiglie in plastica. Come già d’abitudine, i giocatori possono rifornirsi gratuitamente di acqua alle postazioni designate, con le proprie borracce o quelle riutilizzabili messe a disposizione.
Mentre si gioca è assolutamente consigliato guardare in alto o ascoltare attentamente i cinguettii provenienti dai cespugli : diverse specie di uccelli – anche appartenenti a specie in pericolo – hanno trovato casa nella Valle Orsera. L’osservatorio ornitologico svizzero ha tenuto sotto oeservazione la popolazione degli uccelli nella valle ed ha rilevato un aumento della presenza di uccelli rari quali lo stiaccino o il ciuffolotto scarlatto.
L’Organizzazione Ambientale del Golf conferma che con il certificato GEO il campo da golf di Andermatt rispetta tutti i criteri, se non addirittura li supera, nell’ambito della protezione ambientale, della gestione delle risorse e dell’integrazione sociale. Per ottenere il certificato vengono presi in considerazione da una parte l’intero ecosistema animale e vegetale, e dall’altra la gestione operativa e l’amministrazione del campo.

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articolo a cura di: Andermatt Swiss Alps

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John Luxury Suites: a Folgaria il posto giusto dove rilassarsi dopo una giornata di golf

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Golf

Adriano Manzoni – Otto romantiche suite con sauna privata, l’ideale dove trascorrere le ore tra le due gare di Italy Golf Cup in programma a Folgaria il 21 e 22 agosto.

La tua Suites tra le montagne: “profumi del bosco, pareti in legno vecchio, caminetto, sauna privata, l’eccellenza per un soggiorno all’insegna della natura, del relax e della cucina Gourmet“.

Oggi più che mai la coppia in cerca di una vacanza nel relax esige strutture che garantiscano privacy e intimità. Una delle più affascinanti risposte a questa richiesta proviene dal Trentino Alto Adige, nel cuore di Folgaria. Si tratta delle John Luxury Suites, otto romantiche suite, una differente dall’altra, che rimandano ai profumi del bosco: otto “scrigni di romanticismo” pensati per concedere agli ospiti un soggiorno indimenticabile all’insegna della natura, della tranquillità e della cucina gourmet. L’atmosfera creata dalle pareti in legno antico, il suggestivo caminetto a vapore acqueo, la vista sulle montagne e la sauna privata ne fanno il luogo ideale per un soggiorno a due, scelto spesso però anche da famiglie bisognose di staccare dalla frenesia della città.
Di particolare importanza la scelta delle saune come ci evidenziano i titolari della struttura Anna e Alberto Schonsberg: “Abbiamo investito sull’innovativa tecnologia austriaca Hydrosoft in cui il perfetto bilanciamento tra calore e umidità riproduce un clima tropicale dagli innumerevoli benefici”.
Nelle suite più grandi sono state realizzate delle vasche freestanding al centro della stanza che rendono l’atmosfera particolarmente romantica.
E per appagare ulteriormente i sensi basta scendere al John Caffè, tra i migliori della regione secondo la guida del Gambero Rosso 2020 e 2021.
Ulteriore nota di eccellenza è il ristorante gourmet La Stua del John, con cucina a vista e otto tavolini dai quali degustare menu che sono valsi allo chef un cappello nella Guida dell’Espresso: proposte culinarie che affondano le proprie radici nella tradizione di montagna secondo un’ottica di semplicità ed eccellenza.
Una sosta, meglio se prolungata di qualche giorno, è sicuramente la combinazione migliore con le gare di Italy Golf Cup in programma a Folgaria.
www.johnluxurysuites.it

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Adriano Manzoni

Founder & Trademak Owner – Marketing & Sponsorship Manager “Italy Golf Cup”.
Di professione consulente marketing ha due ombre nel suo lungo curriculum: non gioca a golf e è di fede rossonera.

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Volontà e tanta passione per produrre eccellenza; l’azienda vitivinicola Velenosi nel segno della distinzione

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Golf

Adriano Manzoni – Italy Golf Cup è felice e onorata di poter annoverare tra i propri Partner del Circuito 2021 un’azienda con una così forte impronta volta all’eccellenza e all’innovazione, in un settore di grande prestigio ma anche tanto difficile.

“Il vino è la nostra unica passione. La passione, rende unico il nostro vino.
Posso affermare che Velenosi Vini è una delle aziende vitivinicole leader nella regione Marche, e il nostro marchio è sinonimo di alta qualità.”
Angela Velenosi

Angela Velenosi con i suoi due figli Marianna e Matteo

L’azienda vitivinicola Velenosi nasce nel 1984 per volontà di due giovanissimi imprenditori, Angela ed Ercole Velenosi. Poi con l’esperienza del Dottor Paolo Garbini, nel 2005 viene costituita la Velenosi Srl.
Oltre 35 anni di esperienza nel settore e la forte passione hanno permesso di creare questa realtà dove, attraverso l’utilizzo di attrezzature all’avanguardia, si produce del vino eccezionale.
Il cuore dell’azienda è situato nella storica città di Ascoli Piceno, che si trova nella regione Marche ad una distanza di circa 20Km dal mare Adriatico e ad un’altezza di 150/200 m. slm.
I poderi dell’azienda si estendono tra le colline che fanno da contorno alla splendida valle del fiume Tronto, che grazie ai suoi terreni argillosi e fertili, è da sempre stata vocata alla coltivazione della vite.
Oltre alle quattro aziende situate ad Ascoli Piceno, Castorano, Monsampolo e Castel di Lama, vi è un vigneto nella zona di Ancarano (TE) e nella zona di San Marcello (AN), tra i Castelli di Jesi. La cantina fin dall’inizio ha ottenuto un grande successo di critiche giornalistiche pubblicate sui più rinomati giornali nazionali ed internazionali quali: Wine Spectator, Robert Parker, Gambero Rosso, Luca Maroni, A.I.S. e molti altri. È per questo che è presente su tutto il territorio nazionale con la collaborazione di 85 agenzie e su quello estero dove è presente su 54 nazioni sia in Europa che nel resto del mondo. La produzione ad oggi è di circa 2.500.000 bottiglie e le aspettative non si fermano certo qui.
Così, Angela Velenosi, ci illustra l’azienda che non è solo un’impresa imprenditoriale ma è soprattutto passione:

“II vino è per noi un’arte capace di far sognare. L’abbiamo scritto e lo crediamo profondamente: è anzi la base della nostra filosofia aziendale, che parte dalla tradizione, dagli antichi insegnamenti interpretati con fantasia e dinamismo, per risvegliarsi nel profumo di un calice”.

“II vino è un’arte capace di far sognare”

“Passerina Brut” di Velenosi. metodo Charmat

“Dal vino abbiamo imparato molto: ai suoi valori positivi ci piace ricondurre l’ispirazione per la gestione della nostra azienda: limpidezza, sincerità, e genuina passione per il nostro lavoro. E poi i tempi: non lunghi, né brevi, ma naturali.
Quelli necessari per ottenere un lavoro ben fatto, come vuole una sana tradizione artigianale che amiamo ricordare costantemente, anche accanto alla più avanzata tecnologia di cui abbiamo ritenuto di dotarci.
Quindi la qualità. La continua ricerca per ottenere il massimo risultato.
L’aspirazione al perfetto equilibrio tra gusto e colore, tra bouquet e retrogusto.
L’attesa del magico momento in cui iniziare la vendemmia, per poi seguire poco a poco la nascita e l’evoluzione del vino. Così, con trasparenza, naturalezza e cura la nostra azienda da vent’anni prosegue il suo cammino.
Con passione immutata.
E con tale spirito che ci rivolgiamo a quanti condividono la nostra inclinazione, a coloro che nel vino ricercano un sapore antico ma sempre attuale: quello della purezza, per rispettare sino in fondo la nobilita dell’elemento.
Il nostro successo è dovuto non solo alla qualità delle nostre uve, ma anche al nostro personale altamente specializzato. Dagli operai ai tecnici di cantina fino ai consulenti esterni quali Attilio Pagli (enologo), uno dei più famosi in Italia e Cesare Ferrari, consulente di una lunga serie di aziende franciacortine e dal 2010, delle nostre due tipologie di metodo classico”.

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Adriano Manzoni

Founder & Trademak Owner – Marketing & Sponsorship Manager “Italy Golf Cup”.
Di professione consulente marketing ha due ombre nel suo lungo curriculum: non gioca a golf e è di fede rossonera.

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Il golf: una questione di Brand …

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Golf

Giorgia Bresciani e Letizia Milanesi (Brandforum.it) – Da tempo le aziende ricorrono agli eventi come efficace strumento di comunicazione interna.
Servono non solo per far conoscere un nuovo servizio/prodotto da commercializzare, ma anche per rinforzare la community aziendale, consolidando le relazioni interne e l’ottica di networking.

Il lavoro di squadra dà sempre buoni frutti. Non dimentichiamo poi che da sempre il golf è un efficace strumento di branding che è il tema su cui si articolano tutte le attività editoriali di Brandforum.it, il primo osservatorio italiano sul mondo della marca.
Per questo motivo il nostro Osservatorio monitorerà con interesse le attività di Italy Golf Cup®, in grado di far incontrare via via tra loro varie entità produttive e culturali, non solo italiane, in un momento piacevole e stimolante, fornendo spazi e cornici ideali per approfondire le tematiche del branding.
Fondato nel 2000 da Patrizia Musso, formatore aziendale e Professore Incaricato di brand communication presso l’Università Cattolica di Milano, Brandforum trova spazio online nel 2001. Da 20 anni, il sito rappresenta un punto d’incontro tra la ricerca scientifica sul branding e le realtà aziendali: è uno spazio virtuale dove molteplici sguardi si incontrano per tratteggiare i confini del branding, visto come realtà fluida, mobile e dinamica capace di esprimersi attraverso soluzioni innovative.

Patrizia Musso, direttore di Brandforun.it, consulente e formatore aziendale, Professore Incaricato di Brand Communication presso l’Università Cattolica di Milano.

In questi anni, Brandforum è diventato un riferimento irrinunciabile per un’ampia community di ricercatori, professionisti e appassionati che vedono nel brand una sorta di “filo di Arianna” al quale annodare molteplici aspetti della vita contemporanea: in coerenza con questa mission, il sito ha una forte vocazione divulgativa e culturale.
I contenuti dell’Osservatorio sono curati da una Redazione composta da ricercatori universitari ed esperti di marketing e comunicazione. È poi presente un ampio network di giovani collaboratori che nutrono una forte passione per i temi del branding.
Brandforum poi, sin dalla sua nascita, ha avviato diverse collaborazioni editoriali con importanti “Guest” provenienti dal mondo accademico e aziendale, così da offrire un ampio e variegato sguardo sul mondo del branding attraverso interviste, focus, inchieste e indagini ad hoc.
Molti sono i temi lungo cui si snodano le attività strategiche di marca e che vengono approfonditi su Brandforum sotto vari punti di vista. Tra questi troviamo ad esempio: digital, turismo, giovani, employer e internal branding, sostenibilità e Corporate Social Responsibility, sport. Ciò che anima tutta l’attività dell’Osservatorio è senza dubbio la filosofia dello Slow Brand, un concetto ideato nel 2013 da Patrizia Musso, Direttore del Portale, ispirato dal fenomeno Slow Food di Carlo Petrini e che prende le mosse da una presa di coscienza ormai imminente e necessaria nel mondo aziendale: nel flusso incondizionato di messaggi, attività, trend e cambiamenti socioeconomici a cui ogni consumatore è sottoposto, i brand devono avere il coraggio di innestare nuovi tempi in nuovi spazi, più a misura d’uomo. Questa nuova visione del brand può sfociare, ad esempio, nell’ideazione di innovative campagne pubblicitarie intente non solo a focalizzare l’attenzione del consumatore sul prodotto ma a farsi portavoce di valori, visioni e progetti comunicativi e commerciali affini a logiche di stampo CSR (Slow Advertising); nell’apertura di singolari punti vendita finalizzati a costruire relazioni di qualità e di lungo periodo con vari stakeholder, anche tramite logiche di tipo omnicanale (Slow Spaces); alla creazione di nuovi spazi digitali che, contrariamente alla logica fast di internet, puntano alla costruzione di contenuti digitali di lunga durata, capaci di intrattenere o informare gli utenti su temi salienti del vivere contemporaneo e del mondo del business (Slow Web).

Infine, si pensi alla coraggiosa gestione dei brand stessi, a partire dalla sede aziendale vista come piattaforma relazionale per instaurare un rapporto unico e più duraturo con i propri dipendenti, fino a iniziative confinanti con il mondo del welfare aziendale dove il benessere dei dipendenti viene messo al centro di attività e azioni di comunicazione (Slow Factory).

Patrizia Musso con parte della redazione di Brandforum alla prima edizione “Slow brand festival” presso la storica sede della Fondazione Feltrinelli di Milano.

Data l’importanza di questo concetto per Brandforum, nel 2015 è stata ideata la prima edizione dello Slow Brand Festival (in collaborazione con l’Associazione “L’Arte del Vivere con Lentezza”, fondata da Bruno Contigiani), che da allora – ogni anno – si offre come un momento di approfondimento e dibattito sulla maturità del fenomeno slow e della sua applicazione nel mondo del branding in Italia. Una occasione non solo di dibattito ma anche di valorizzazione attraverso un momento di premiazione di attività slow promosse da grandi e piccoli Slow Brand già presenti sul nostro territorio, spesso note solo agli addetti ai lavori. Un ulteriore obiettivo dello Slow Brand Festival è sicuramente quello di avvicinare i giovani al mondo delle imprese e viceversa, per farne conoscere al meglio le attività, gli obiettivi e anche le eventuali opportunità lavorative aperte.
La Sesta Edizione dello Slow Brand Festival, che avrà come tema principale il ruolo della donna nel mondo del lavoro e della comunicazione, si terrà (salvo diverse disposizioni governative) in autunno, a seguito della cancellazione dell’edizione del 2020 dovuta al Covid-19. Un tema che nasce anche da una ricerca condotta da Brandforum in collaborazione con ALMED – Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica di Milano, che è stata pubblicata nel volume “Libro Bianco – Le Professioni della Comunicazione 2021”, edito da FrancoAngeli.
Proprio per rimanere agganciati al contemporaneo, possiamo affermare di essere sulla buona strada per tornare a quella che sempre più spesso definiamo new normal: lo Slow Brand Festival 2021 e la prima edizione di Italy Golf Cup® sono solo due dei tanti esempi di questa ritrovata normalità, che permette di rigenerare la socialità, già molto debilitata dalla pandemia, offrendo interessanti occasioni di networking. Ripartire non è certo semplice, si sa, ma i presupposti ormai ci sono e per poter tornare in campo e fare hole in one è necessario attuare strategie che non sottovalutino la crescente centralità della sostenibilità nel contesto odierno. Si fa riferimento non solo al doversi prendere cura dell’ambiente, ma anche al concetto di sviluppo sostenibile che coinvolge la componente umana. Sono tante le aziende che oggi si muovono in questa direzione, consapevoli della necessità di capovolgere un paradigma prettamente competitivo con un nuovo modo di fare improntato alla cooperazione. Per una sostenibilità davvero autentica ed efficace risulta centrale una logica sistemica che crei relazioni non solo fra comunicazione interna ed esterna, azienda e fornitori, filiera produttiva e distributiva, ma anche fra aziende, istituzioni, associazioni. La sostenibilità richiede uno sforzo corale, un impegno che le aziende possono e devono assumersi quali primi promotori all’interno della società odierna, in affiancamento a una rete di relazioni più ampia. PMI e multinazionali risultano, così, simbolicamente legate da un fil rouge: hanno un ruolo sociale all’interno dei contesti nei quali operano, al pari di ogni singolo cittadino, e da ciò ne derivano grandi responsabilità. Questo le nuove generazioni lo sanno bene: i consumatori di oggi ma soprattutto quelli di domani sono sempre più attenti alla sostenibilità; è quindi necessario improntarsi alla massima coerenza e trasparenza se si vuole sopravvivere in un prossimo futuro. La sostenibilità non è più solo una componente del business, oggi è l’azienda stessa a dover essere sostenibile a 360°.

Questo ha portato a osservare sempre di più come, all’interno delle aziende di successo, il benessere non solo dei consumatori ma soprattutto dei propri dipendenti sia un altro driver di crescita indiscusso:

Patrizia Musso con Augusto Raggi, Head of Market North West Italy Enel.

È l’approccio della Employee Centricity, che può dare vita a efficaci strategie di Employer Branding, un aspetto su cui puntare per attrarre nuovi talenti e aggiudicarsi la loro permanenza in azienda nel lungo periodo.
La pandemia, poi, ha mostrato come la capacità di saper rispondere alle diverse esigenze dei dipendenti possa tradursi nell’ottenimento di risultati molto soddisfacenti anche con un tipo di lavoro “autogestito”, in modalità smart working: l’implementazione di politiche agili all’interno delle aziende risulta quindi un altro fattore di attrattività dei futuri dipendenti, che sono sempre più attenti a politiche di work life balance realizzabili anche tramite un modello ibrido di lavoro in presenza e a distanza.
Quest’ultimo anno, complicato e doloroso per il mondo del business, ha reso anche più complesso e sfidante l’ingresso dei giovani nel mondo aziendale. In occasione della celebrazione del traguardo dei vent’anni di attività del sito, Brandforum ha allora scelto di rivolgere particolare attenzione a questi giovani, offrendo contributi editoriali ad hoc da cui poter trarre ispirazione e fiducia, per ritrovare quella determinazione che magari in seguito alle recenti avversità è venuta meno. Al proposito, sono stati contattati diversi autori che nel corso degli anni di attività dell’Osservatorio hanno contribuito alla creazione di alcuni contenuti per il Portale.
Diamo quindi voce anche qui a chi, nel corso del tempo, ha collaborato con il nostro Network e oggi ricopre ruoli aziendali di spicco.
“L’avere tanta curiosità e voglia di apprendere costantemente sono due aspetti fondamentali” ce lo ricorda Claudia Santoro, Head of Digital for Taboola “quello che si fa oggi è già vecchio domani, perciò leggere, studiare e misurarsi con realtà sempre nuove è la chiave per restare competenti e aggiornati nel proprio campo”. Claudia Santoro ricorda l’importanza di formarsi continuamente per restare competitivi nel proprio ambito di riferimento e invita i giovani a far valere le proprie idee, cercando sempre nuove soluzioni e mantenendo un positive mindset. Invece, Fabio Tornabene, Growth Marketing Lead at Buddyfit, pone l’accento sull’importanza di non cercare le opportunità per job description ma per sfide, soprattutto all’inizio: “se non avete tutti i requisiti per fare quello che viene richiesto, allora è il lavoro perfetto per voi”, afferma Fabio, “personalmente non ho mai rispecchiato tutte quante le caratteristiche richieste, ed è stato proprio grazie ai contesti sfidanti e stimolanti nei quali mi sono trovato che ho potuto costruire le mie competenze. Innamoratevi delle sfide, della mission e della vision dell’azienda, ponetevi degli obiettivi e la motivazione e la passione saranno naturali conseguenze”. In questo particolare periodo storico, questo consiglio è ancora più prezioso, e insegna che “il bello” spesso arriva attraverso percorsi inaspettati. Infine, Cristina Villa, Director of Marketing PR and Communications at Eataly, ribadisce l’importanza “di essere innamorati dei valori dell’azienda per la quale si lavora. Senza questo interesse, infatti, è difficile resistere, soprattutto nel mondo del marketing: bisogna quindi credere al 100% in ciò che l’azienda rappresenta e sentirsi onorati a parlare di quel messaggio”, qualsiasi percorso si voglia andare ad intraprendere.

Con questo ultimo consiglio, noi di Brandforum vi auguriamo una serena ripartenza, con la speranza che eventi quali Slow Brand Festival e Italy Golf Cup® possano continuare a essere realizzati per avvicinare sempre più le persone al mondo del branding in maniera innovativa e originale.

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Giorgia Bresciani e Letizia Milanesi

Redazione Brandforum.it.

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Punta Ala tra macchia meditteranea e l’infinito orizzonte azzurro del mare

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Golf

Adriano Manzoni – Punta Ala è un’esclusiva meta turistica di raro splendore. Un lembo di terra circondato per tre lati dal mare e ricoperto da una fitta pineta. È rinomata per la bellezza del territorio a cui il Golf Club ha aggiunto un tocco di classe.

Il Golf Club Punta Ala ha iniziato la sua attività nella primavera del 1964. Il campo ha sede nell’omonima località balneare, famosa per la sua bella spiaggia sabbiosa, l’acqua cristallina, il verde lussureggiante e la moderna marina.
Il suo tracciato sviluppa una lunghezza complessiva di metri 6.200, PAR 72 – C.R. 73,3 – S.R. 139 si snoda su 60 ettari, situato in una bellissima zona panoramica con vista sul mare, è tra i più suggestivi e difficili sia sotto il profilo tecnico che paesaggistico, con dolci ondulazioni del terreno, sparso di bellissimi ostacoli naturali, immerso nel bel mezzo della macchia maremmana composta da una folta vegetazione sempreverde, di pini domestici e marittimi, di sughere secolari, di lecci, di querce rigogliose e di cespugli di corbezzoli.
Il percorso è stato progettato secondo i criteri più moderni di architettura golfistica e i greens, quasi tutti ondulati e di vaste dimensioni, sono stati ubicati nei punti più strategici dell’area a disposizione. Da ogni buca si gode un panorama stupendo come pochi in Europa, di fronte il mare blu alle spalle si contrappongono le lussureggianti colline di intenso verde della vegetazione mediterranea e sotto un cielo sempre sereno i fairways di bermuda, delizia dei giocatori.
Le 18 buche sono state costruite su terreno sabbioso che garantisce quindi un ottimo drenaggio anche nei mesi invernali.
L’attività del Golf Club Punta Ala, si svolge a carattere continuativo lungo tutto l’arco dell’anno con un intenso programma di competizioni golfistiche, anche di risonanza internazionale, specialmente durante la stagione estiva.
Per i giocatori che frequentano il club sono a disposizione: bar, ristorante, campo pratica, putting-green, pro-shop, golf cars e carrelli.

Una delle caratteristiche del Club, oltre al’impegnativo percorso, è la moderna e bella Club House tutta vetri e luci con la terrazza panoramica che guarda il mare.

Centro nevralgico del circolo è la Club House, bella, moderna, accogliente, tutta vetri e luce, ha adesso anche una nuova terrazza sul tetto del ristorante, battezzata “Il Cielo”.

In totale sono circa 200 metri quadrati in cui trova posto il nuovo lounge bar e una piccola chicca golfistica. È stato infatti ricavato un tee di partenza molto sopraelevato, pensato per i professionisti, che da lì potranno attaccare il fairway della buca 10.La sala interna, arricchita dalla presenza di un camino a legna, è luogo d’incontro e di relax dopo un sempre impegnativo giro. Nel ristorante, oltre ai deliziosi cocktail da gustarsi sulla terrazza si possono assaggiare alcuni dei piatti tipici della cucina maremmana.
Il 2022 vedrà l’apertura della nuova foresteria con 30 camere vista mare e centro benessere. Questa importante novità permetterà al circolo di poter ospitare direttamente gli amici golfisti durante tutto l’anno grazie al clima mite della costa Tirrenica.

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Adriano Manzoni

Founder & Trademak Owner – Marketing & Sponsorship Manager “Italy Golf Cup”.
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Il noto marchio di abbigliamento per golfisti H19 – Golf Addict Clothes sul campo nel circuito Italy golf Cup

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Golf

Adriano Manzoni – In concomitanza con la presentazione della collezione “ReBirth 2021”, H19 è di nuovo protagonista sui green con la sponsorizzazione tecnica del circuito Italy Golf Cup: una selezione di appuntamenti di prestigio su alcuni dei campi più ambiti dai veri golfisti.

Si tratta di un impegno accolto con piacere, dopo un lungo anno che ha convinto molti ad attendere una situazione più serena, è il momento giusto per incontrare di nuovo tanti amici per giocare insieme. Per questo H19, quest’anno, ha scelto di offrire la propria partecipazione ad alcune “Gare Evento”, acompagnando Italy Golf Cup in luoghi di grande fascino dove passare delle giornate tra competizione, divertimento e relax.
La collezione 2021 si chiama ReBirth un nome che vuole essere fortemente benaugurante e che si sposa bene con l’orgoglio di poter presentare un prodotto tutto italiano.

Una linea sportiva di grande eleganza e raffinatezza, naturale, contemporaneo, moderno, pieno di valori assoluti e contenuti innovativi, dedicato a chi ama questo sport e lo vive dentro e fuori dal campo.
H19 ha voluto mettere in palio le esclusive polo di “lusso sportivo”, 100% cotone “Makò”, la miglior qualità al mondo, realizzate con filati sottilissimi, estremanente lisci, resistenti, elastici, leggeri, altamente traspiranti e super confortevoli.

Il motto di H19?
“H19 – Golf Addict Clothes “excellence has a Life Behind It”.
Come descritto dall’ufficio stile, il filo H19 è molto particolare, in più e trattato e tinto ancor prima della tessitura. Per questo i prodotti rispettano l’ambiente, resistono ai lavaggi e si mantengono luminosi e inalterati nel tempo.
Una curiosità? Se si potesse distendere il filo che serve per realizzare una polo H19 si coprirebbe la lunghezza di 4 campi da glof… Chi volesse avere più informazioni, conoscere e valutare in anteprima i prodotti, può consultare il sito h19.it dove è disponibile anche un’area per l’acquisto diretto.
La manifattura e il design, tutto italiano, poi, garantiscono la cura dei più piccoli dettagli e un’eleganza universale per chi, come noi, ha un solo esempio di misura dell’eccellenza: se stesso!
Oltre ai premi, tutti i partecipanti, non ancora iscritti a Golf Addict, riceveranno gratuitamente la “Golf Addict Card” annuale che da diritto a molti vantaggi: la partecipazione alla challenge 2021 HCP “best improver”, green fee scontati per l’accesso ai campi convenzionati, offerte su academy, clinic e abbigliamento H19 e tante occasioni per divertirci anche in città con “aperi-tee” e sfide indoor.

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Adriano Manzoni

Founder & Trademak Owner – Marketing & Sponsorship Manager “Italy Golf Cup”.
Di professione consulente marketing ha due ombre nel suo lungo curriculum: non gioca a golf e è di fede rossonera.

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Dal cuore dell’Umbria all’Italy Golf Cup arriva l’eccellente tartufo “di Paolo”

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Golf

Adriano Manzoni – L’eccellenza ha un nome: “Il Tartufo di Paolo”.
Da oltre 30 anni, immersa nel cuore dell’Umbria, l’azienda produce e trasforma i migliori tartufi freschi: tartufo bianco, bianchetto, nero pregiato, estivo, mesenterico, brumale e uncinato.

Da oltre 30 anni “Il Tartufo di Paolo” è presente sul mercato come azienda produttrice di tartufi freschi (in particolare commercializzando tartufo bianco, bianchetto, nero pregiato, estivo, mesenterico, brumale e uncinato) e tartufi conservati. Puntando sempre e solo sulla qualità del prodotto l’impresa da familiare si è trasformata in una vera e propria azienda artigianale.


“Il Tartufo di Paolo” si è conquistato un proprio spazio commerciale sia nella grande distribuzione in Europa che nell’esportazione nei Paesi Extra-Ue.
I prodotti “di Paolo” sono presenti alle fiere più famose d’Italia, come Cibus e Tutto Food e all’estero come Anuga e Sial, consolidando il proprio brand sia nel mercato nazionale che internazionale. I successi e le gratificazioni ottenute negli anni, grazie al miglioramento delle capacità produttive sia in termini commerciali che tecnologici, hanno permesso a questa eccellenza italiana di ottenere due tra le più importanti certificazioni: IFS e BRC.
Di rilievo inoltre è da sottolineare l’accredito ricevuto per l’esportazione negli Stati Uniti attraverso la registrazione FDA e la certificazioni SID su molti loro prodotti.

Ma chiediamo a Gianpaolo Menichini, per tutti Paolo, titolare dell’Azienda come è nata la sua passione per il tartufo?
“Tutto ha avuto inizio quando il mio cane, la piccola Perla, rara come sono le perle in fondo al mare, ebbe la fortuna di scontrarsi con il primo tesoro nascosto, o meglio, semi-nascosto; infatti: il tartufo sporgeva dalla terra quasi volesse essere trovato dalla mia Perla. per iniziare assieme quella bellissima avventura tra me e il tartufo. Da lì poi nel 1989 quando abbiamo iniziato la vendita di tartufo fresco è stato un attimo”.

Qual’è stato fin dall’inizio il suo, o vostro obiettivo, visto che al suo fianco oggi oltre a sua moglie ci sono suo figlio e sua figlia?
“Da sempre il mio, e giustamente oggi il nostro, obiettivo è portare sulla vostra tavola i prodotti che sono in grado di raccontare la storia di una terra straordinaria, qual è l’Umbria, e le sue tradizioni fondate sull’ottima gastronomia che la distingue.
È per questo che offriamo i migliori tartufi bianchi e neri, freschi e conservati e un’ampia gamma di specialità gastronomiche a base di tartufo. Tutti garantiscono freschezza e qualità e sono in grado di farvi assaporare in ogni momento dell’anno le raffinate sfumature di questi pregiati frutti della terra”.

Ho notato che oltre a una Carta dei Valori avete un vero e proprio Codice Etico a cui non solo voi ma anche i vostri collaboratori, fornitori, distributori devono attenersi, me ne può sintetizzare il significato?
“Ho voluto questo Codice Etico per vincolare non solo la nostra Azienda ma anche tutto il mondo a noi collegato ad alcuni principi per me imprescindibili quali: correttezza nello svolgimento delle proprie funzioni; onestà negli affari; rispetto dei diritti umani; divieto di qualsiasi discriminazione; molestie, lavoro coatto o minorile, protezione della salute e dell’ambiente e per finire concorrenza sleale”.

Oltre al tartufo fresco avete una vasta gamma di prodotti me ne può suggerire qualcuno?
No, non posso suggerigliene uno in particolare perché per me sono tutti prodotti della mia passione ma posso elencagliene qualcuno: carpaccio o paté di tartufo estivo, il burro al tartufo bianco pregiato, crema al formaggio al tartufo estivo, perlage di tartufo nero pregiato o il miele al tartufo bianco o ancora le paste secche e il riso aromatizzati al tartufo, ma come vede sono tanti e troppi da elencare tutti”.

Sentito tutto questo non mi resta che farle tanti complimenti e invitare tutti gli amici di Italy Golf Cup a provare i sui prodotti sicuramente parte dell’eccellenza Made in Italy.

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Adriano Manzoni

Founder & Trademak Owner – Marketing & Sponsorship Manager “Italy Golf Cup”.
Di professione consulente marketing ha due ombre nel suo lungo curriculum: non gioca a golf e è di fede rossonera.

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Il golf è anche un fatto sociale

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Golf

Adriano Manzoni – Rispetto per le diversità, regole uguali per tutti, è così che si superano i confini “mentali” dentro ognuno di noi.
Il golf indica la strada.

Come consulente marketing e strategie di comunicazione per PMI ho avuto modo di occuparmi in diverse occasioni di comunicazione interna aziendale confrontandomi con le dinamiche di interconnessione generazionale tra tutti gli attori degli organigrammi aziendali.
Micro mondi quelli delle PMI con diverse rappresentanze generazionali, dalla Baby Boomers (nati tra il 1946 e il 1964) alla generazione Z (nati tra il 1996 e il 2010). Tra queste due estremità troviamo anche la Generazione X (nati tra il 1965 e il 1980) e quella dei Millennials (nati tra il 1980 e il 1995).
All’interno di questi micro mondi i conflitti intergenerazionali esistono e sono spesso una trasposizione di una realtà esterna.
Ma torniamo per un attimo al golf. Circa 5 anni fa sono entrato nel mondo del golf, non per pura passione perché a tutt’oggi non sono un golfista, ma per la richiesta di dare il mio contributo professionale allo sviluppo e consolidamento di questo bellissimo Circuito IGC.
Per svolgere al “mio” meglio l’incarico affidatomi, ho dovuto studiare, conoscere, investigare un mondo a me quasi sconosciuto; cercare di capirne esigenze, peculiarità, problematiche.

Nel farlo sono emerse alla mia attenzione alcune caratteristiche insite di questo “ambiente” e che mi hanno molto incuriosito; tra queste in particolare, e veniamo al punto, il diverso agire intergenerazionale tra un mondo “fuori” e un mondo “dentro” il golf.
Quasi istintivo per me fare un paragone tra le dinamiche interne delle PMI, che conoscevo abbastanza bene, e quello del golf. Un paragone che potrebbe sembrare se non improponibile almeno alquanto velleitario. Sono il primo ad ammettere che il mondo del lavoro è fatto di tensioni, di esigenze primarie che vanno soddisfatte e che ad una prima visione poco o nulla possono essere raffrontate con il mondo del golf giocato che va a soddisfare esigenze secondarie rispetto alle quelle lavorative.
Ma torniamo a quello che spesso si riscontra all’interno delle PMI. L’opinione maggioritaria della generazione Baby Boomers (57/75 anni) che generalmente detiene i posti manageriali all’interno delle aziende, sostiene che i giovani non hanno motivazioni, sono poco legati all’azienda in cui lavorano e di non avere la pazienza di crescere e aspettare il proprio turno.

I Baby Boomers si trovano, quasi naturalmente, in continuo contrasto con le altre generazioni, che vedono più come una minaccia che non come un’opportunità di crescita (una maggior conoscenza delle rispettive doti porterebbe a un sostegno reciproco e ad una crescita comune). Viene facile pensare ad un semplice esempio di quanto i Senior aziendali (Baby Boomers) possono aver necessità del supporto dei colleghi più giovani (Millennials e Generazione Z) per tutto ciò che concerne il mondo digitale e le nuove tecnologie e come questi ultimi potrebbero far tesoro delle conoscenze dei Baby Boomers per finalizzare le loro conoscenze tecnologiche a progetti reali e produttivi.
Non sono un sociologo ma mi limito a rilevare ciò che ho constatato e purtroppo continuo a constatare in tante imprese.
La particolare attenzione che i Millennias e la Generazione X riversa su aspetti della propria identità, la propria immagine pubblica, specialmente legata ai social, viene recepita dai Baby Boomers come individualismo e superficialità. Questa conclusione, che credo nella maggior parte dei casi non corrispondente al vero, si riflette inevitabilmente in conflitti all’interno del mondo del lavoro.
Le Generazione Millennias e Generazione X, sono nate e sono cresciute in un mondo trasformatosi velocemente acquisendo dinamiche molto diverse da quelle in atto fino a pochi decenni prima.

Oggi la velocità dello sviluppo tecnologico influisce in modo radicale sui cambiamenti sociale e in futuro probabilmente le generazioni si calcoleranno non più in base all’anno di nascita ma in base all’evoluzione tecnologica avvenuta in quello specifico periodo. Ma tutto questo vi chiederete che cosa c’entra col il golf?
C’entra e molto, anzi per la verità sembra quasi non c’entrare per niente ed è questo aspetto a fare del golf una “particolarità”. Nel golf molto di quanto sopra descritto sembra meno rilevante.
Il golf in verità non è uno sport, non è un passatempo, e non è neanche solo una passione; pur essendo tutte queste tre cose insieme è sicuramente anche altro che dopo 5 anni di “analisi” devo scoprire del tutto, ma che interpreto come un “mondo parallelo”.
Questa mia interpretazione non vuol essere un giudizio ma solo un modo per identificarlo senza poterne tracciare contorni definiti.
Un “mondo parallelo” nel quale le diverse generazioni, se non si amalgamano spesso almeno si confrontano alla pari con minor pregiudizi che invece si manifestano in modo eclatante “fuori” da questo mondo.
Certo molti mi contesteranno che il golf è un “mondo parallelo ma privilegiato”, vero, forse e solo in parte, perché in altri “mondi privilegiati”, e ce ne sono, le caratteristiche che ne evidenziano l’unicità non sono riscontrabili.

E allora cos’è che fa del golf il “mondo del golf”?
Credo vari e differenti aspetti a partire dal fattore “sportivo” la dove “la gara” è una competizione a cui si partecipa tutti alla pari, bravi e meno bravi, con dei valori compensativi, gli handicap, che danno una chance a tutti di salire sul podio, di scalare la vetta e accedere almeno una volta all’ascensore “sociale/sportivo”.
Inoltre una volta varcato il cancello di un qualsiasi club è uso, se non obbligo il darsi del tu e così, se anche solo per qualche ora, non esiste più l’imprenditore, il negoziante o lo studente, ma solo il compagno di gioco.
Su quel percorso verde il Baby Boomers chiede lumi e consigli sull’utilizzo del nuovo Orologio Gps da polso all’ultimo arrivato della Generazione Z, senza imbarazzo per la sua “temporanea” ignoranza, cosa che difficilmente accadrebbe in un’azienda senza una sorta di “imposizione”.
Quello stesso ultimo arrivato della Generazione Z chiede consigli su come affrontare una buca a un Baby Boomers sapendo che la sua esperienza in quel caso gli sarà più utile che collegarsi a internet e consultare un tutorial, cosa difficile da ammettere per un Generazione Z “fuori” dal golf.
Ho visto sui percorsi di gioco Baby Boomers ammirare sbalorditi alcuni giovani della Generazione Z per lo swing nel colpire una pallina, swing ai suoi arbori nel golf mai visti, e per il risultato ottenuto con quel colpo, ma allo stesso tempo ho constatato la loro sincera ammirazione nel vedere pattare un Baby Boomers con la precisione di un orologiaio.

Ma la voglia di vincere, di primeggiare, di essere il o la migliore, come avviene nell’ambiente lavorativo, non viene meno in un ambiente così descritto da “vogliamoci tutti bene”?
No, a mio parere tutte queste cose non tolgono per niente la voglia di vincere e di competere di chi gioca a golf, ma chi “vive” di golf sa benissimo che lo fa all’interno di alcune regole che valgono per tutti, che si parte alla pari e che se si raggiunge un risultato, un obiettivo, lo si sarà raggiunto per merito e verrà riconosciuto da tutta la “tribù” golfistica perché pochi nel golf riescono a “vincere” barando, il golf ti ridà solo per il valore che sei.
In nessun’altra attività sociale/sportiva ho ritrovato caratteristiche simili che consentono la convivenza e lo sviluppo di interscambio tra generazioni come nel golf.
Per trovare qualcosa di simile dovremmo cambiare totalmente binario andando ad esempio a sondare il mondo del volontariato dove troviamo generazioni diverse collaborare e confrontarsi in uno stesso contesto, ma in questo caso senza un obiettivo personale di risultato, che invece è una costante nel mondo del lavoro e nel golf. Nel volontariato l’obiettivo, almeno quello conscio, è comune e non personale. Credo che il golf sia un “fatto” che andrebbe studiato molto più approfonditamente e preso come esempio, con le dovute cautele s’intende, come esempio “sociale” di convivenza fra generazioni.

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Adriano Manzoni

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Non smettere mai di far progetti

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Golf

Gianmario Sbranchella – Ne ho viste tante nella mia vita e sono sempre stato ottimista non ho mai smesso di far progetti e di guardare lontano.

“Non smettere mai di far progetti”: un invito, un consiglio, per me semplicemente un modo di vivere, sarebbe troppo impegnativo e altisonante chiamarla filosofia di vita, poco adatta a me che mi reputo una persona essenzialmente pragmatica e forse un po’ troppo concreta.
Ma questo è, ed è quello che mi ha sempre fatto andare avanti, quello che mi ha fatto sempre pensare e credere in un futuro migliore del passato, anche quando il presente, come accade oggi, fa di tutto e cerca di convincerti del contrario.
Non sono mai stato, e non voglio iniziare adesso nonostante tutto, uno di quelli che dice: “… si però quando eravamo giovani noi si viveva meglio, senza tanta Tv, senza tanti Telefonini e Internet e Social e di qua e di la”.
Mi hanno detto che appartengo a quella generazione sulla linea di confine tra la “Generazione della ricostruzione” e la “Generazione Baby boomers”. Sinceramente vedermi associato alla parola “Baby” mi fa un po’ sorridere ma anche la parola “Ricostruzione” non la sento mia, anche se so perfettamente che in questo caso viene riferita a tutta la fase di ricostruzione dopo la tragedia della seconda guerra mondiale. Ma è quel “ri” di costruire che mi è sempre apparso di troppo, quel volere indicare l’azione di realizzare qualcosa di uguale forma e concetto di ciò che già c’era, e non la volontà, la creatività di costruire, senza “ri”, finalmente qualcosa di nuovo.
Un passo alla volta, un mattone alla volta, ho sempre creduto di costruire qualcosa, non di ricostruire, e mai ho pensato di farlo sulle macerie di qualcosa o di qualcuno. Ho sempre pensato di costruire attorno o su alcune fondamenta che già erano presenti, questo si, fossero anche “solo” valori e insegnamenti.
Costruire significa, almeno per me, creare qualcosa che prima non c’era o aggiungere valore a qualcosa modificandone essenzialmente il suo stato iniziale.
Ho sempre pensato al futuro, il mio sguardo è sempre stato puntato sul domani, il passato lo tengo sempre bene in mente ma mai come rimpianto o nostalgia, ma come pietra miliare per aver sempre ben presente la distanza percorsa e quella ancora da percorrere. Sinceramente un po’ di nostalgia per i miei vent’anni che furono c’è, come potrebbe non esserci, ma riguardano più che altro il ricordo di quello stato di freschezza, di reattività, di resistenza e di inesauribile energia, che un po’ è andata persa, non certo perché penso che si stesse meglio ieri che oggi.
A tutti quelli che dicono che una volta c’era meno inquinamento, che la verdura e le frutta sapevano di qualcosa, che si poteva lasciare la porta di casa aperta ecc. ecc., vorrei ricordare quanti una volta avevano il riscaldamento in casa e quanti invece dormivano con il cappello e le calze di lana indossate, quanti potevano mangiare frutta e verdura tutti i giorni e quando una fettina di carne, ma soprattutto quanti giovani potevano avere accesso all’istruzione, alla cultura, e quanti potevano accedere alle cure mediche.
Forse il futuro, “nel passato”, non è stato progettato al meglio al 100%, ma è grazie a chi a fatto progetti nel passato, a chi ha avuto una visione del proprio e del comune futuro che oggi l’età media è aumentata esponenzialmente, che molte malattie sono curabili, che il livello medio di povertà si è abbassato.
Non so se quello che sta accadendo oggi fosse prevedibile o evitabile, me ne guarda bene da fare qualsiasi supposizione che sarebbe in ogni caso impropria. Non so neanche se tutte le misure di “emergenza e salvaguardia” prese da chi di dovere siano state le migliori e le più indicate, mi limito solo ad osservare che quello che sta accadendo oggi è già avvenuto nel 1918/20 e che nel “loro futuro” cioè di chi ha vissuto in quegli anni, il nostro oggi, comunque la si pensi l’umanità non sta subendo la stessa ferita. E questo grazie a chi non ha mai smesso di costruire di fare progetti per il futuro. E nonostante questo periodo, non proprio incoraggiante per avviare nuove imprese, io e il mio “compagno d’avventura” Adriano Manzoni, ci siamo impegnati in un nuovo e quanto mai stimolante progetto: l’Italy Golf Cup. Chi già ci conosce può pensare benissimo che questa nuova avventura non sia che il proseguimento del mio “vecchio” Circuito India Golf Cup a cui si è solo voluto cambiare il nome e dare giusto una rinfrescata.
Non è così, non è solo un cambio di nome. Questo nuovo progetto è nato indubbiamente facendo tesoro dell’esperienza di 17 anni maturata con il precedente Circuito ma si distanzia decisamente da esso per obiettivi , finalità e filosofia. Certo il Covid non ci ha aiutato ne ci sta aiutando in questo momento ma l’interesse nel progetto dimostratoci da diversi imprenditori e da addetti del settore constatata nelle presentazioni a loro fatte nei mesi scorsi, ci stimola a perseguire su questa strada con decisione e caparbietà, anche andando contro il questo maledetto Virus.
Non è stato facile in queste condizione organizzare un Calendario di 18 Gare, scusate in questo caso la mia immodestia, di grande qualità in altrettanti eccellenti Club distribuiti in località bellissime dalle Dolomiti alla Maremma Toscana, dal lago Maggiore a quello di Como, dalla zona di Venezia all’Emilia, passando naturalmente dalla Brianza ai parchi piemontesi. Insomma ce ne per tutti i gusti.
Nell’augurarmi di vedervi presto sui percorsi di gara vi invito a visitare in nostro nuovo sito www.italygolfcup.golf e i social per tenervi informati..
Per tutte le vostre eventuali richieste io e il Team di Italy Golf Cup saremo sempre a vostra disposizione.
Buon gioco a tutti

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Gianmario Sbranchella

Founder & Trademark Owner – Tour Promoter Manager “Italy Golf Cup”.
Prima ancora che imprenditore grande appassionato e innamorato del “gioco” del golf ...

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