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L’entusiasmo di sempre e alcune novità alla presentazione del Circuito India Golf Cup 2020

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Redazione – Giovedì 27 febbraio all’Hotel Splendide Royal di Lugano la Camera di Commercio Indiana per l’Italia ha presentato la XVII edizione del Circuito India Golf Cup.

 

Da sinistra: Adriano Manzoni e Gianmario Sbranchella

Gianmario Sbranchella, Vice Presidente Esecutivo e socio fondatore ICCI, oltre che ideatore del Circuito IGC, ha presentato il lungo calendario gare che prevede dal 15 marzo al 20 settembre 2020 ben 20 gare (più la Finale Nazionale dell’8 ottobre all’Ambrosiano). Ogni gara farà tappa in un Golf Club diverso, diventando così un vero e proprio veicolo promozionale di bellissime località del nostro Bel Paese, ma non solo.
Infatti per la XVII edizione è prevista anche una prestigiosa tappa in Svizzera, nell’esclusiva località di Andermatt la cui responsabile per le pubbliche relazioni per la Svizzera italiana, Tiziana Macconi, ha ben presentato al pubblico presente all’evento.

 

 

Gianmario Sbranchello con alcune gentili ospiti della serata

Adriano Manzoni, responsabile marketing e comunicazione IGC e titolare della Leutman “Strategy Communication Consulting” di Lugano, ha poi presentato alcune novità del Circuito 2020 tra cui l’entrata nella famiglia India Golf Cup di alcuni nuovi Partner/Sponsor ad affiancare quelli già presenti da alcuni anni.

Nuovi anche i premi per i “classificati” alle gare che sono stati ideati appositamente per IGC dal designer Angelo Piccioli della “Tiaolegna” e sono stati realizzati “immergendo”, nel vero senso della parola, tre tessuti, uno con filamenti in oro, uno con filamenti in argento e uno con filamenti in bronzo, in colate di policarbonato poi termoformate a forma di freccia/traiettoria o sagomate con figure di golfisti per i Nearest to the Pin e per i Primi Lady, Senior, Juniores. Per i non classificati sono comunque previsti diversi premi a estrazione messi in palio dai numerosi Sponsor.

I nuovi premi del Circuito IGC 2020

Nuovo anche l’impegno solidale di IGC che riguarda un aiuto all’iniziativa di Silvia Audisio “Play For India” che da anni raccoglie fondi, tramite l’organizzazione di una gara annuale di golf, destinati alle bambine indiane ospiti delle Missionarie dell’Immacolata di suor Bertilla al Vimala Dermatological Center di Mumbai. L’aiuto di IGC consiste nel portare ad ogni gara del Circuito un salvadanaio personalizzato con il nome del Club e metterlo a disposizione di tutti i giocatori. I venti salvadanai verranno poi consegnati a Silvia Audisio in occasione della Finale Nazionale IGC 2020 prevista 8 ottobre al Golf Club Ambrosiano.
I fondi raccolti da Silvia Audisio consentono alle bambine ospiti delle Missionarie, di iniziare e portare a termine cicli di studio che agevoleranno la loro autonomia nella vita adulta.
Sempre alla Finale Nazionale IGC verranno anche consegnati i 4 viaggi premio ai primi classificati di categoria. Viaggi Golf di 5 giorni al Tivoli Carvoerio in Portogallo offerti da “I Viaggi di Seve”.

Anche la stagione 2020 di IGC si presenta ricca e interessante all’insegna dello spirito che ha sempre contraddistinto IGC: il golf un bellissimo sport ma anche una bellissima occasione d’incontro e amicizia.

 

La piscina della nuova Lifestyle Spa dell’Hotel Splendide Royal con la spettacolare vista sul Lago di Lugano

Un ringraziamento particolare al Direttore dell’Hotel Splendide Royal di Lugano, Giuseppe Rossi, che per il secondo anno consecutivo ha accolto amici e giocatori del Circuito in una delle più belle perle del Lago di Lugano.

 

 

 

 

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Play for India, le bambine di Mumbai ringraziano

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S. Audisio – Nuovo appuntamento con Play for India il 19 gennaio 2020 al Golf Club Ambrosiano. Le Missionarie dell’Immacolata, con Suor Bertilla in testa (ottant’anni e tempra bergamasca), accolgono, educano e crescono tante bambine sfortunate.

 

Syola, Sonali, Pallavi, Sneha… sono alcune delle bambine indiane che, giocando a golf, abbiamo aiutato in questi anni. La vita ha riservato loro storie parecchio sfortunate, ma qualcuno le ha accolte, educate e cresciute perché possano contare su una svolta e cogliere le opportunità di questo mondo. Si chiama suor Bertilla il loro angelo custode, classe 1938, bergamasca, partita giovanissima per l’India con le Missionarie dell’Immacolata: la sua vita per curare i malati di lebbra e per fare altre centomila cose. A Versova, nella periferia nord di Mumbai, sono passati 44 anni da quando il Vimala Dermatological Center, grazie a lei, ha aperto le sue porte ai malati e, strada facendo, anche a bambine in difficoltà. Cinque ore scarse di sonno per notte, in piedi alle 4.30 per pregare e meditare, poi Bertilla inizia la sua giornata. Dove mette passione e grinta identiche nell’accogliere un nuovo malato, seminare verdure e fiori nell’orto, sistemare un abito in sartoria (dove si produce per vendere), giocare con le bambine, cercare soluzioni per infiniti problemi, fare un salto dal console italiano perché le relazioni sono fondamentali, o una visita negli slum per cercare chi è malato ma non lo sa. E la sera c’è ancora tempo per ricamare fino a tardi oggetti natalizi che verranno venduti nei mercatini italiani.

Suor Bertilla (seconda da sinistra) classe 1938, con le Missionarie dell’Immacolata

Con Bertilla al Vimala ci sono altre sorelle missionarie, i medici e gli ex malati che ricambiano con il loro lavoro. Perché dalla lebbra si può guarire completamente e senza danni, purché curata in tempo. E poi ci sono le bambine, che crescono in un ambiente protetto, che pregano, vanno a scuola (dalla materna ai 16 anni della decima classe) e poi studiano ancora. Fanno ginnastica e anche karate (piccole donne che devono imparare a difendersi), ogni tanto qualche gita. Il Vimala le prepara a camminare da sole quando, a 17 anni, dovranno trovare la loro strada nella grande confusione di Mumbai e dell’India. Che però intanto resta fuori, e quando si chiude il cancello anche il dolore della malattia e la povertà entrano in una dimensione speciale. «Chi visita il nostro centro trova negli ammalati la perfetta letizia. I nostri pazienti sanno curare chi li visita: offrono la medicina della serenità, il farmaco della pazienza, la terapia dell’umiltà», parole di Bertilla. Proprio così, il Vimala ci ha toccato profondamente ed è nata Play for India, dal 2012 all’Ambrosiano. Un piccolo, grande contributo. Perché qui c’è bisogno di tutto e anche poche rupie possono fare molto. Noi abbiamo voluto creare un filo diretto tra i soci, soprattutto i ragazzi del circolo, e le bambine del Vimala. Così Syola ha potuto frequentare il college e studiare da infermiera: pochi giorni fa ha passato gli esami del terzo anno. È bravissima. Pallavi si è appena sposata: nel tempo abbiamo aiutato la sua famiglia che non poteva provvedere a lei (nata anche parzialmente senza un braccio), ora le abbiamo regalato la gioia di sposarsi. Sneah, quattro anni, sa già leggere e ha grinta da vendere: papà e mamma sono morti arsi vivi davanti ai suoi occhi e noi stiamo mettendo da parte qualche soldo per il suo futuro. Storie. Tantissime. Tristissime. Ma la serenità e l’allegria del Vimala superano anche gli ostacoli più complicati.

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Silvia Audisio

Giornalista per passione del golf, un percorso al contrario.
Dall’università di lingue alla moda milanese indossata e venduta, ai tessuti, ma sempre con la sacca in spalla macinando buche su buche. Da Genova dov’è nata, a Milano dove abita, a Biella dove ha tirato i primi colpi a cinque anni. E poi nel mondo per una partita senza fine, con il cruccio di non aver mai fatto hole-in-one e quello di vedere il golf, in Italia, ancora tanto distante dalla gente. Ma ne parla e ne scrive con fiducia. l Golf a test è l’ultimo libro, domande e risposte per capire il gioco. Ha diretto per 12 anni la rivista Il Mondo del Golf, aperto uno studio di comunicazione, vinto un premio dell’unione stampa sportiva e, per cinque anni, ha curato il magazine del Corriere della Sera, Style Golf. Scrive per Style, Dove e La Gazzetta dello Sport. La cosa più bella? Veder giocare i bambini. Cento nel suo circolo, dove partecipa all’organizzazione delle loro attività.

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Finale IGC 2019 & IGC Friends Invitation

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Redazione – Finale IGC 2019 & IGC Friends Invitation, grande festa all’Ambrosianoro.

 

Il tavolo della premiazione da sinistra: Adriano Manzoni (Responsabile Marketing IGC e Consigliere ICCI); Udyen Jain (Presidente ICCI), Savadi Vinayak (Consigliere ICCI), Gianmario Sbranchella (Vice Presidente Esecutivo ICCI e organizzatore del Circuito IGC); Luciano Mantovani (Segretario Generale ICCI); Danila, Stefania e Pietro responsabili della Segreteria del Golf Club Ambrosiano.

Martedì 1 ottobre è stata una giornata di grandi festeggiamenti al Golf Club Ambrosiano.
Gianmario Sbranchella, fondatore e organizzatore del Circuito IGC, oltre alla Finale, a cui potevano accedere solo i primi classificati delle 19 gare precedenti, ha voluto premiare tanti amici che quest’anno hanno seguito con tanta passione IGC, organizzando in parallelo la IGC Friends Invitation. Solo il limite naturale dovuto al numero di partenze contemporanea ha impedito a Gianmario di avere vicino a se molti più amici, e questo è rimasto il suo unico rammarico della giornata.

La “cerimonia” della consegna dei premi è stata anche l’occasione per presentare il nuovo Presidente della Camera di Commercio Indiano per l’Italia, Udjen Jain, fondatore della “UJA – Udyen Jain & Associates” con sede a Pune (India) e uffici a Mumbai, Nuova Delhi, Bangalore e rappresentanze in vari Paesi europei, in Giappone e Vietnam.

 

 

Prima di festeggiare i quattro vincitori della Finale, che si sono anche conquistati il premio di un viaggio golf di 5 giorni in Andalusia offerto dallo sponsor “I Viaggi di Seve”, il Team IGC ha voluto ringraziare tutti gli sponsor consegnando ad ognuno di loro il premio solitamente riservato ai primi classificati di prima categoria.

Un gesto per sottolineare la grande soddisfazione che il Circuito 2019 a riservato a tutto il Team IGC.

Una cronaca della giornata la potete leggere anche nel portale “ilgolfonline.it”

Udyen Jain (Presidente ICCI) e Gianmario Sbranchella (Vice Presidente Esecutivo ICCI e organizzatore del Circuito IGC)

Savadi Vinayak (Consigliere ICCI)

A destra Adriano Manzoni (Responsabile Marketing IGC e Consigliere ICCI) consegna il riconoscimento al rappresentante della Lavazza, Alberto Scrivano.

 

 

 

 

 

 

 

 

La ricca Finale India Golf Cup 2019

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Redazione – Martedì 1 ottobre 2019 presso Golf Club Ambrosiano di Bubbiano (Milano) avrà luogo la Finale Nazionale del Circuito India Golf Cup 2019.gran maestro.

 

Alla Finale parteciperanno i vincitori di categoria (1a, 2a, 3a più il 1° Lordo) di ognuna delle 19 gare IGC che si sono disputate nella stagione, dal 17 marzo al 28 settembre.
Le 19 gare hanno visto la partecipazione di circa 120 giocatori per gara con punte d’iscrizione fino a 160 giocatori con un totale di partecipanti che sfiora i 2.300 amateur.
Un gran successo per la 16a edizione di IGC che ha vagabondato dai Golf Club del Trentino a quelli dell’Emilia Romagna a quelli della Liguria per avere il suo fulcro più importante tra Piemonte e Lombardia.
IGC è stata ospite nei Golf Club in assoluto tra i più prestigiosi e accreditati d’Italia, da Villa d’Este a Menaggio, da Franciacorta ai Roveri, da La Mandria a Monticello, solo per citarne alcuni.
L’avventura di IGC 2019 non terminerà con la Finale del 1 ottobre ma avrà un’appendice nel 2020 quando i quattro vincitori, che si saranno aggiudicati anche i 4 viaggi golf premio offerti da “I Viaggi di Seve” andranno per 5 giorni ospiti al Precise Resort El Rompido Golf Club in Andalusia (Spagna).
Per l’occasione IGC ha organizzato insieme a “I Viaggi di Seve” un viaggio golf promozionale che ha già ottenuto molte adesioni.
Alla Finale, grazie anche ai nostri generosi ospiti, saranno estratti a sorte moltissimi ricchi premi riservati ai partecipanti della gara.

 

 

Lessico del golf, conoscerlo bene aiuta ad evitare incomprensioni e brutte figure

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Redazione IGC – Da sempre l’uomo per comunicare utilizzare dei codici, prima quello dei segni poi via via quello del linguaggui. Attraverso il linguaggio ogni persona cerca di esprimere ciò che pensa e sente comunicando agli altri una serie di messaggi. Più il linguaggio è un “codice” stabile e definito, meno saranno le incomprensioni tra coloro che utilizzano questo linguaggio. Ecco perchè è un bene per tutti ripassare, di tanto in tanto, il lessico di questo linguaggio.

 

Il “dizionario” sotto riportato è stato estrapolato dalla documentazione online di www.federgolflombardia.it

• Ace – (Pron.: eis). Vedi Hole in one.
• Address – Posizione del corpo rispetto alla palla. “Addressarsi”.
• Agente estraneo – Qualsiasi persona, cosa o animale che non faccia parte della partita o, nelle gare a colpi, non riguardi la parte del giocatore. L’intervento di un agente estraneo sulla palla non influenza l’esito finale. Sono agenti estranei l’arbitro, il marcatore, gli osservatori e i forecaddie, mentre il vento o l’acqua non sono ritenuti tali. (Ingl. Outside agency)
• Air shot – Colpo a vuoto. Mancare la palla nel tentativo di colpirla. (Pron.: er-sciot). (Ingl. whiff).
• Albatross – Punteggio inferiore di tre colpi rispetto al par di una buca. Ad es. 2 colpi in una buca par 5. Detto anche: doppio eagle.
• Alza-pitch(mark) – Attrezzo simile ad una piccola forchetta utilizzato per riparare i pitchmark. (Ingl. Divot fixer)
• Approccio – Colpo giocato in prossimità del green per avvicinarsi il più possibile alla buca. Consiste normalmente in un colpo con un wedge. (Ingl. Approach).
• Arbitro – Addetto qualificato all’interpretazione ed applicazione delle regole durante una gara. (Ingl. Referee).
• Asta – Sottile paletto di metallo, recante una bandiera alla sommità, infilato nella buca per segnalare da lontano la posizione del green e della buca stessa. Le parole asta e bandiera sono per lo più usate come sinonimi. “Mettere palla in asta/in bandiera”; “L’asta si trova a venti passi da bordo green”. (Ingl. Flagstick, stick, pin)
• Attaccare – Giocare un colpo con forza o con particolare determinazione, senza remore di strategia.
• Avant-green – Parte del fairway nelle immediate adiacenze del green. (Ingl. Apron; fringe).
• Backspin – Rotazione all’indietro della palla. Consente di fermare la palla immediatamente all’impatto con il green ed eventualmente di farla retrocedere in seguito al rimbalzo.
• Backswing – Prima parte dello swing, durante la quale si porta il bastone all’indietro volgendo le spalle al bersaglio.
• Bandiera – Bandiera recante il numero della buca attaccata alla sommità dell’asta. Le parole asta e bandiera sono per lo più usate come sinonimi. “Mettere palla in asta/in bandiera”;”Custodire l’asta/la bandiera”;”La bandiera si trova a venti passi da bordo green”. (Ingl. Flag; pin).
• Bastone – Termine generico applicabile a tutte le mazze da golf ovvero legni, ferri e putt). “Quanti bastoni hai in sacca?”. (Ingl. Club).
• Battitori – Indicatori dell’area di partenza di ogni buca. (Ingl. Tee markers).
• Bermuda grass – Tipo di erba particolarmente diffuso sui campi da golf.
• Birdie – Punteggio inferiore di un colpo rispetto al par di una buca. Ad es. 3 colpi in un par 4. “Ho fatto birdie alla 14”. (Pron.: berdi).
• Bogey – Punteggio superiore di un colpo rispetto al par di una buca. Ad es. 5 colpi in un par 4. “Ho fatto bogey alla 15”. (Pron.: boghi).
• Bounce – Curvatura tipica della suola del sand wedge, disegnata per consentire al ferro di scivolare nella sabbia senza infossarsi. (Pron.: bauns).
• Buca – Termine dal doppio significato con cui si indica sia il foro circolare nel terreno dove deve cadere la palla (Ingl. Cup) sia l’intero tracciato dal tee al green (Ingl. Hole). Il numero di buche in un campo da golf è sempre composto da un multiplo di 3 e varia in genere da 3 a 36, con grandissima preponderanza per i campi a 18 buche.
• Bunker – Ostacolo sabbioso, situato il più delle volte in una depressione del terreno.
• Caddie – Portabastoni; svolge anche la funzione di consulente tecnico e strategico del giocatore durante la gara. (Pron.: keddi).
• Caddie master – Responsabile dei caddies e del deposito delle sacche.
• Calpestare, pestare – Camminare inavvertitamente sulla linea del putt di un compagno, danneggiando la superficie del green con i chiodi.
• Campionato sociale – Classifica cumulata di gare di un Circolo, riservata ai propri Soci. (Ingl. Members Championship)
• Campo – Area adibita al gioco. (Ingl. Course).
• Campo pratica – Zona attrezzata del campo dedicata alla pratica nella quale si gioca da posizioni prefissate con apposite palline fornite da distributori automatici. (Ingl. Driving range).
• Carrello – Attrezzo a ruote utilizzato dai giocatori dilettanti per non dover portare la sacca sulle spalle. (Ingl. Pull cart; Trolley).
• Cart – Automobilina atta a circolare nei campi da golf e consentita in alcune gare ai giocatori seniores o a chi presenti un certificato medico. (Ingl. Buggy).
• Categoria – Classe di gioco nella quale vengono suddivisi i partecipanti di una gara a seconda del loro handicap. (Ingl. Division).
• Cavity back – Ferri che presentano la parte posteriore della faccia scavata allo scopo di ottenere una distribuzione perimetrale del peso lungo la faccia stessa. Questo tipo di ferri è particolarmente facile da usare e quindi adatto ai giocatori meno abili.
• CBA – Computed Buffer Adjustment: fattore di rettifica da apportare alla zona neutra della categoria di handicap di un giocatore a seguito di ciascun giro di una gara valida.
• Chip – Colpo di approccio che si solleva di poco dal terreno e rotola a lungo. Si gioca in prossimità del green quando non è possibile giocare il putt. E’ un colpo di precisione che viene giocato con l’attitudine di imbucare o di avvicinarsi molto alla buca. (Pron.: cip).
• Chip and run – Chip giocato dalla lunga distanza. (Pron. : cip en’ ran).
• Club fitting – Modifica delle caratteristiche tecniche del ferro (entro i limiti consentiti dal regolamento) per adattarlo alle caratteristiche personali del giocatore.
• Clubhouse – Edificio che ospita la segreteria, gli spogliatoi, il ristorante, il deposito delle sacche ecc.
• Colpo – Swing effettuato con l’intenzione di colpire la palla. (Ingl. Shot, stroke).
• Colpo a correre – Colpo che intenzionalmente si solleva poco dal terreno e rotola a lungo. Da non confondersi con il rattone, che non è un colpo intenzionale.
• Colpo a vuoto – Vedi Airshot.
• Consiglio – In gara, può essere dato solo dal caddie o da un compagno di squadra. Le informazioni di pubblico dominio, come la lunghezza di una buca o la posizione di un bunker, non sono considerati consigli. (Ingl. Advice; tip).
• Course rating – Nel sistema di calcolo dell’handicap EGA è il parametro che indica la difficoltà di un campo per i giocatori scratch in condizioni di campo e di tempo normali. (Pron.: cors reiting). Vedi anche Slope rating.
• Custodire l’asta o la bandiera – Trattenere l’asta per mostrare ad un compagno che sta puttando la posizione della buca nei putt dalla lunga distanza e toglierla una volta eseguito il colpo per evitare che venga colpita dalla palla che sopraggiunge. (Ingl. To attend the flag).
• Data! – Si dice di palla talmente vicina alla buca da spingere l’avversario a concedere il colpo senza giocarlo. Ciò è possibile solo nelle gare match play o nel gioco informale. (Ingl. Gimmie).
• Dimples – Fossette circolari disposte simmetricamente che costellano la superficie delle palle da golf atte allo scopo di mantenerne la traiettoria in volo. (Pron.: dimpols).
• Divot – Alloggiamento naturale della zolla staccata durante l’esecuzione di un colpo, il divot deve essere riparato piazzando nuovamente la zolla. L’etichetta impone di non creare divot con i colpi di prova.
• Dogleg – Buca a gomito, per cui dal tee non è possibile vedere il green.
• Doppio bogey – Punteggio superiore di due colpi rispetto al par di una buca. Ad. es. 6 colpi in una buca par 4. “Ho fatto doppio bogey alla 17”.
• Doppio eagle – Vedi Albatross.
• Dormie – Si dice di un giocatore o di una squadra che in una partita a buche ha un vantaggio pari alle buche restanti da giocare, per cui può, nella peggiore delle ipotesi, perdendo tutte le buche rimanenti, pareggiare la partita. (Pron.: dormi). Vedi Match play.
• Downswing – Parte intermedia dello swing consistente nella discesa del ferro dall’apice del backswing fino all’impatto con la palla.
• Draw – Colpo ad effetto con rotazione controllata da destra a sinistra (per i giocatori destrorsi). Si differenzia dall’hook per il fatto di essere un colpo intenzionale e per l’effetto meno pronunciato. (Pron.: drò). Vedi anche Slice, Pull e Push.
• Driving range – (Pron.: draivin rein’g). Vedi Campo pratica.
• Droppare – Rimettere in gioco la palla lasciandola cadere per terra per ovviare ad un’ostruzione, un ostacolo d’acqua, in caso di palla ingiocabile, in caso di palla persa ed in altre situazioni. Al droppaggio può essere associata una penalità. (Ingl. To drop).
• Drive – Legno 1. E’ il bastone con cui si sviluppa maggiore potenza a discapito della precisione ed è generalmente utilizzata per il colpo di partenza nelle buche più lunghe. (Pron.: draiv). (Ingl. Driver).
• Driving contest – Gara speciale che talvolta si disputa contestualmente ad una gara di circolo assegnando un premio al giocatore che, in una predeterminata buca, gioca il colpo di partenza più lungo, fermando la palla in fairway,.
• Eagle – Punteggio inferiore di due colpi rispetto al par di una buca. Ad es. 2 colpi in una buca par 4. (Pron.: igol).
• Eclettica – Vedi Score d’oro.
• EGA – Acronimo per European Golf Association, con cui si indica convenzionalmente il sistema per la gestione degli handicap in Europa. Consente a giocatori con capacità golfistiche diverse di giocare e competere nel modo più equo e corretto possibile. Basato sul sistema di Course Rating dell’USGA e sugli aspetti fondamentali della gestione degli handicap elaborati dal CONGU, il sistema EGA ha lo scopo di adattare volta per volta l’handicap di gioco alla difficoltà del campo, anziché far giocare lo stesso handicap su campi di difficoltà differente. Vedi anche Course rating e Slope rating.
• Etichetta – Insieme di regole, scritte e non scritte, che hanno per oggetto la tutela del campo ed il rispetto del gioco e della concentrazione altrui. Tra le più importanti norme di etichetta: riparare i pitch mark, rastrellare i bunker, rimettere a posto le zolle, non danneggiare il campo con swing di pratica, non parlare o fare rumore durante il gioco di un compagno, non muoversi durante il gioco di un compagno, non stare lungo la linea di gioco di un compagno, muoversi velocemente negli spostamenti tra un colpo e l’altro, non rallentare il gioco, abbandonare il green senza indugio una volta terminata la buca, seguire sempre il volo della palla di un compagno ed aiutarlo nelle ricerche, concedere il passo alla partita seguente quando si rallenta il gioco (Ingl. Etiquette).
• Executive – Si dice di un percorso costituito solamente di par 3, dedicato per lo più all’insegnamento ai principianti.
• Explosion – Tecnica di uscita dal bunker che consiste nel colpire una grande quantità di sabbia sollevando, insieme ad essa, anche la pallina. (Ingl. Splash shot).
• Faccia – Parte del bastone che viene a contatto con la palla. (Ingl. Face)
• Fade – Colpo ad effetto con rotazione controllata da sinistra a destra (per i giocatori destrorsi). Il fade si differenzia dallo slice per il fatto di essere un colpo intenzionale e per l’effetto meno accentuato. (Pron.: feid). Vedi anche Hook, Pull e Push.
• Fairway – Zona di erba accuratamente rasata che separa il tee dal green, circondata solitamente dal rough.(Pron.: feir-uei).
• Ferro – Bastone utilizzato per i colpi di distanza media e corta, caratterizzata dalla testa sottile. I ferri sono contrassegnati da numeri progressivi che ne indicano la potenza (ferro 1, ferro 2, ferro 3, ferro 4 ecc.); minore è il numero, maggiore è la potenza. I numeri dei ferri vanno dall’1 al 9; a questi si aggiungono i wedge. Il giocatore medio tira un ferro 3 a 180 metri ed un sand wedge a 60 metri. (Ingl. Iron; 3 iron, 4 iron ecc.).
• Finish – Parte finale e statica dello swing nella quale si volge il petto al bersaglio.
• Flappa – Errore che consiste nel colpire il terreno prima della palla sollevando una grossa zolla. (Ingl. Chunk, fat shot, sclaff).
• Flex – livello morbido di flessibilità dello shaft di un bastone. Vedi anche Regular e Stiff.
• Flight – Gruppo di 2, 3 o 4 persone che giocano insieme un giro. (Pron.: flait).
• Flop shot – Approccio giocato nelle immediate vicinanze del green con parabola quasi verticale in modo da fermare immediatamente la palla al primo rimbalzo; si gioca tipicamente quando un ostacolo si frappone tra la palla e la bandiera.
• Flyer – Colpo più lungo del previsto giocato dal rough a causa dell’eccessiva quantità di erba frapposta tra la palla e la faccia del ferro. (Pron.: flaier).
• Follow through – Parte dello swing che segue immediatamente l’impatto con la palla.
• Fore! – Vedi Oooooop!
• Foursome – Gara a coppie nella quale i membri della coppia giocano la stessa palla a colpi alternati. (Pron.: forsom).
• Fringe – Bordura del green con erba di altezza intermedia tra quella del green stesso e quella circostante. (Ingl. Collar).
• Fuori limite – Zona del campo interdetta al gioco delimitata da paletti bianchi. (Ingl. Out of bounds, OB).
• Gancio – Vedi Hook.
• Gara a buche – Vedi Match play.
• Gara a colpi – Vedi Stroke play.
• Gioco corto – L’insieme dei colpi giocati in prossimità del green cercando di avvicinarsi alla bandiera e di imbucare. (Ingl. Short game).
• Gioco lungo – Parte del gioco dedicata al conseguimento della distanza che separa il tee dalla prossimità del green. Tipicamente l’insieme dei colpi giocati con i legni e con i ferri dai numeri bassi.
• Giro convenzionale – Le 18 buche che devono essere giocate in un determinato ordine per completare una gara. (Ingl. Stipulated round).
• Giù! – Esclamazione di incoraggiamento rivolto ad una palla che sembra troppo lunga. (Ingl. Sit!; Get down!).
• Grafite – Minerale a base di carbonio utilizzato nella produzione di shaft che, essendo più leggeri di quelli in acciaio, permettono di sviluppare maggiore velocità a discapito di una leggera perdita di regolarità in termini di lunghezza.
• Grande slam – La vittoria nello stesso anno nei quattro tornei professionistici più importanti, detti Major: in ordine cronologico, lo US Masters, lo US Open, il British Open e il PGA Championship.
• Green – Zona di erba finemente rasata situata al termine della buca, all’interno della quale viene piazzata la bandiera. I colpi giocati dal green sono detti putt e vengono giocati con il bastone chiamato putter.
• Green fee – Quota giornaliera dovuta per giocare in un circolo del quale non si è soci. (Pron.: grìnfìi)
• Green in regulation – Palla in green nei colpi regolamentari ovvero raggiunto con almeno due colpi in meno del par. La percentuale di buche con green in regulation è un indice dell’abilità del giocatore specialmente nel gioco lungo.
• Greenkeeper – Esperto in agronomia che si occupa della manutenzione dell’erba, della scelta della semina e del tipo di taglio dell’erba. In questo modo il greenkeeper decide se i green debbano essere più o meno veloci (e quindi difficili da giocare) ed i rough più o meno folti. (Pron.: grinkiper).
• Greensome – Gara a coppie nella quale entrambi i giocatori giocano il colpo di partenza in ogni buca, scelgono il colpo migliore e continuano giocando un colpo a testa alternativamente. (Pron.: grinsam)
• Grip – Impugnatura del bastone. E’ anche la posizione delle mani sull’impugnatura. Il grip, nella seconda accezione, è detto “forte” quando le mani sono entrambe ruotate verso destra rispetto alla faccia del ferro in modo che siano visibili le nocche della mano sinistra, e “debole” quando sono ruotate verso la sinistra.
• Handicap – Vantaggio relativo che ogni singolo giocatore ha rispetto al par del campo. Ad. es. un giocatore 34 di handicap, per giocare il proprio par su un campo par 72, dovrà giocare 106 colpi. Un giocatore 34 di handicap che giri il campo in 106 colpi ed un giocatore 24 di handicap che giri il campo in 96 colpi avranno la stessa posizione nella classifica netta. Si chiama handicap anche l’indice di difficoltà di una buca, dove ” hcp 1? indica la buca più difficile del campo ed “hcp 18” la buca più facile.
• Hickory – Materiale utilizzato nella produzione degli shaft fino alla fine degli anni ’60. Sinonimo di gioco odierno con bastoni d’epoca.
• Hook – Colpo ad effetto con rotazione pronunciata da destra a sinistra (per i giocatori destrorsi). Il più delle volte è involontario. E’ causato dalla faccia del ferro eccessivamente chiusa all’impatto. Vedi anche draw, fade, slice, pull e push. E’ detto anche “gancio”.
• Hole in one – Buca completata in un solo colpo, tipicamente in un par 3. In italiano “buca in uno”. Nei tornei professionistici, la buca in uno in una determinata buca è spesso premiata con un’automobile, mentre numerosi sponsor inviano omaggi ed attestati a qualsiasi dilettante che realizzi una buca in un uno nel corso di una gara ufficiale. E’ detta anche, più raramente, “ace”. (Pron.: hol-in-uan).
• Ics – Risultato privo di punti di una buca in una gara stableford; detto ics in quanto, una volta terminati i colpi a disposizione per ottenere punti in quella buca, si solleva la palla e si segna una crocetta sullo scorecard. “Ho fatto ics alla 18”.
• Imbucare – Far cadere la palla in buca e concludere la buca. (Ingl. To sink; to hole out; to get down).
• Impedimenti sciolti – Oggetti naturali non infissi nel terreno, come foglie secche e sassi. (Ingl. Loose impediments).
• Interlocking grip – Impugnare il bastone incrociando il dito indice della mano sinistra con il dito mignolo della mano destra. Vedi anche Overlapping grip.
• Juniores – Categoria aggiuntiva di gioco riservata ai golfisti minorenni. Vedi anche Seniores.
• Leggere il green – Studiare la pendenza del green allo scopo di intuirne l’influenza sul rotolamento della palla, osservandolo da più angolazioni prima di eseguire un putt o un approccio. (Ingl. Reading the green).
• Legno – Bastone con testa a forma di uovo troncato. Si usa per i colpi più lunghi. I legni sono contrassegnati da numeri progressivi che ne indicano la potenza (Legno 1, Legno 3, legno 4, legno 5 ecc.). Minore è il numero, maggiore è la potenza. Il legno 1 è detto “drive”, mentre gli altri legni sono complessivamente detti anche “legni da terra”. (Ingl. Wood).
• Lie – Posizione della palla rispetto al terreno e rispetto ai piedi. Si dice che la palla ha un buon lie quando giace su una porzione d’erba in buone condizioni. A seconda della pendenza del terreno si può avere un lie in salita o in discesa. Riferito ad un ferro indica l’angolo della suola del bastone rispetto allo shaft. (Pron.: lai).
• Linea di gioco – Prolungamento in avanti ed all’indietro della linea ideale tracciata tra la palla e la buca. E’ buona norma di etichetta non stare mai sulla linea di gioco di un compagno, in particolar modo sul putt. (Ingl. Line of play)
• Links – Campo caratterizzato da rough folti, fairway stretti, privo di alberi, generalmente sulle rive del mare, come i classici campi scozzesi. Alcuni tra i links più famosi sono l’Old Course di St. Andrews e Carnoustie in Scozia o Pebble Beach e Cypress Point in California.
• Loft – Inclinazione verticale della faccia del ferro o del legno. Maggiore è il loft, minore è la distanza sviluppata dal bastone e più alta la traiettoria. I bastoni più potenti (i drive) hanno loft a partire da 6° mentre i wedge più corti hanno loft intorno ai 60°.
• Lordo – Si dice di un punteggio non corretto dalla detrazione dell’handicap. Un giocatore 18 di handicap che giri il campo in 90 colpi ed un giocatore 28 di handicap che giri il campo in 100 colpi hanno un punteggio lordo differente di 10 colpi ma lo stesso punteggio netto di 72 colpi. In ogni gara viene premiato con il cosiddetto “1° lordo” il giocatore che gioca il campo nel numero minore di colpi prescindendo dall’handicap; (Ingl . Gross score).
• Louisiana – Gara a squadre nella quale ogni colpo viene giocato dalla posizione del miglior colpo precedente di un membro della squadra. (Ingl. Scramble).
• Major – Nome con cui si indicano i quattro tornei che compongono il Grande Slam. In ordine cronologico, lo US Masters, lo US Open, il British Open e il PGA Championship. (Pron.: mègior).
• Mallet – Putter dalla testa piatta e larga.
• Marcatore – Giocatore responsabile della marcatura dello score di un compagno di gioco. (Ingl. Marker).
• Marchino – Segnalino piatto, come una monetina, utilizzato per marcare la posizione della palla in green prima di sollevarla. (Ingl. Ball marker).
• Marshall – Nei tornei professionistici, persona addetta al controllo del pubblico.
• Match play – Gara a buche tra 2 giocatori (o 2 squadre). Vince il giocatore che si aggiudica il maggior numero di buche, indipendentemente dal numero di colpi totali giocati. Il giocatore che ha una buca di vantaggio rispetto all’avversario viene detto “1 up”, rispetto all’avversario (il giocatore che ha due buche di vantaggio “2 up” e così via). Analogamente, l’avversario viene detto “1 down”, “2 down” e così via. La partita match play termina quando un giocatore ha un vantaggio superiore alle buche restanti da giocare. Così un giocatore che ha tre buche di vantaggio quando restano due buche da giocare vince “3 e 2”. Vedi anche dormie.
• Mazza – Parola poco usata per indicare complessivamente i legni, i ferri ed il putt. Vedi bastone. (Ingl. Club).
• Medal – Formula di gara nella quale si contano tutti i colpi e vince chi fa meno colpi totali. E’ la formula di gara più difficile perché fino all’ultima buca è possibile rovinare quanto di buono si è fatto nelle buche precedenti; Tale formula viene utilizzata sempre meno nelle gare di circolo perché il gioco potrebbe essere particolarmente rallentato in quanto i giocatori devono concludere con qualunque risultato ogni buca, diversamente da quanto accade nella stableford. Vedi anche Stableford e ics.
• Mezzo colpo – Colpo giocato con uno swing ridotto per meglio controllarne l’esito o, a causa di qualche impedimento ad effettuare uno swing più ampio. (Ingl. Quarter shot).
• Mulligan – Nel gioco informale, la concessione di ripetere un brutto colpo; spesso utilizzata nel tee shot della prima buca. (Pron.: malligan).
• NA-NC – Qualifica di giocatori che non hanno (ancora) ottenuto l’handicap. Vedi alla sezione Come iniziare.
• Nap – Inclinazione dell’erba che influenza la velocità della palla sul green. (Ingl. Grain).
• Nearest to the pin – Nelle gare dilettantistiche, premio speciale assegnato a chi si avvicina di più alla buca con il primo colpo in un determinato par 3, tra i giocatori che hanno messo la palla in green.
• Netto – Si dice di un punteggio a cui sia stato detratto il vantaggio dell’handicap. Un giocatore 18 di handicap che giri il campo in 90 colpi ed un giocatore 28 di handicap che giri il campo in 100 colpi hanno, ai fini della classifica un diverso punteggio lordo ma lo stesso punteggio netto di 72. Nelle gare di circolo vengono in genere premiati i primi tre punteggi netti di ogni categoria oltre al primo punteggio lordo assoluto. (Ingl. Net score).
• Offset – Arretramento della faccia del ferro rispetto allo shaft tipica della maggior parte dei ferri sul mercato. Concede qualche frazione di secondo in più per riportare la faccia square al momento dell’impatto.
• One putt – Putt imbucato al primo tentativo.
• Onore – Diritto a giocare per primi il colpo di partenza in una buca. Spetta a chi ha giocato la buca precedente nel minor numero di colpi. In caso di parità vale l’onore della buca precedente. Alla buca 1 l’onore è stabilito dallo starter. (Ingl. Honour).
• Oooop! – Urlo di pericolo lanciato quando un colpo storto si dirige pericolosamente nella direzione di una squadra in gioco su un altra buca. (Ingl. Fore!).
• Open – Torneo professionistico le cui qualificazioni sono aperte anche ai dilettanti.
• Ostacolo – Elemento permanente del campo finalizzato ad ostacolare il gioco, come un bunker o un ostacolo d’acqua. (Ingl. Hazard).
• Ostruzione – Qualsiasi cosa prodotta dall’uomo che ostacoli il gioco. Può essere movibile o inamovibile. In entrambi i casi è possibile ovviare all’ostruzione senza penalità. (Ingl. Obstruction).
• Overlapping grip – Impugnare il bastone sovrapponendo il mignolo della mano destra al dito indice della mano sinistra. Vedi anche Interlocking grip.
• Oversize – Si dice della testa di ferri e legni di nuova generazione con superficie di impatto maggiorata in modo da consentire un maggiore margine di errore. (Pron.: oversais). Vedi anche Sweet spot.
• Overswing – Backswing eccessivamente lungo, che porta la testa del ferro, all’apice del backswing, a puntare verso il terreno anziché verso il bersaglio. “Fare overswing”.
• Par – Numero di colpi ideale per concludere una buca. Si ottiene sommando i due putt canonici al numero di colpi normalmente necessari per raggiungere il green. Vedi Green in regulation. Una buca può essere par 3, par 4 o par 5 a seconda della lunghezza; le buche par 3 variano approssimativamente dai 70 ai 200 metri, le buche par 4 dai 250 ai 400 metri, le buche par 5 dai 450 ai 550 metri. Il par del campo si ottiene sommando il par delle singole buche. “Ho fatto il par alla (buca) 15 e alla 18”. Vedi anche Birdie, Bogey e Albatross.
• Passo – Diritto di sorpassare una squadra lenta che intralcia il gioco. “Chiedere il passo”, “Concedere il passo”. (Ingl. Playing through).
• Penalità (colpo di) – Colpo addizionale aggiunto allo score di un giocatore a causa di un’infrazione alle regole, di una palla persa o lanciata fuori limite etc.. (Ingl. Penalty stroke).
• Percentuale di fairways – Percentuale di colpi di partenza piazzati in fairway, calcolata solo sulle buche par 4 e par 5. E’ un indice di regolarità nel gioco lungo. (Ingl. Fairway hit).
• Peschino – Utensile atto a recuperare le palle giacenti negli ostacoli d’acqua. (Ingl. Ball retriever).
• Pestare – vedi Calpestare.
• Piano dello swing – E’ l’angolo su cui si deve muovere il bastone durante l’esecuzione dello swing, ottenuto tirando una linea tra la palla e lo shaft all’address.
• Piazzare – Regola in uso durante l’inverno o su un campo in cattive condizioni che consente di sollevare la palla in fairway, pulirla e piazzarla in un punto a scelta entro 20 centimetri, senza avvicinarsi alla buca. (Ingl. Preferred lie; Winter rule).
• Pitch – Vedi Wedge.
• Pitch and run – Colpo d’approccio giocato in modo da far rotolare la palla in seguito all’impatto con il green.
• Pitch mark – Danno causato dall’impatto della palla sulla superficie del green. Deve essere prontamente riparato.
• Pitching green – Green di pratica, dedicato esclusivamente alla pratica del gioco corto, escluso il putt. Si trova di solito presso il campo pratica.
• Pitching wedge – Vedi Wedge.
• Porta di servizio – Il lato posteriore della buca. Si dice che una palla entra dalla porta di servizio quando questa oltrepassa la buca e poi cade in buca dalla parte più lontana, per effetto della pendenza o dello spin. (Ingl. Back door).
• Prime nove – Le prime nove buche di un percorso. (Ingl. Front nine).
• Pro-am – Gara nella quale uno o più dilettanti (amateurs) giocano insieme ad un professionista. Dallo score di ogni squadra si ricavano due risultati: quello individuale del professionista che va a formare la classifica di un torneo professionistico a sé stante e quello della squadra, che partecipa ad un torneo dilettantistico.
• Pro shop – Negozio, generalmente situato all’interno della clubhouse, dove è possibile acquistare o far riparare attrezzatura golfistica.
• Prova – Vedi Swing di pratica.
• Provvisoria – Palla che un giocatore può giocare, senza penalità, quando sospetta che la palla precedentemente giocata sia introvabile. (Ingl. Provisional ball).
• Pull – Colpo privo di effetto, generalmente involontario, che parte dritto verso sinistra (per i giocatori destrorsi). E’ causato da una traiettoria del ferro dall’esterno all’interno, con la faccia square all’impatto. Vedi anche Fade, Draw, Slice, Hook e Push.
• Punch shot – Colpo controllato con traiettoria bassa, giocato principalmente in condizioni di vento forte o per passare al di sotto dei rami di un albero. (Pron.: pan’c sciot)
• Punta – Parte della faccia del bastone opposta al tacco. (Ingl. Toe).
• Push – Colpo privo di effetto, generalmente involontario, che parte dritto verso destra (per i giocatori destrorsi). E’ causato da una traiettoria del ferro dall’interno all’esterno, con la faccia square all’impatto. Vedi anche Pull, Fade, Draw, Slice e Hook.
• Putt – Colpo effettuato dal green con l’intento di far rotolare la palla in buca. (Pron.: patt)
• Putter – Bastone utilizzato in green per fare rotolare la palla fino alla buca, spesso chiamato impropriamente putt. (Pron.: patter)
• Putting green – Green di pratica, dedicato esclusivamente alla pratica del putt. Si trova di solito presso il campo pratica. Vedi anche Pitching green.
• Quattro palle la migliore – Gara a coppie nella quale ciascun giocatore gioca la propria palla e si sceglie, buca per buca, il risultato migliore dei due membri della coppia. (Ingl. Best ball).
• R & A – Il Royal and Ancient Golf Club di St. Andrews Ltd, organo emittente le regole ufficiali per l’Europa, l’Asia ed il Commonwealth. (pron.: ar-en-ei).
• Rattone – Definizione gergale di colpo sbagliato, noto anche come ammazzavipere o bruciavermi, che si caratterizza dalla traiettoria bassa e tesa simile a quella di un sasso che rimbalza sull’acqua. E’, il più delle volte, il risultato di una toppata. (Ingl. Worm burner).
• Recupero – Ovviare con successo alle conseguenze di un brutto colpo; portare la palla da una cattiva ad una buona posizione con un solo colpo. (Ingl. Recovery).
• Regole locali – Norme addizionali stabilite per regolamentare situazioni particolari che si possono verificare frequentemente in un determinato campo. (Ingl. Local rules).
• Regular – livello medio di flessibilità dello shaft di un bastone. Vedi anche Flex e Stiff. (Pron.: reghiular).
• Release – Azione di attraversamento compiuta dai polsi al momento dell’impatto con la palla. (Pron.: rili-is).
• Rookie – Letteralmente “novellino”. Giocatore che ha appena avuto accesso a Tour di categoria superiore. (Pron.: ruki).
• Rough – Zona di erba alta che circonda la buca su tutti e quattro i lati. Il tipo di erba utilizzato nel rough e l’altezza media a cui viene tagliato sono uno degli elementi distintivi di un campo che ne determinano la difficoltà. (Pron.: raf)
• Sacca – Contenitore nel quale vengono trasportati anche in campo i bastoni e tutta l’attrezzatura. Può essere portato a spalla o posto su un carrello o su un cart. (Ingl. Bag).
• Sand saves – Salvataggi dal bunker. Sono le uscite dal bunker seguite da un singolo putt imbucato. Sono indici di abilità nel gioco dal bunker.
• Sbordare – Si dice di palla che corre lungo l’orlo della buca facendo un giro a parabola senza cadere in buca. (Ingl. To rim).
• Scanalature – Righe parallele incise sulla faccia di legni e ferri per imprimere il backspin alla palla. (Ingl. Grooves).
• Scimmia – Presenza immaginaria a cui si attribuisce il fortunoso ritorno in campo di una palla lanciata negli alberi.
• Score – Carta segnapunti. Con il termine “score” si indica anche il punteggio ottenuto in una partita.
• Score d’oro – Classifica che tiene esclusivamente conto dei migliori risultati, buca per buca di un giocatore nell’arco di una stagione. Detta anche Eclettica.
• Scratch – Giocatore con handicap zero. Si dice anche delle gare dove ai fini della classifica si prende in considerazione solo il punteggio lordo, senza detrarre l’handicap. (Pron.: Scre’c)
• Seconde nove – Le ultime nove buche di un percorso. (Ingl. Back nine).
• Seniores – Categoria aggiuntiva di gioco connessa all’età del giocatore stesso. Il limite inferiore per entrarne a far parte varia a seconda che il giocatore sia uomo, donna, dilettante o professionista. Vedi anche Juniores.
• Set – Una serie completa di bastoni. “Ho comprato un nuovo set di ferri”.
• Shaft – Canna che collega il grip alla testa del ferro. Può essere in acciaio o in grafite ed è disponibile in diversi gradi di flessibilità.
• Shotgun – Gara nella quale tutti i partecipanti partono contemporaneamente da un punto diverso del campo, anziché dal tee della buca 1. (Pron.: sciòtgan)
• Siringa – Espressione gergale per un putt imbucato dalla lunga distanza.
• Skin game – Gara, generalmente a due o a quattro giocatori, particolarmente in voga nelle esibizioni, che prevede un punteggio (o una moneta) in palio per ogni buca progressivamente crescente. In caso di parità in una buca, il punteggio (o la moneta) in palio si aggiunge a quello della buca successiva. (Pron.: skinghèm)
• Slice – Colpo ad effetto con rotazione pronunciata da sinistra a destra (per i giocatori destrorsi). Il più delle volte è involontario. E’ causato dalla faccia eccessivamente aperta all’impatto. Vedi anche Fade, Draw, Hook. (Pron.: slais)
• Slope rating – Nel sistema di calcolo dell’handicap EGA, è il parametro che indica la difficoltà di un campo per i giocatori di handicap medio-alto in condizioni di campo e di tempo normali. Vedi anche Course rating.
• Socket – Errore che consiste nel colpire la palla nel tacco, ovvero nel punto di attacco tra lo shaft e la testa del ferro. La palla parte nettamente verso destra con i ferri e verso sinistra con i legni. (Ingl. Shank).
• Soft spikes – Chiodi in gomma che hanno soppiantato i chiodi in metallo nelle scarpe da golf. (Pron.: spaiks).
• Sopra – Numero di colpi di cui si è in svantaggio rispetto al par (nelle gare a colpi) o rispetto all’avversario (nelle gare match play). “Tizio è due sopra”. (Ingl. Up).
• Sotto – Numero di colpi di cui si è in vantaggio rispetto al par (nelle gare a colpi) o rispetto all’avversario (nelle gare match play). “Tizio è due sotto”. (Ingl. Down).
• Spin – La rotazione della palla lungo il suo asse durante il volo, sia in senso longitudinale che latitudinale. Lo spin latitudinale è causa del fade, dello slice, del draw e dell’hook. Lo spin longitudinale è detto back-spin o top-spin a seconda del verso della rotazione.
• Square – Significa “squadrato”. Si dice della faccia del ferro quando è perfettamente perpendicolare alla linea di tiro. (Pron.: squèr).
• Stableford – Formula di gara a punti nella quale il giocatore riceve un punto per ogni bogey, due punti per ogni par, tre punti per ogni birdie, quattro punti per ogni eagle e cinque punti per ogni albatross. I punteggi si riferiscono ai risultati netti buca per buca. La formula stableford è più permissiva e più veloce della medal perché in caso di errori ripetuti, il giocatore può alzare la palla e non concludere la buca.. (Pron.: stebelford) Vedi anche ics e medal.
• Stance – Posizione del corpo rispetto alla palla. Si dice “aperto” quando le linee che passano per le punte dei piedi e per le spalle puntano a sinistra del bersaglio e “chiuso” quando puntano a destra del bersaglio. (Pron.: stens)
• Starter – Addetto all’organizzazione delle partenze dal tee della buca 1. Lo starter, in particolare, decide l’ordine di partenza, dà il “via libera” quando la squadra precedente è fuori tiro e commina le sanzioni per ritardo alla partenza.
• Stiff – livello rigido di flessibilità dello shaft di un bastone. Vedi anche Flex e Regular.
• Stimp-meter – Strumento basato su un piano inclinato, usato dal greenkeeper per misurare ed uniformare la velocità dei green di un percorso. La palla viene posta all’interno di un apposito alloggiamento e quando lo stimpmeter viene inclinato ad un determinato angolo, questa rotola sul green. La distanza percorsa dalla palla viene misurata dallo stesso punto in due direzioni opposte, in modo da tenere conto della pendenza del green; la media delle due distanze dà la velocità del green.
• Stroke play – Gara a colpi. tipo di competizione in cui vince chi totalizza lo score più basso per numero di colpi.
• Sudden death – Spareggio ad oltranza che assegna la vittoria al primo giocatore che gioca una buca in un numero di colpi minore degli avversari. (Pron.: sadden def).
• Sweet spot – E’ l’area centrale della faccia di un ferro o di un legno, all’interno della quale bisogna colpire la palla per ottenere potenza e precisione massime. L’imprecisione del colpo aumenta esponenzialmente man mano che ci si allontana dallo sweet spot. (Pron. su-iit spot).
• Swing – Movimento effettuato con il corpo allo scopo di colpire la pallina. Vedi Backswing, Take away, Downswing, Follow through, Finish. “Tizio ha un bello swing”.

Swing: lo swing inconfondibile di Paige Spiranac, professionista americana LPGA

• Swing di pratica – Swing fatto a vuoto senza l’intenzione di colpire la palla per provare il colpo che si intende giocare. Più frequente: “swing di prova”. I colpi a vuoto non sono considerati swing di prova . “Fai una prova prima di giocare”.
• Tacco – Punto in cui lo shaft si unisce alla testa. (Ingl. Heel; Socket).
• Taglio – Nei tornei professionistici, l’esclusione dal 3° e 4° giro dei peggiori in classifica dei primi due giri. “Passare o non passare il taglio”. (Ingl. Cut; to make the cut; to miss the cut).
• Take away – Parte iniziale del backswing, durante la quale si allontana la testa del bastone dalla palla. (Pron. teik-euei).
• Tee – Piazzola di partenza situata all’inizio di ogni buca. Lo stesso nome indica anche il supporto in legno o plastica che si usa per mantenere sollevata la palla da terra quando si gioca il colpo di partenza di ogni buca.
• Tee shot – Colpo di partenza di una buca. (Pron.: tì sciot)
• Tee time – Orario di partenza di un giro o di una gara. (Pron.: tì taim).
• Terreno in Riparazione – Terreno danneggiato segnalato da paletti blu o da una linea bianca, dal quale è possibile droppare senza penalità. Sinteticamente noto come “T.R.”. (Ingl. Ground under Repair).
• Testa – Parte terminale del bastone, destinata al contatto con la pallina. (Ingl. Clubhead).
• Texas wedge – Putt giocato da fuori green.
• Timing – E’ la giusta sequenza nel tempo dei movimenti delle varie parti del corpo durante lo swing. (Pron.: taiming).
• Titanio – Metallo più duro e più leggero dell’acciaio, che consente, a parità di peso, di produrre teste di dimensioni maggiori. E’ usato soprattutto nella produzione dei legni di ultima generazione. Vedi anche Oversize e Sweet spot.
• Toppata – Errore che consiste nel colpire la palla “in testa” ovvero nella parte superiore, con la lama del ferro. (Ingl. Blade shot; Skull; To top; To hit the ball thin).
• Tour – Serie di tornei professionistici.
• T.R. – Vedi Terreno in riparazione.
• Uovo al tegamino – Palla infossata nella sabbia del bunker.
• Up & down – Par o birdie ottenuto in una buca in cui non si è preso il green nei colpi regolamentari.
• Virgola – Frazione di punto di handicap che un giocatore acquisisce a seguito del risultato insufficiente ottenuto in una gara.
• Volo – Parte principale della distanza compiuta da una palla, a cui segue il rotolamento. E’ preso in considerazione come condizione minima per superare un ostacolo. (Ingl. Carry).
• Wedge – Ferri utilizzati per i colpi dalla breve e brevissima distanza e caratterizzati da un loft accentuato. I più diffusi sono il pitching wedge o pitch (normalmente con 52° di loft, il sand wedge (normalmente con 56° di loft), il gap wedge (con loft intermedio tra il sand e il pitch) ed il lob wedge (con 60° di loft). Il sand wedge ha generalmente un disegno della suola (bounce) che lo rende particolarmente adatto al gioco dalla sabbia.
Fonte www.federgolflombardia.it

 


Redazione IGC

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Il maestro é per sempre

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S. Audisio – Come cantava Paolo Conte “…il maestro è nell’anima e dentro all’anima per sempre resterà”; anche se con riferimento a tutt’altro settore, rimane comunque l’affermazione di fondo che un maestro, soprattutto se un buon maestro, imprime un calco inconfonbibile ai propri “studenti”. Quando si dice di qualcuno “…è della scuola di…” è implicita l’affermazione che questo qualcuno ha avuto un gran maestro.

 

Tiger Woods all’Augusta National durante una sessione di pratica durante il Masters 2009, con il caddie Steve Williams (al centro) e il coach Hank Haney (a destra). (Fonte e foto: channelnewsasia.com)

Nel golf l’autodidatta esiste. Divora riviste e giornali, non perde una gara in televisione, ha grande capacità di osservare e studiare gli altri, di assimilare e ripetere. Ma è un caso raro e nasce soprattutto nei paesi dove il golf è di casa e dove familiarizzare con lo swing diventa quasi istintivo.
A tutti gli altri, invece, il golf riserva un immediato, intenso e duraturo rapporto con la figura del maestro. Dall’inizio e fino al livello più alto.

Tiger Woods per tutti. 23 anni di carriera, 15 major e parecchi coach dopo, ora il campione americano ha deciso di fare da sé. Ma con Hank Haney, ad esempio, ha vissuto quasi in simbiosi dal 2010 al 2014, con 120 giorni all’anno di lavoro insieme. E quando il coach non poteva essere presente a un torneo, dopo un giro non proprio perfetto, Tiger stava al telefono con lui per ore cercando di mettere a fuoco e a punto ciò che non aveva funzionato.

Il golf è tecnica pura e chi gioca compie un lavoro di ricerca che dura tutta la vita; più sofisticato quando si tratta di Tiger, ma non meno coinvolgente, intrigante e indispensabile anche per un discreto dilettante. Che, dopo un primo impatto più istintivo, si rende conto col tempo della complessità del gesto atletico, meccanismo che interessa tutto il corpo, difficile da controllare nel suo insieme.
Dunque, per costruire bene e rapidamente il proprio gioco occorrono fondamentali solidi e un buon maestro. Poi dipende dalle aspirazioni di ciascuno, ma di tanto in tanto il consiglio di un occhio esperto è indispensabile.

 

Il negato fisicamente non esiste nel golf, ma se chiedete a un maestro di descrivere l’allievo ideale sul piano fisico, vi dirà che cerca armonia, flessibilità, equilibrio, coordinazione, capacità di gestire la propria forza; che non fa distinzione tra uomo e donna; che vorrebbe solo non lavorare su muscolature superdotate, rigide e impacciate. Lunga mezz’ora, una giornata o un’intera settimana, la lezione può anche essere spunto per una vacanza con gli amici, diventando una full immersion dal programma vario, divertente e completo, con tante destinazioni tra cui scegliere. E meglio con i dati alla mano: le tecnologie oggi disponibili rappresentano per il maestro un punto di partenza importante.

Che siano insegnanti o giocatori di torneo, i migliori professionisti di golf si riconoscono in una grande associazione che ne certifica la competenza e ne tutela gli interessi, un brand di qualità. In Europa gli appartenenti alla PGA, Professional Golfers’ Association (nata a Londra nel 1901), sono oltre 13mila e 33 i Paesi membri. Negli Stati Uniti sono 29.000: non esiste al mondo un’organizzazione sportiva più grande. La PGA Italiana data 1963 e conta oltre 600 professionisti, che vengono formati a Roma presso la Scuola Nazionale di Golf lungo un percorso che dura quattro anni. E che prosegue con aggiornamenti costanti elevando gli standard della professione.

 


Silvia Audisio

Giornalista per passione del golf, un percorso al contrario.
Dall’università di lingue alla moda milanese indossata e venduta, ai tessuti, ma sempre con la sacca in spalla macinando buche su buche. Da Genova dov’è nata, a Milano dove abita, a Biella dove ha tirato i primi colpi a cinque anni. E poi nel mondo per una partita senza fine, con il cruccio di non aver mai fatto hole-in-one e quello di vedere il golf, in Italia, ancora tanto distante dalla gente. Ma ne parla e ne scrive con fiducia. l Golf a test è l’ultimo libro, domande e risposte per capire il gioco. Ha diretto per 12 anni la rivista Il Mondo del Golf, aperto uno studio di comunicazione, vinto un premio dell’unione stampa sportiva e, per cinque anni, ha curato il magazine del Corriere della Sera, Style Golf. Scrive per Style, Dove e La Gazzetta dello Sport. La cosa più bella? Veder giocare i bambini. Certo nel suo circolo, dove partecipa all’organizzazione delle loro attività.

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Sport in “quota”? Fa bene e non solo agli atleti professionisti

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A. Manzoni – Prendendo spunto dalle “nostre” tre tappe di montagna, Claviere 1.760 m s.l.m., Folgaria 1.150 m s.l.m., e Dolomiti (Sarnonico) ca. 1.000 m s.l.m., cerchiamo di capire se è salutare praticare attività fisica in “quota” e nel caso quali suggerimenti e attenzioni è bene seguire per non incorrere in spiacevoli inconvenienti.

 

Iniziamo subito con un’affermazione e sfatiamo alcune dicerie in merito: l’attività fisica e sportiva fa bene e a media altitudine anche di più, salvo ovviamente per persone con particolari patologie, ma ripetiamo qualsiasi persona “sana” di qualsiasi età può praticare attività fisica in montagna, e da ciò non potrà che trarne giovamento. Ovviamente ognuno con il proprio ritmo e adeguando lo sforzo fisico alla propria preparazione “atletica”.

La montagna è l’ambiente ideale per stimolare il movimento fisico, dove si può praticare sport a tutti i livelli in un ambiente naturale e salubre.
“Anni di ricerca hanno dimostrato che fare attività fisica in montagna presenta diversi aspetti positivi. Lo sport diventa più tonificante per l’apparato cardiorespiratorio e anche i “non atleti” possono migliorarne il funzionamento, camminando in salita e tonificando cuore, polmoni e muscoli. La carenza di inquinanti e polline è poi ideale per chi soffre di allergie e di malattie dell’apparato respiratorio, come l’asma. Inoltre il cammino in salita, il clima, l’ipossia (carenza di ossigeno nei tessuti) e l’iperventilazione sono fattori che triplicano il consumo calorico dell’attività fisica praticata in montagna rispetto alla camminata o alla corsa svolte in piano.

Oltre a migliorare il proprio stato di benessere psicofisico, camminare o correre in montagna consente anche di perdere peso: a ritmo lento in 60 minuti si consumano circa 300 Kcal. Già a 2000 metri si percepisce la diminuita pressione dell’ossigeno: più si sale più si va piano. A quote fra i 1500 e i 2500 metri l’effetto quota viene ben bilanciato: il fisico reagisce come quando si aumenta il carico di lavoro, aumenta la frequenza respiratoria (si introducono più litri di aria nei polmoni), aumenta la frequenza cardiaca e circola più sangue, diminuisce la prestazione massimale (si va più piano o si cammina per meno tempo)” (fonte Humanitas Salute).

Sembrerà una cosa ovvia ma va sottolineato che in montagna, correre, camminare, anche su un percorso di golf, non è mai come farlo in pianura. Le salite e le discese richiedono maggior sforzo fisico e anche la “terra” dove appoggiamo i piedi non è mai uniforme, come generalmente in pianura o in città. Bisogna per questo prestare un po’ più di attenzione e ricordarsi che il giusto ritmo della nostra camminata o della corsa deve sempre permetterci di parlare, indipendentemente dalla pendenza o difficoltà del percorso. La nostra attività fisica, se non indirizzata all’agonismo, deve permetterci di dialogare senza eccessivo affanno con il nostro compagno d’avventura; se ciò non avviene questo è un piccolo ma significativo segnale che ci indica di doverci fermare, magari solo per qualche minuto, per non rischiare di incorrere in brutte sorprese.

Tornando al nostro sport preferito, il golf naturalmente, alcuni suggerimenti sull’alimentazione da seguire in generale e in particolare per quando vogliamo giocarlo in montagna.
Dobbiamo essere consapevoli che quando pratichiamo il golf per alcune ore, il nostro corpo impiega una notevole quantità di risorse fisiche e mentali. È importante avere dei modelli nutrizionali adeguati per mantenere alti i livelli di energia durante l’esercizio fisico.
Molte persone considerano il golf uno sport per il quale non bisogna seguire una dieta specifica. Tuttavia, una corretta alimentazione permette di affrontare al meglio le routine di pratica di questo sport.
Importante è mantenere il fabbisogno energetico.
Come per la maggior parte degli altri sport, prima di ogni allenamento o gara anche amatoriale, l’energia deve essere fornita dai carboidrati complessi.

In questa maniera, avremo una maggiore resistenza fisica. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha stabilito i seguenti valori per i macronutrienti:
– Le proteine devono apportare al nostro organismo almeno il 15% del fabbisogno calorico giornaliero. Si consiglia di consumare preferibilmente le carni bianche, il pesce azzurro, le noci e i legumi.
– I carboidrati devono apportare all’organismo tra il 55 e il 60% del fabbisogno calorico. Potete consumare il pane, la pasta, il riso, la frutta, i cereali e i tuberi.
– I grassi non dovrebbero superare il 25% del fabbisogno calorico totale. Per mantenere questi livelli dovremmo evitare alimenti come i prodotti della pasticceria industriale, il burro, la maionese o il cibo da fast food.
L’idratazione nel golf è uno degli aspetti ancora più importanti di questo sport perché permette di aumentare la resistenza allo sforzo. Un “giro di 18 buche” può durare più di cinque ore, quindi, bisogna rimanere idratati.
Un errore molto comune è quello di bere acqua solo quando si ha sete. Per evitare di avere dei problemi, bisogna bere con frequenza per reintegrare gli elettroliti persi attraverso la sudorazione.

Rispetto ad altri tipi sport, uno dei vantaggi del golf è che si hanno a disposizione molti momenti liberi tra un tiro ed un altro. In questa maniera è possibile idratarsi correttamente e, se necessario, consumare anche del cibo.
Ogni buca di solito dura circa 15/20 minuti, quindi, è possibile sfruttare questo tempo per ingerire dei liquidi. È consigliabile bere acqua, bevande isotoniche o succhi naturali che ci forniscono le vitamine e gli zuccheri che ci aiutano a mantenere i corretti livelli di energia e glicemia nel sangue.
Per praticare questo sport è importante avere un’ottima concentrazione mentale. Per questo motivo bisogna assumere degli alimenti che contengano degli zuccheri facilmente assorbili dal nostro organismo. In questa maniera possiamo rimanere concentrati a lungo durante tutto il percorso.
Gli alimenti consigliati per il golf, oltre allo zucchero presente nelle bevande isotoniche, sono la frutta, le noci, i cereali, il cioccolato e persino i gel energetici.
Un frutto molto adatto per questo tipo di sport è la banana, perché ha un alto contenuto di potassio che facilita la contrazione dei muscoli.
Prima di andare il campo bisogna evitare di mangiare grandi quantità di cibo.
Una digestione lenta pregiudica una buona esecuzione dei movimenti. Inoltre, causa un aumento della sudorazione e della temperatura corporea.
Per questi motivi, prima di un “giro” di golf, bisogna consumare un pasto leggero come un piatto di riso o un’insalata di pasta accompagnati da un frutto, preferibilmente una banana.

Da evitare l’alcol che ha delle caratteristiche diuretiche che, durante l’esecuzione di un’attività fisica, possono portare alla disidratazione.
Oltre ai liquidi, si perdono anche delle vitamine e dei sali minerali importanti nella pratica sportiva come il potassio, il fosforo, il calcio o il magnesio.
Un altro degli effetti negativi dell’alcol è la degradazione delle proteine che procura un danneggiamento della massa muscolare. Per tutti questi motivi, l’alcol influisce negativamente sulle nostre prestazioni atletiche ricucendo la forza e la potenza e alterando la normale capacità di movimento del corpo.
Anche quando le 18 buche sono terminate non dovremmo consumare alcolici perché non ci permettono di raggiungere un’adeguata idratazione dell’organismo (cosa importantissima dopo aver praticato qualsiasi sport). (fonte siamosportivi.it)

Per giocare a golf a livello amatoriale non è necessario seguire una dieta rigida e specifica ma è comunque consigliabile attenersi il più possibile a quando indicato, specialmente durante la stagione estiva quando il fabbisogno di liquidi aumenta notevolmente e se si gioca in montagna dove l’attività fisica richiede un maggior consumo delle “nostre riserve” nutrizionali bisogna bere, bere, bere.
(fonti citate all’interno dell’articolo)

 


Adriano Manzoni

titolare della “Leutman – Strategy Communication Consulting”, vanta oltre trent’anni di consolidata presenza nel settore della comunicazione aziendale e istituzionale rivolta sia al “consumer” sia al “BtoB”. Alla metà degli anni ’80 fonda a Milano lo studio di comunicazione visiva “Designo”, occupandosi principalmente di “exhibition design – mostre convegni eventi e design istituzionale” collaborando con la “Corporate Image” di Olivetti. Nel 1986 inizia a occuparsi dello sviluppo di programmi di “corporate action” per enti pubblici e privati nell’ambito della “comunicazione grafica di pubblica utilità”. Tra gli anni 1988 – 1992 sviluppa vari progetti di “design editoriale” in particolar modo per enti e istituzioni pubbliche. Dal 1992 a fine anni ’90 svolge attività di “consulente” per agenzie di pubblicità e marketing in qualità di “art director” per progetti editoriali e comunicazione aziendale. Dalla fine degli anni ’90 si occupa di comunicazione e web, ne studia e ne analizza lo sviluppo e le sue influenze sociali. Questa attività lo porta a fondare nel 2002 l’agenzia “Pontedilegnosette” in cui fa confluire le esperienze maturate nella comunicazione tradizionale e in quella web. Dal 2002 si occupa principalmente dello sviluppo di progetti articolati, sempre di più l’attività svolta è orientata all’analisi e all’ideazione di strategie comunicazionali trasversali, esterne e interne alle azienda e/o enti, volte all’ottimizzazione delle risorse e dei budget disponibili ipotizzando l’utilizzo di nuovi e diversificati percorsi media e location come fonte di comunicazione. Nello stesso periodo affianca a questa attività quella di Art Director per alcune riviste di settore. Nel 2009 si trasferisce in Svizzera dando vita alla “Leutman – Strategy Communication Consulting”. Nel 2011 è nominato delegato per la Svizzera Italiana della Camera di Commercio Indiana per l’Italia con lo scopo di promuovere e far conoscere sul territorio svizzero le opportunità di interscambio internazionale che essa favorisce in tutti gli ambiti, imprenditoriali e culturali. Dal 2017 è responsabile marketing e comunicazione del circuito di golf “India Golf Cup”

Per contattare Adriano Manzoni scrivere a: info@leutman.ch

Numeri e percentuali sono sempre “sinceri” ma …

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Golf

A. Manzoni – … ma se non contestuallizzati correttamente possono ingannare. Per qualsiasi tipo di analisi guardare ai numeri è sempre più utile e a volte indispensabile; ma il solo “dato” è sufficiente per dare un quadro complessivo della realtà variegata del soggetto dell’analisi?
Riflettendo a voce alta a questa domanda, vogliamo solo sollevare un interrogativo, e dare uno spunto di riflessione partendo dal mondo che conosciamo, quello del golf.

 

1- Distribuzione dei giocatori nei primi 10 Paesi europei – Fonte: Golf Participation Report for Europe 2018 – KPMG

Parlando di numeri e percentuali del “settore golf” abbiamo già dato qualche elemento di analisi nel numero di agosto 2018 di questo “giornale”, nell’articolo che illustrava i principali motivi dell’interesse delle PMI per questo meraviglioso mondo. Con questo articolo vorremmo provare a guardare da un’angolazione diversa alcuni dati numerici del settore e evidenziare come in apparenza, alcuni “numeri”, sembrano contrastare con una logica evidente.
Per non incorrere in equivoci quanto andremo ad illustrare è una nostra personale lettura dei numeri reali estrapolati da fonti attendibili. Paragoni e riflessioni da noi portate non vogliono avere alcun valore scientifico, ma solo sollevare qualche curiosità e qualche interrogativo in più.

Partiamo da quella che, indubbiamente, è la “Bibbia” dei numeri del golf: il rapporto 2018 di KPMG (una delle più qualificate società di consulting al mondo) sull’entità golf in Europa. Dal rapporto si evidenzia che il numero di golfisti in Europa nel 2017 (anno di riferimento di tutto il rapporto 2018) è in leggera diminuzione (ca. -1%) rispetto al 2016, con una perdita totale di ca. 43.500 giocatori.

2- Distribuzione dei Golf Club nei primi 10 Paesi europei – Fonte: Golf Participation Report for Europe 2018 – KPMG

Nel 2017, in tutta Europa, erano quasi 4,2 milioni i golfisti e 6.900 campi da golf (dato riferito ai soli affiliati alle varie Federazioni nazionali). L’84% di tutti i golfisti registrati e l’82% di tutti i Club si trovano raggruppati nei primi dieci paesi con il maggior numero di golfisti in termini assoluti e sono in ordine decrescente: Inghilterra; Germania; Svezia; Francia; Paesi Bassi; Spagna; Scozia; Irlanda; Danimarca; Finlandia (vedere grafico 1 e 2).

Ma l’aspetto a nostro avviso più interessante è la “classifica” dei dieci paesi con il più alto rapporto tra abitanti e giocatori di golf. Rispetto alla prima classifica, per numero di giocatori in assoluto, in questa seconda classifica vediamo sparire paesi come Germania, Francia, Spagna che erano rispettivamente al 2°, 4° e 6° posto, e che adesso vengono sostituiti da: Islanda, Norvegia , Galles, in un ordine, a nostro parere, ancor più sorprendente (vedere grafico 3).
Se non fa scalpore vedere la Scozia al secondo posto di questa classifica, essendo il Paese dove di fatto è nato e si è sviluppato il golf (anche se alcuni studiosi ne indicano l’origine con il Kolf olandese), più incredulità è constatare che al primo posto risulta esserci l’Islanda con ben il 5% degli abitanti abituali giocatori golf.

3- Percentuale golfisti per abitanti nei primi 10 Paesi europei – Fonte: Golf Participation Report for Europe 2018 – KPMG

Oltretutto il golf in Islanda ha un’origine molto recente, basta pensare che solo nel 1942, il 14 agosto, venne fondata la Golf Union of Iceland (la Federazione nazionale di golf) dall’unione degli allora unici tre campi da gioco esistenti su tutta l’isola: il Golf Club Akureyri; il Golf Club Reykjavik e il Golf Club Vestman Island. Ad oggi i Golf Club in Islanda sono ben 65, di cui 61 affiliati alla Golf Union of Iceland, di cui uno addirittura con 50 buche a disposizione (fonte golficeland.org). Se escludiamo per un attimo alcuni Paesi dove è nato e si è sviluppato il golf e dove per ragioni, appunto, storiche e culturali si è affermato nei secoli (Scozia, Inghilterra, Galles, Irlanda) a rigor di logica questa attività sportiva/ricreativa, che si pratica solo all’aperto, avrebbe dovuto avere ampi margini di crescita in paesi in cui il clima (temperature, giornate senza pioggia, ore di soleggiamento) sono maggiori. Non potendo, per ovvi motivi, fare un’analisi comparativa completa su un campione numericamente affidabile e statisticamente rilevante di città europee, abbiamo preso in esame (a puro titolo esemplificativo) sei città, tre del nord Europa e tre dell’area mediterranea, per provare a “curiosare” se un clima più mite possa aver influenzato positivamente o meno, nella diffusione del golf in queste aree.

4- Dati meteo di 4 città campione – Fonte: climieviaggi.it

Le città prese in esame sono: Helsinky; Reykjavik; Stoccolma; Bordeaux, Siviglia e per “patriottismo” Roma.
Ovviamente le città esaminate sono rappresentative di tutta l’area geografica di appartenenza. I dati presi in esame per ognuna delle città sono stai:
– Temperatura media delle massime registrate nei 12 mesi
– Giorni medi di pioggia nei 12 mesi
– Quantità media di pioggia nei 12 mesi
– Ore di soleggiamento giornaliero medio nei 12 mesi.
Ed ecco il risultato rappresentato in un grafico (vedere grafico 4).
In linea di principio raffrontando le zone geografiche rappresentate da queste 6 città con i dati del rapporto giocatori/abitanti dovremmo dedurre che il fattore “miglior clima” non è determinante per un maggior incremento di numero di giocatori, visto che proprio i Paesi con un clima “freddo”, poco soleggiato e molto piovoso hanno il maggior numero di iscritti alle rispettive federazioni golfistiche.

Ma c’è un però. Il rapporto KPMG, in questo caso, prende in considerazione solo il numero di giocatori per Paese iscritti alla rispettiva federazione e non il numero di giocatori effettivi (indipendentemente dalla nazionalità e dalla tessera federale) che giocano nei vari Paesi.
Se ad esempio un giocatore inglese si reca 3 volte all’anno a giocare in Spagna, Francia, Italia, non viene conteggiato in questa classifica come giocatore di questi Paesi, ma sempre e solo come giocatore inglese iscritto alla federazione inglese.
Avere dei dati aggregati sul numero di giocatori reali (indipendentemente dalla nazionalità) nei vari paesi è un po’ più complesso: esistono dati sul turismo golfistico in Europa, anche suddivisi per nazione, che potrebbero in questo caso chiarirci un po’ di più il quadro della situazione ma andremmo ad esplorare un discorso molto più specifico non di pertinenza di queste pagine.
Vogliamo però dare ancora un paio indicazione per poter poi trarre alcune considerazioni di massima, e poterci alcuni ulteriori interrogativi.
I paesi con il maggior rapporto giocatori/abitanti sono Islanda, Svezia, Irlanda, Finlandia ecc. ecc., tutti “paesi freddi” però è anche vero che i Paesi leader per attrattiva del turismo golfistico a livello globale rimangono ancora oggi Spagna e Portogallo. Tra gli emergenti figurano: Sud Africa; Marocco; Emirati Arabi; Thailandia; Vietnam e Bulgaria (fonte KPMG on Golf Tourism Growth Trends). Da ciò possiamo allora dedurre che il fattore “clima” diventa fondamentale, andando paradossalmente a contraddire quanto supposto prima.

Da un’indagine emerge, appunto, che uno dei fattore determinate nella scelta delle vacanze di golf è il clima: ben 3 golfisti su 5 scelgono la loro destinazione basandosi sulle favorevoli condizioni meteorologiche.
Se il fattore “clima” è determinante per la scelta del “turismo golfistico” perché il nostro Bel Paese non figura neanche tra le prime 10 mete scelte dai golfisti stranieri per trascorrere una vacanza golf? Perché il clima è si un fattore importante ma non unico, altri fattori, che presi singolarmente possono sembrare di minor importanza, sommati tra loro determinano una scelta alternativa all’Italia.
Se il turista/giocatore italiano è fondamentalmente esterofilo lo sono anche altri giocatori europei: svedesi, inglesi e danesi dedicano circa il 50% delle loro vacanze golfistiche all’estero, i tedeschi raggiungono il 93%.
In una ricerca redatta da ACI/CENSIS alcuni anni fa, ma a nostro avviso ancora attuale, e di cui riportiamo uno stralcio, ci si domandava: “…quali fossero in dettaglio le aspettative e le richieste di un turista golfista? Quali le modalità della scelta della destinazione? Al fine di applicare una corretta strategia di mercato per attrarre nuovi turisti golfisti si rivela quanto mai opportuno conoscere i loro profili di domanda in base alla nazione di provenienza, allo status, alla capacità di spesa, all’ “avidità” (soperta di nuovi campi da gioco), all’interesse al territorio”.

Ed ecco i “profili” evidenziati da tale ricerca:
– Il golfista tedesco richiede eleganza e qualità dell’impianto e del servizio; area geografica interessante; ricchezza culturale e gastronomica; molteplicità di percorsi.
– Il golfista austriaco cerca eleganza e qualità dell’impianto e del servizio; area golf vicino al mare; ricchezza culturale e gastronomica; molteplicità di percorsi.
– Il golfista danese così come quello olandese non richiede un livello di servizio molto elevato; predilige l’aspetto economico, è molto interessato alla pluralità dei campi ed alla facile accessibilità, ma poco attirato dal contesto culturale gastronomico.
– Il golfista svedese predilige l’aspetto economico della vacanza; molto avido nel consumare golf richiede pluralità di scelte e ama i bei campi (tecnici – paesaggistici), è mediamente interessato al contesto culturale e gastronomico.
– Il golfista norvegese punta sulla qualità dei campi e sull’alto livello del servizio; ama i servizi accessori di ospitalità ed il contesto culturale gastronomico.
– Il golfista spagnolo consuma golf soprattutto in Spagna
– Il golfista francese consuma golf in Francia, come gran viaggiatore ama viaggi confortevoli ma economici. E’ interessato al contesto gastronomico più che a quello culturale.
– Il golfista inglese infine predilige viaggi confortevoli ma è attento alla spesa, è interessato al contesto culturale gastronomico e ancora di più al livello tecnico dei campi.

Per quanto ci riguarda la conclusione a cui volevamo arrivare è che troppo facilmente, con troppa superficialità ci si confronta con numeri e statistiche, che seppur corrette e indiscutibilmente “vere” devono essere lette e analizzate con grande attenzione e distacco. Ogni grafico, ogni classifica è, a nostro modestissimo parere, solo la visione parziale di una parte di verità che è sempre molto più complessa e profonda. Concludendo è nostra opinione che numeri e i dati ricavati dalle varie indagini e ricerche restano indispensabile ma da “trattare” con molta attenzione.
Ed è per questo che vi invitiamo a leggere i dati sopra riportati solo come singoli pezzi di un puzzle tutto da comporre.

 


Adriano Manzoni

titolare della “Leutman – Strategy Communication Consulting”, vanta oltre trent’anni di consolidata presenza nel settore della comunicazione aziendale e istituzionale rivolta sia al “consumer” sia al “BtoB”. Alla metà degli anni ’80 fonda a Milano lo studio di comunicazione visiva “Designo”, occupandosi principalmente di “exhibition design – mostre convegni eventi e design istituzionale” collaborando con la “Corporate Image” di Olivetti. Nel 1986 inizia a occuparsi dello sviluppo di programmi di “corporate action” per enti pubblici e privati nell’ambito della “comunicazione grafica di pubblica utilità”. Tra gli anni 1988 – 1992 sviluppa vari progetti di “design editoriale” in particolar modo per enti e istituzioni pubbliche. Dal 1992 a fine anni ’90 svolge attività di “consulente” per agenzie di pubblicità e marketing in qualità di “art director” per progetti editoriali e comunicazione aziendale. Dalla fine degli anni ’90 si occupa di comunicazione e web, ne studia e ne analizza lo sviluppo e le sue influenze sociali. Questa attività lo porta a fondare nel 2002 l’agenzia “Pontedilegnosette” in cui fa confluire le esperienze maturate nella comunicazione tradizionale e in quella web. Dal 2002 si occupa principalmente dello sviluppo di progetti articolati, sempre di più l’attività svolta è orientata all’analisi e all’ideazione di strategie comunicazionali trasversali, esterne e interne alle azienda e/o enti, volte all’ottimizzazione delle risorse e dei budget disponibili ipotizzando l’utilizzo di nuovi e diversificati percorsi media e location come fonte di comunicazione. Nello stesso periodo affianca a questa attività quella di Art Director per alcune riviste di settore. Nel 2009 si trasferisce in Svizzera dando vita alla “Leutman – Strategy Communication Consulting”. Nel 2011 è nominato delegato per la Svizzera Italiana della Camera di Commercio Indiana per l’Italia con lo scopo di promuovere e far conoscere sul territorio svizzero le opportunità di interscambio internazionale che essa favorisce in tutti gli ambiti, imprenditoriali e culturali. Dal 2017 è responsabile marketing e comunicazione del circuito di golf “India Golf Cup”

Per contattare Adriano Manzoni scrivere a:

info@leutman.ch

 

Io, Enrico Trentin, professione coach sono un uomo fortunato.

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Golf

E. Trentin – Non credo ci possa essere nulla di male ad ammettere di sentirsi un uomo fortunato. Una fortuna che devo in grand parte a mio padre, perché è grazie al suo aiuto se sono riuscito in breve tempo a diventare, stando a quanto dicono, un ottimo coach . L’esperienza fatta negli stati Uniti a inizio carriera, su insistenza dei miei genitori, mi ha dato le basi fondamentali su cui poi ho fondato il mio metodo di insegnamento, che mi ha portato dove sono adesso.

 

La Squadra Vincitrice del Campionato Europeo Girls’ 2018 – Golf Club Forsgarden (Svezia)

Professionista dal 1995, dopo 3 anni nel Challenge Tour ho deciso di dedicarmi a tempo pieno all’insegnamento, una passione trasmessa fin da piccolo da mio padre Renzo a cui, a costo di essere ripetitivo, devo molto di quello che sono diventato, come professionista e come uomo. È grazie a lui, e alla lungimiranza mia madre, che all’età di 21 anni mi hanno spinto, nel vero senso della parola, fuori dal “recinto” per ad andare negli Stati Uniti. Negli States sono stato per 6 mesi alla corte di Phil Ritson (coach di fama mondiale) per vivere un’esperienza che sicuramente in Italia non avrei mai potuto fare. Un’esperienza che mi ha consentito di apprendere nuove e importanti conoscenze tecniche e di coaching oltre a rilevarmi una volta di più la mia attitudine all’insegnamento.

Dopo alcuni anni di inevitabile gavetta e di duro, ma indispensabile lavoro sul campo, nel 1998 ho fondato, insieme a mio padre. la “Trentin school” che ad oggi ho il privilegio di rappresentare insieme a colleghi di altissimo livello come Valeria Tandrini, Giovanni Rettore, Marco Crespi, Gregory Molteni, Emmanuele Lattanzi e Giovanni Dassù. Il 1998 è stato un anno importante per me perchè oltre all’inaugurazione della “Trentin school” è stato anche l’anno in cui sono diventato Head Coach del Golf Club Villa Condulmer. In questa professione la passione è essenziale; tecnica, studio, aggiornamenti sono importanti ma senza una vera passione difficilmente credo si possa far bene questo “mestriere”: troppo determinante il fattore umano e la sensibilità personale. Credo che sia questa la condizione che mi ha portato, da gennaio di quest’anno, ad assumere anche la direzione della scuola del Golf club Le Fonti.

Grazie ai risultati ottenuti da subito con i miei allievi ,la Federazione Italiana Golf mi ha chiamato a far parte dello staff degli allenatori della Nazionale Femminile ,ruolo che ricopro tuttora. Diventare allenatore nazionale è stata sicuramente una grossa gratificazione per me e i risultati straordinari ottenuti negli ultimi anni sono emozioni così grandi che ne manterrò vivo il ricordo nel cuore per tutta la vita. Ho avuto il piacere e l’onore di condurre le nostre ragazze azzurre alla vittoria dei campionati Europei under 18 nel 2016 e nel 2018. Un risultato straordinario mai ottenuto dalla Nazionale Italiana Femminile under 18.

Ma il brivido più grande l`ho provato nel settembre del 2018, quando la “piccola” Italia ha battuto la grande America nei campionati del mondo disputati in Canada. Lo spareggio con gli Stati Uniti è stata un’emozione memorabile ma che purtroppo sono incapace di descrivervi talmente è stata forte e coinvolgente.

Dopo tanti anni a volte mi sento ancora chiedere cosa significa essere coach? Cercherò di sinte-tizzare nel modo più razionale e analitico possibile per le mie capacità, un qualcosa che va co-munque oltre all’insegnamento di una semplice disciplina sportiva. Il maestro di golf deve conosce-re alla perfezione la meccanica dello swing. Il coach oltre a questo deve saper organizzare gli alle-namenti, consultare le statistiche e coordinare i rapporti con gli altri componenti dello staff. Il coach deve saper ascoltare e deve essere sempre a disposizione a 360 gradi per aiutare il gio-catore a performare al meglio anche da lontano. Giusto per fare un esempio ho la fortuna di avere nel mio team di giocatori Virginia Carta,che da pochi giorni ha vinto insieme alle sue compagne della squadra universitaria DUKE i Nationals.
Allenare Virginia in questi anni non è stato semplice perché vivendo negli Stati Uniti le possibilità di vederci sono state pochissime. Grazie però alle tecnologie avanzate in mio possesso, siamo riusciti a fare comunque un ottimo lavoro via web. L’ausilio di tecnologie come il trackman, sam putt, capto, V one swing analysis, ci hanno danno la possibilità di allenarci anche da lontano, ma tutte queste tecnologie senza un feeling e una sensibilità appropriata sarebbero servite solo in parte.

Fare la professione che ami a contatto con persone fantastiche; poter condividere con loro le gioie dei risultati ottenuti anche grazie anche ai tuoi insegnamenti; avere la consapevolezza che fin da ragazzo i tuoi genitori hanno sempre creduto in te e nella tua “vocazione”: con tutto questo come posso non dire di essere “un uomo fortunato”.

 


Enrico Trentin

– Golfista professionista dal 1995
– Cofondatore della “Trentin School”
– Head Coach Golf Club Villa Coudulmer
– Head Coach Golf Club Le Fonti
– Allenatore Squadra Nazionale Femminile dillettanti
– Selezionatore Squadra Europea della Jr. Solhenim Cup

Titoli vinti da atleti allenati:
– 53 Campionati Nazionali
– 24 Campionati Internazionali

Enrico Trentin Instagram @trentingolf

 

“Tutti insieme appassionatamente” al Thracian Cliffs Golf & Beach Resort

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Golf

A. Manzoni – Abbiamo preso in prestito, molto incautamente, il titolo dell’indimenticabile film del 1965 del regista Robert Wise per introdurre la cronaca del viaggio golf “India Golf Cup 2019” organizzato con il nostro partner e sponsor “I Viaggi di Seve”. Viaggio con destinazione le magnifiche coste del Mar Nero in Bulgaria. Una bellissima e piacevolissima esperienza; se siete curiosi di sapere com’è andata continuate a leggere l’articolo.

 

Una delle vedute suggestive del percorso del Thracian Cliffs

Nel dover scrivere un racconto, o se vogliamo essere più imprudenti un “articolo giornalistico”, le regole ci dicono che non bisognerebbe mai scoprire fin dall’inizio com’è andata a finire la storia, ma avendo trovato da subito un titolo, a nostro avviso così scherzosamente appropriato, ci dispiaceva non approfittarne.
Due semplici motivi di associazione tra il titolo “Tutti insieme appassionatamente” e il nostro viaggio: il primo è la trama del film che è ricca di emozioni e sorprese; il secondo motivo perché è stato un film pluripremiato con ben 5 Oscar, come personalmente darei al nostro viaggio.
Il primo Oscar lo assegnerei sicuramente alla scenografia: panorami incantevoli e inaspettati, alte coste a strapiombo sul mare e poi discese a sfiorare le acque blu scuro del Mar Nero attraverso percorsi verde chiaro, una luce intensa che si ammorbidiva al tramonto, filtrata da nuvole sparse che facevano intravedere un sole che piano piano scompariva in mare.
Il secondo Oscar indubbiamente sarebbe da attribuire al Casting. Anche se non c’è stata una selezione tramite provini, indubbiamente il cast che ha esordito nel nostro primo film, scusate nel nostro viaggio, è indubbiamente da Oscar. Ogni componente ha interpretato la propria parte con sincera naturalezza risultando non solo convincente, ma soprattutto, e ne sono certo, spontaneamente vera; risultando così un fantastico gruppo con cui si è potuto trascorrere serenamente e allegramente tutto il tempo del viaggio.
Il terzo Oscar come attore non protagonista (nessuno per fortuna ha voluto essere protagonista unico) lo assegnerei a pari merito a Gianmario e a Massimo che hanno “recitato” fianco a fianco nella stesura e nel conteggio di tutti gli score delle gare come se fossero compagni di palcoscenico da lunghi anni, mentre invece era la loro “prima volta” insieme. Ancora bravi e grazie.
Il Quarto Oscar per il montaggio lo darei a “I Viaggi di Seve” per come è riuscito a programmare perfettamente tutti i tempi, gli spostamenti, i servizi, gli accessi ai campi e tutto il resto senza mettere pressione a nessuno ma anche senza inutili perdite di tempo. Tempistica perfetta e tutto è girato come un orologio svizzero.
Per il quinto Oscar lascio a voi, compagni di viaggio, assegnarlo a chi credete ma tenendolo nascosto con la promessa di scoprirlo solo al prossimo viaggio insieme.

Ma veniamo alla cronaca e a come è nata l’idea di organizzare questo viaggio. Era già da qualche anno che noi, Team India Golf Cup, avevamo il desiderio di organizzare una “trasferta” golfistica extra Circuito, cercando di coinvolgere i frequentatori più assidui delle nostre gare. L’impegno organizzativo delle nostre 19 tappe stagionali però ci ha sempre un po’ frenato, e poi come dice un vecchio proverbio milanese “ogni ofelèe fà ‘l so mestè”, tradotto per i non milanesi “ogni pasticcere fa il suo mestiere” ognuno deve fare il proprio mestiere.
E noi di IGC non siamo un tour operator e siamo sempre stati consapevoli di non essere in grado di organizzare, non un viaggio, ma un viaggio fatto bene. La fortuna vuole che dallo scorso anno India Golf Cup ha un nuovo sponsor di Circuito, “I Viaggi di Seve”, tour operator esclusivo per viaggi golfistici. Giusto un anno per conoscersi meglio e scoprire l’alta professionalità con cui opera “Seve”. Professionalità che gli ha consentito di essere giudicato “Miglior Golf Tour Operator– Italy’s Best Inbound Tour Operator” per ben tre anni consecutivi (2016-17-18) nell’ambito premio Word Golf Awards.
Come dicevamo, scoperta la professionalità e la serietà di “Seve”, e subito è nata la voglia di collaborare insieme, e quale miglior occasione se non quella di coinvolgere alcuni affezionati golfisti del Circuito IGC nell’avventura di un “nostro viaggio”.

Noi del Team IGC volevamo offrire una meta un po’ inusuale ma allo stesso tempo facilmente raggiungibile senza dover impegnare più tempo per il viaggio di quello sui campi da golf. È stato Alex Dinon, titolare di “I Viaggi di Seve”, a convincerci che la meta perfetta per noi era il Thracian Cliffs in Bulgaria. Sinceramente all’inizio pensare alla Bulgaria come meta golfistica ci è risultato un po’ difficile ma la determinazione di Alex ci ha convinti ed abbiamo così iniziato a “promuovere” il viaggio all’interno del nostro Circuito.
E Alex aveva ragione, il Thracian Cliffs Golf & Beach Resort è un posto incantevole, per i golfisti innanzitutto ma non solo per loro.
La struttura offre straordinarie viste sul mare, la bellezza selvaggia dell’ecosistema del parco nazionale di Kaliakra, con spiagge bianche private, la Thracian Spa, punti ristoro panoramici a fronte di scenari di paesaggi mozzafiato, bar giochi, piano bar.

Il gruppo IGC quasi al completo

Gli ospiti sono alloggiati in due incantevoli villaggi situati convenientemente a pochi passi l’uno dall’altro. Il Marina Village, che offre una vista spettacolare sul Mar Nero, e l’Hillside Village con la vista sul campo da golf. Noi di IGC eravamo quasi tutti alloggiati al Marina che è anche il cuore del Resort ed è situato a pochi metri dalla costa del mare. Copre un’area residenziale con ristoranti, un’accogliente piazza colorata, un centro commerciale, un Night Club, un Game Bar, la Thracian Spa, il ProShop e la reception principale.
Le Residences in Marina Village dispongono di un angolo cottura integrato, un soggiorno a pianta aperta, una, due o tre camere da letto, ognuna con un bagno lussuoso e una o più ampie terrazze con mobili in rattan. L’Hillside Village si trova invece a circa 150 dalla costa, un po’ sopra il Marina Village. Comprende 10 edifici residenziali, disposti in una formazione ad anfiteatro che si apre alla vista delle tre piscine a sfioro, sulla distesa del mare, sul lago e sul campo da golf. Le Residences in Hillside Village offrono una, due o tre camere da letto, uno o più bagni di lusso, un angolo cottura integrato che si apre in un ampio soggiorno e una o due terrazze panoramiche.

Ma il fiore all’occhiello è senza dubbio il campo da golf di 18 buche progettato da Gary Player, che domina il Resort, abbracciando le cime delle scogliere per 4,5 km di terreno sopra il mare. Per chi non lo sapesse Gary Player è il golfista internazionale di maggior successo di sempre. Il giocatore che ha raggiunto il tipo di acclamazione mondiale riservata solo a una manciata di grandi sportivi. Ha vinto 164 tornei di golf professionistico in tutto il mondo, tra cui 18 Major Championships nel normale PGA Tour e Champions Tour combinati, e in particolare, ha vinto l’ambito Grand Slam del golf nel 1965.
Ma non solo Gary Palmer è un indimenticabile campione ma è anche un rinomato architetto di campi da golf con oltre 350 progetti realizzati in tutto il mondo. Thracian Cliffs è il gioiello del suo portfolio, secondo le sue stesse parole: “Non ho mai visto un campo da golf così bello al mondo”.

Nel 2014, a soli 3 anni dalla sua apertura ufficiale e pochi mesi dopo aver ospitato il 50 ° anniversario del Volvo World Match Play Championship, il Thracian Cliffs, è stato premiato come IAGTO European Golf Resort of the Year, dall’associazione internazionale degli operatori turistici di golf.
Questo è il premio più prestigioso del settore, che rappresenta l’apice dei risultati per i campi e le destinazioni golf.
Il campo da golf da 18 buche costituisce comunque l’attrattiva principale del Thracian Cliffs Golf & Beach Resort.
Il campo copre 85 ettari di costa rocciosa veramente bella ed è stato disegnato per adattarsi perfettamente a quest’area creando una delle più belle esperienze di golf. I panorami sul mare sono in abbondanza e da ogni angolo c’è una splendida vista della scogliera e sulla costa del Mar Nero.
Il percorso disegnato da Gary Player è davvero una sfida per il golfista, per le difficoltà e lunghezza, ma grazie al suo particolare design moderno e a diverse serie di tee, questa grande esperienza è resa disponibile anche per i golfisti di tutti i livelli. È giusto dire che in ogni buca si vede la firma di Gary Player, ma la buca 6 è sicuramente quella che tutti ricorderanno sempre. Questa buca si trova in cima alla scogliera con il green situato a circa 40 metri sotto la collina e circondato dalle onde sciabordanti del Mar Nero. Il tee di questa buca non è sicuramente ideale per i deboli di cuore come la distanza al green che misura oltre 210 m.
Il campo da golf è stato paragonato a diversi percorsi famosi ma Gary Player è stato orgoglioso di sostenere da subito che: “Il Thracian Cliffs diventerà uno dei 3 migliori campi da golf del pianeta.”

E adesso sentiamo cosa ne pensano del viaggio alcuni dei nostri compagni d’avventura a cui abbiamo chiesto gentilmente di inviarci la loro sincera opinione:

“Carissimi amici, mi fa piacere condividere con tutti i partecipanti il ricordo degli splendidi giorni passati in Bulgaria.
Il campo era di bellezza conosciuta ma nulla avrebbe potuto migliorarlo se non la brillante compagnia essenziale a completamento.
Non possiamo dimenticare l’organizzazione perfetta di Adriano e Gianmario perché in fin dei conti una volta tanto liberarsi da questo tipo di impegni migliora la vacanza. Abbiamo perfino sconfitto le previsioni meteo che davano acqua sostituite dal sole del mar Nero e il mio naso scotta ancora.
Un abbraccio infine a Sandra e Olivier che mi hanno portato ad un immeritato posto in finale a ottobre.
Il prossimo anno dove? – Max

“Con qualche perplessità, a parte una persona non conoscevo nessuno, mi sono iscritta al viaggio in Bulgaria, attratta più che altro dalla meta di cui avevo sentito parlare.
È stata una bellissima esperienza: organizzazione perfetta con attenzione a tutti i dettagli, piacevolissima e simpatica compagnia, posto incantevole. Rinnovati complimenti e ringraziamenti a Gianmario e Adriano. Mary.
Un caro saluto e alla prossima. – Mary

“Una bella esperienza in piacevole compagnia in un contesto paesaggistico unico… da ripetere.
Saluti a tutti Giuseppe

“Volevo ringraziare te, Sandra e Gianmario per aver invitato Olivier e me ad andare in Bulgaria; inizialmente non conoscevo che voi, ma col passar dei giorni è stato molto bello conoscere gli altri partecipanti al viaggio, proprio un bel gruppo ben assortito di persone gentili e simpatiche! Il volo è stato breve, l’albergo molto confortevole, i campi straordinariamente belli, spettacolari e ben curati, la discoteca vintage seviva degli ottimi gin tonic…cosa potevo volere di più?! Ho anche vinto una coppa! Grazie, di cuore, per questi bei giorni passati insieme!
A tutti! Cari saluti – Sandra

Grazie a voi per aver reso possibile con la vostra partecipazione questo bellissimo viaggio e questa indimenticabile esperienza in comune. Una promessa: faremo di tutto per “stupirvi ancora” e da parte mia e di tutto il Team India Golf Cup e da “I Viaggi di Seve” ancora grazie e arrivederci al prossimo viaggio.

 


Adriano Manzoni

titolare della “Leutman – Strategy Communication Consulting”, vanta oltre trent’anni di consolidata presenza nel settore della comunicazione aziendale e istituzionale rivolta sia al “consumer” sia al “BtoB”. Alla metà degli anni ’80 fonda a Milano lo studio di comunicazione visiva “Designo”, occupandosi principalmente di “exhibition design – mostre convegni eventi e design istituzionale” collaborando con la “Corporate Image” di Olivetti. Nel 1986 inizia a occuparsi dello sviluppo di programmi di “corporate action” per enti pubblici e privati nell’ambito della “comunicazione grafica di pubblica utilità”. Tra gli anni 1988 – 1992 sviluppa vari progetti di “design editoriale” in particolar modo per enti e istituzioni pubbliche. Dal 1992 a fine anni ’90 svolge attività di “consulente” per agenzie di pubblicità e marketing in qualità di “art director” per progetti editoriali e comunicazione aziendale. Dalla fine degli anni ’90 si occupa di comunicazione e web, ne studia e ne analizza lo sviluppo e le sue influenze sociali. Questa attività lo porta a fondare nel 2002 l’agenzia “Pontedilegnosette” in cui fa confluire le esperienze maturate nella comunicazione tradizionale e in quella web. Dal 2002 si occupa principalmente dello sviluppo di progetti articolati, sempre di più l’attività svolta è orientata all’analisi e all’ideazione di strategie comunicazionali trasversali, esterne e interne alle azienda e/o enti, volte all’ottimizzazione delle risorse e dei budget disponibili ipotizzando l’utilizzo di nuovi e diversificati percorsi media e location come fonte di comunicazione. Nello stesso periodo affianca a questa attività quella di Art Director per alcune riviste di settore. Nel 2009 si trasferisce in Svizzera dando vita alla “Leutman – Strategy Communication Consulting”. Nel 2011 è nominato delegato per la Svizzera Italiana della Camera di Commercio Indiana per l’Italia con lo scopo di promuovere e far conoscere sul territorio svizzero le opportunità di interscambio internazionale che essa favorisce in tutti gli ambiti, imprenditoriali e culturali. Dal 2017 è responsabile marketing e comunicazione del circuito di golf “India Golf Cup”

Per contattare Adriano Manzoni scrivere a:

info@leutman.ch