• +41 912209214
  • segreteria@italygolfcup.golf
Viewing posts from: June 2019

Sport in “quota”? Fa bene e non solo agli atleti professionisti

admin
0 comments
Golf

A. Manzoni – Prendendo spunto dalle “nostre” tre tappe di montagna, Claviere 1.760 m s.l.m., Folgaria 1.150 m s.l.m., e Dolomiti (Sarnonico) ca. 1.000 m s.l.m., cerchiamo di capire se è salutare praticare attività fisica in “quota” e nel caso quali suggerimenti e attenzioni è bene seguire per non incorrere in spiacevoli inconvenienti.

 

Iniziamo subito con un’affermazione e sfatiamo alcune dicerie in merito: l’attività fisica e sportiva fa bene e a media altitudine anche di più, salvo ovviamente per persone con particolari patologie, ma ripetiamo qualsiasi persona “sana” di qualsiasi età può praticare attività fisica in montagna, e da ciò non potrà che trarne giovamento. Ovviamente ognuno con il proprio ritmo e adeguando lo sforzo fisico alla propria preparazione “atletica”.

La montagna è l’ambiente ideale per stimolare il movimento fisico, dove si può praticare sport a tutti i livelli in un ambiente naturale e salubre.
“Anni di ricerca hanno dimostrato che fare attività fisica in montagna presenta diversi aspetti positivi. Lo sport diventa più tonificante per l’apparato cardiorespiratorio e anche i “non atleti” possono migliorarne il funzionamento, camminando in salita e tonificando cuore, polmoni e muscoli. La carenza di inquinanti e polline è poi ideale per chi soffre di allergie e di malattie dell’apparato respiratorio, come l’asma. Inoltre il cammino in salita, il clima, l’ipossia (carenza di ossigeno nei tessuti) e l’iperventilazione sono fattori che triplicano il consumo calorico dell’attività fisica praticata in montagna rispetto alla camminata o alla corsa svolte in piano.

Oltre a migliorare il proprio stato di benessere psicofisico, camminare o correre in montagna consente anche di perdere peso: a ritmo lento in 60 minuti si consumano circa 300 Kcal. Già a 2000 metri si percepisce la diminuita pressione dell’ossigeno: più si sale più si va piano. A quote fra i 1500 e i 2500 metri l’effetto quota viene ben bilanciato: il fisico reagisce come quando si aumenta il carico di lavoro, aumenta la frequenza respiratoria (si introducono più litri di aria nei polmoni), aumenta la frequenza cardiaca e circola più sangue, diminuisce la prestazione massimale (si va più piano o si cammina per meno tempo)” (fonte Humanitas Salute).

Sembrerà una cosa ovvia ma va sottolineato che in montagna, correre, camminare, anche su un percorso di golf, non è mai come farlo in pianura. Le salite e le discese richiedono maggior sforzo fisico e anche la “terra” dove appoggiamo i piedi non è mai uniforme, come generalmente in pianura o in città. Bisogna per questo prestare un po’ più di attenzione e ricordarsi che il giusto ritmo della nostra camminata o della corsa deve sempre permetterci di parlare, indipendentemente dalla pendenza o difficoltà del percorso. La nostra attività fisica, se non indirizzata all’agonismo, deve permetterci di dialogare senza eccessivo affanno con il nostro compagno d’avventura; se ciò non avviene questo è un piccolo ma significativo segnale che ci indica di doverci fermare, magari solo per qualche minuto, per non rischiare di incorrere in brutte sorprese.

Tornando al nostro sport preferito, il golf naturalmente, alcuni suggerimenti sull’alimentazione da seguire in generale e in particolare per quando vogliamo giocarlo in montagna.
Dobbiamo essere consapevoli che quando pratichiamo il golf per alcune ore, il nostro corpo impiega una notevole quantità di risorse fisiche e mentali. È importante avere dei modelli nutrizionali adeguati per mantenere alti i livelli di energia durante l’esercizio fisico.
Molte persone considerano il golf uno sport per il quale non bisogna seguire una dieta specifica. Tuttavia, una corretta alimentazione permette di affrontare al meglio le routine di pratica di questo sport.
Importante è mantenere il fabbisogno energetico.
Come per la maggior parte degli altri sport, prima di ogni allenamento o gara anche amatoriale, l’energia deve essere fornita dai carboidrati complessi.

In questa maniera, avremo una maggiore resistenza fisica. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha stabilito i seguenti valori per i macronutrienti:
– Le proteine devono apportare al nostro organismo almeno il 15% del fabbisogno calorico giornaliero. Si consiglia di consumare preferibilmente le carni bianche, il pesce azzurro, le noci e i legumi.
– I carboidrati devono apportare all’organismo tra il 55 e il 60% del fabbisogno calorico. Potete consumare il pane, la pasta, il riso, la frutta, i cereali e i tuberi.
– I grassi non dovrebbero superare il 25% del fabbisogno calorico totale. Per mantenere questi livelli dovremmo evitare alimenti come i prodotti della pasticceria industriale, il burro, la maionese o il cibo da fast food.
L’idratazione nel golf è uno degli aspetti ancora più importanti di questo sport perché permette di aumentare la resistenza allo sforzo. Un “giro di 18 buche” può durare più di cinque ore, quindi, bisogna rimanere idratati.
Un errore molto comune è quello di bere acqua solo quando si ha sete. Per evitare di avere dei problemi, bisogna bere con frequenza per reintegrare gli elettroliti persi attraverso la sudorazione.

Rispetto ad altri tipi sport, uno dei vantaggi del golf è che si hanno a disposizione molti momenti liberi tra un tiro ed un altro. In questa maniera è possibile idratarsi correttamente e, se necessario, consumare anche del cibo.
Ogni buca di solito dura circa 15/20 minuti, quindi, è possibile sfruttare questo tempo per ingerire dei liquidi. È consigliabile bere acqua, bevande isotoniche o succhi naturali che ci forniscono le vitamine e gli zuccheri che ci aiutano a mantenere i corretti livelli di energia e glicemia nel sangue.
Per praticare questo sport è importante avere un’ottima concentrazione mentale. Per questo motivo bisogna assumere degli alimenti che contengano degli zuccheri facilmente assorbili dal nostro organismo. In questa maniera possiamo rimanere concentrati a lungo durante tutto il percorso.
Gli alimenti consigliati per il golf, oltre allo zucchero presente nelle bevande isotoniche, sono la frutta, le noci, i cereali, il cioccolato e persino i gel energetici.
Un frutto molto adatto per questo tipo di sport è la banana, perché ha un alto contenuto di potassio che facilita la contrazione dei muscoli.
Prima di andare il campo bisogna evitare di mangiare grandi quantità di cibo.
Una digestione lenta pregiudica una buona esecuzione dei movimenti. Inoltre, causa un aumento della sudorazione e della temperatura corporea.
Per questi motivi, prima di un “giro” di golf, bisogna consumare un pasto leggero come un piatto di riso o un’insalata di pasta accompagnati da un frutto, preferibilmente una banana.

Da evitare l’alcol che ha delle caratteristiche diuretiche che, durante l’esecuzione di un’attività fisica, possono portare alla disidratazione.
Oltre ai liquidi, si perdono anche delle vitamine e dei sali minerali importanti nella pratica sportiva come il potassio, il fosforo, il calcio o il magnesio.
Un altro degli effetti negativi dell’alcol è la degradazione delle proteine che procura un danneggiamento della massa muscolare. Per tutti questi motivi, l’alcol influisce negativamente sulle nostre prestazioni atletiche ricucendo la forza e la potenza e alterando la normale capacità di movimento del corpo.
Anche quando le 18 buche sono terminate non dovremmo consumare alcolici perché non ci permettono di raggiungere un’adeguata idratazione dell’organismo (cosa importantissima dopo aver praticato qualsiasi sport). (fonte siamosportivi.it)

Per giocare a golf a livello amatoriale non è necessario seguire una dieta rigida e specifica ma è comunque consigliabile attenersi il più possibile a quando indicato, specialmente durante la stagione estiva quando il fabbisogno di liquidi aumenta notevolmente e se si gioca in montagna dove l’attività fisica richiede un maggior consumo delle “nostre riserve” nutrizionali bisogna bere, bere, bere.
(fonti citate all’interno dell’articolo)

 


Adriano Manzoni

titolare della “Leutman – Strategy Communication Consulting”, vanta oltre trent’anni di consolidata presenza nel settore della comunicazione aziendale e istituzionale rivolta sia al “consumer” sia al “BtoB”. Alla metà degli anni ’80 fonda a Milano lo studio di comunicazione visiva “Designo”, occupandosi principalmente di “exhibition design – mostre convegni eventi e design istituzionale” collaborando con la “Corporate Image” di Olivetti. Nel 1986 inizia a occuparsi dello sviluppo di programmi di “corporate action” per enti pubblici e privati nell’ambito della “comunicazione grafica di pubblica utilità”. Tra gli anni 1988 – 1992 sviluppa vari progetti di “design editoriale” in particolar modo per enti e istituzioni pubbliche. Dal 1992 a fine anni ’90 svolge attività di “consulente” per agenzie di pubblicità e marketing in qualità di “art director” per progetti editoriali e comunicazione aziendale. Dalla fine degli anni ’90 si occupa di comunicazione e web, ne studia e ne analizza lo sviluppo e le sue influenze sociali. Questa attività lo porta a fondare nel 2002 l’agenzia “Pontedilegnosette” in cui fa confluire le esperienze maturate nella comunicazione tradizionale e in quella web. Dal 2002 si occupa principalmente dello sviluppo di progetti articolati, sempre di più l’attività svolta è orientata all’analisi e all’ideazione di strategie comunicazionali trasversali, esterne e interne alle azienda e/o enti, volte all’ottimizzazione delle risorse e dei budget disponibili ipotizzando l’utilizzo di nuovi e diversificati percorsi media e location come fonte di comunicazione. Nello stesso periodo affianca a questa attività quella di Art Director per alcune riviste di settore. Nel 2009 si trasferisce in Svizzera dando vita alla “Leutman – Strategy Communication Consulting”. Nel 2011 è nominato delegato per la Svizzera Italiana della Camera di Commercio Indiana per l’Italia con lo scopo di promuovere e far conoscere sul territorio svizzero le opportunità di interscambio internazionale che essa favorisce in tutti gli ambiti, imprenditoriali e culturali. Dal 2017 è responsabile marketing e comunicazione del circuito di golf “India Golf Cup”

Per contattare Adriano Manzoni scrivere a: info@leutman.ch

Numeri e percentuali sono sempre “sinceri” ma …

admin
0 comments
Golf

A. Manzoni – … ma se non contestuallizzati correttamente possono ingannare. Per qualsiasi tipo di analisi guardare ai numeri è sempre più utile e a volte indispensabile; ma il solo “dato” è sufficiente per dare un quadro complessivo della realtà variegata del soggetto dell’analisi?
Riflettendo a voce alta a questa domanda, vogliamo solo sollevare un interrogativo, e dare uno spunto di riflessione partendo dal mondo che conosciamo, quello del golf.

 

1- Distribuzione dei giocatori nei primi 10 Paesi europei – Fonte: Golf Participation Report for Europe 2018 – KPMG

Parlando di numeri e percentuali del “settore golf” abbiamo già dato qualche elemento di analisi nel numero di agosto 2018 di questo “giornale”, nell’articolo che illustrava i principali motivi dell’interesse delle PMI per questo meraviglioso mondo. Con questo articolo vorremmo provare a guardare da un’angolazione diversa alcuni dati numerici del settore e evidenziare come in apparenza, alcuni “numeri”, sembrano contrastare con una logica evidente.
Per non incorrere in equivoci quanto andremo ad illustrare è una nostra personale lettura dei numeri reali estrapolati da fonti attendibili. Paragoni e riflessioni da noi portate non vogliono avere alcun valore scientifico, ma solo sollevare qualche curiosità e qualche interrogativo in più.

Partiamo da quella che, indubbiamente, è la “Bibbia” dei numeri del golf: il rapporto 2018 di KPMG (una delle più qualificate società di consulting al mondo) sull’entità golf in Europa. Dal rapporto si evidenzia che il numero di golfisti in Europa nel 2017 (anno di riferimento di tutto il rapporto 2018) è in leggera diminuzione (ca. -1%) rispetto al 2016, con una perdita totale di ca. 43.500 giocatori.

2- Distribuzione dei Golf Club nei primi 10 Paesi europei – Fonte: Golf Participation Report for Europe 2018 – KPMG

Nel 2017, in tutta Europa, erano quasi 4,2 milioni i golfisti e 6.900 campi da golf (dato riferito ai soli affiliati alle varie Federazioni nazionali). L’84% di tutti i golfisti registrati e l’82% di tutti i Club si trovano raggruppati nei primi dieci paesi con il maggior numero di golfisti in termini assoluti e sono in ordine decrescente: Inghilterra; Germania; Svezia; Francia; Paesi Bassi; Spagna; Scozia; Irlanda; Danimarca; Finlandia (vedere grafico 1 e 2).

Ma l’aspetto a nostro avviso più interessante è la “classifica” dei dieci paesi con il più alto rapporto tra abitanti e giocatori di golf. Rispetto alla prima classifica, per numero di giocatori in assoluto, in questa seconda classifica vediamo sparire paesi come Germania, Francia, Spagna che erano rispettivamente al 2°, 4° e 6° posto, e che adesso vengono sostituiti da: Islanda, Norvegia , Galles, in un ordine, a nostro parere, ancor più sorprendente (vedere grafico 3).
Se non fa scalpore vedere la Scozia al secondo posto di questa classifica, essendo il Paese dove di fatto è nato e si è sviluppato il golf (anche se alcuni studiosi ne indicano l’origine con il Kolf olandese), più incredulità è constatare che al primo posto risulta esserci l’Islanda con ben il 5% degli abitanti abituali giocatori golf.

3- Percentuale golfisti per abitanti nei primi 10 Paesi europei – Fonte: Golf Participation Report for Europe 2018 – KPMG

Oltretutto il golf in Islanda ha un’origine molto recente, basta pensare che solo nel 1942, il 14 agosto, venne fondata la Golf Union of Iceland (la Federazione nazionale di golf) dall’unione degli allora unici tre campi da gioco esistenti su tutta l’isola: il Golf Club Akureyri; il Golf Club Reykjavik e il Golf Club Vestman Island. Ad oggi i Golf Club in Islanda sono ben 65, di cui 61 affiliati alla Golf Union of Iceland, di cui uno addirittura con 50 buche a disposizione (fonte golficeland.org). Se escludiamo per un attimo alcuni Paesi dove è nato e si è sviluppato il golf e dove per ragioni, appunto, storiche e culturali si è affermato nei secoli (Scozia, Inghilterra, Galles, Irlanda) a rigor di logica questa attività sportiva/ricreativa, che si pratica solo all’aperto, avrebbe dovuto avere ampi margini di crescita in paesi in cui il clima (temperature, giornate senza pioggia, ore di soleggiamento) sono maggiori. Non potendo, per ovvi motivi, fare un’analisi comparativa completa su un campione numericamente affidabile e statisticamente rilevante di città europee, abbiamo preso in esame (a puro titolo esemplificativo) sei città, tre del nord Europa e tre dell’area mediterranea, per provare a “curiosare” se un clima più mite possa aver influenzato positivamente o meno, nella diffusione del golf in queste aree.

4- Dati meteo di 4 città campione – Fonte: climieviaggi.it

Le città prese in esame sono: Helsinky; Reykjavik; Stoccolma; Bordeaux, Siviglia e per “patriottismo” Roma.
Ovviamente le città esaminate sono rappresentative di tutta l’area geografica di appartenenza. I dati presi in esame per ognuna delle città sono stai:
– Temperatura media delle massime registrate nei 12 mesi
– Giorni medi di pioggia nei 12 mesi
– Quantità media di pioggia nei 12 mesi
– Ore di soleggiamento giornaliero medio nei 12 mesi.
Ed ecco il risultato rappresentato in un grafico (vedere grafico 4).
In linea di principio raffrontando le zone geografiche rappresentate da queste 6 città con i dati del rapporto giocatori/abitanti dovremmo dedurre che il fattore “miglior clima” non è determinante per un maggior incremento di numero di giocatori, visto che proprio i Paesi con un clima “freddo”, poco soleggiato e molto piovoso hanno il maggior numero di iscritti alle rispettive federazioni golfistiche.

Ma c’è un però. Il rapporto KPMG, in questo caso, prende in considerazione solo il numero di giocatori per Paese iscritti alla rispettiva federazione e non il numero di giocatori effettivi (indipendentemente dalla nazionalità e dalla tessera federale) che giocano nei vari Paesi.
Se ad esempio un giocatore inglese si reca 3 volte all’anno a giocare in Spagna, Francia, Italia, non viene conteggiato in questa classifica come giocatore di questi Paesi, ma sempre e solo come giocatore inglese iscritto alla federazione inglese.
Avere dei dati aggregati sul numero di giocatori reali (indipendentemente dalla nazionalità) nei vari paesi è un po’ più complesso: esistono dati sul turismo golfistico in Europa, anche suddivisi per nazione, che potrebbero in questo caso chiarirci un po’ di più il quadro della situazione ma andremmo ad esplorare un discorso molto più specifico non di pertinenza di queste pagine.
Vogliamo però dare ancora un paio indicazione per poter poi trarre alcune considerazioni di massima, e poterci alcuni ulteriori interrogativi.
I paesi con il maggior rapporto giocatori/abitanti sono Islanda, Svezia, Irlanda, Finlandia ecc. ecc., tutti “paesi freddi” però è anche vero che i Paesi leader per attrattiva del turismo golfistico a livello globale rimangono ancora oggi Spagna e Portogallo. Tra gli emergenti figurano: Sud Africa; Marocco; Emirati Arabi; Thailandia; Vietnam e Bulgaria (fonte KPMG on Golf Tourism Growth Trends). Da ciò possiamo allora dedurre che il fattore “clima” diventa fondamentale, andando paradossalmente a contraddire quanto supposto prima.

Da un’indagine emerge, appunto, che uno dei fattore determinate nella scelta delle vacanze di golf è il clima: ben 3 golfisti su 5 scelgono la loro destinazione basandosi sulle favorevoli condizioni meteorologiche.
Se il fattore “clima” è determinante per la scelta del “turismo golfistico” perché il nostro Bel Paese non figura neanche tra le prime 10 mete scelte dai golfisti stranieri per trascorrere una vacanza golf? Perché il clima è si un fattore importante ma non unico, altri fattori, che presi singolarmente possono sembrare di minor importanza, sommati tra loro determinano una scelta alternativa all’Italia.
Se il turista/giocatore italiano è fondamentalmente esterofilo lo sono anche altri giocatori europei: svedesi, inglesi e danesi dedicano circa il 50% delle loro vacanze golfistiche all’estero, i tedeschi raggiungono il 93%.
In una ricerca redatta da ACI/CENSIS alcuni anni fa, ma a nostro avviso ancora attuale, e di cui riportiamo uno stralcio, ci si domandava: “…quali fossero in dettaglio le aspettative e le richieste di un turista golfista? Quali le modalità della scelta della destinazione? Al fine di applicare una corretta strategia di mercato per attrarre nuovi turisti golfisti si rivela quanto mai opportuno conoscere i loro profili di domanda in base alla nazione di provenienza, allo status, alla capacità di spesa, all’ “avidità” (soperta di nuovi campi da gioco), all’interesse al territorio”.

Ed ecco i “profili” evidenziati da tale ricerca:
– Il golfista tedesco richiede eleganza e qualità dell’impianto e del servizio; area geografica interessante; ricchezza culturale e gastronomica; molteplicità di percorsi.
– Il golfista austriaco cerca eleganza e qualità dell’impianto e del servizio; area golf vicino al mare; ricchezza culturale e gastronomica; molteplicità di percorsi.
– Il golfista danese così come quello olandese non richiede un livello di servizio molto elevato; predilige l’aspetto economico, è molto interessato alla pluralità dei campi ed alla facile accessibilità, ma poco attirato dal contesto culturale gastronomico.
– Il golfista svedese predilige l’aspetto economico della vacanza; molto avido nel consumare golf richiede pluralità di scelte e ama i bei campi (tecnici – paesaggistici), è mediamente interessato al contesto culturale e gastronomico.
– Il golfista norvegese punta sulla qualità dei campi e sull’alto livello del servizio; ama i servizi accessori di ospitalità ed il contesto culturale gastronomico.
– Il golfista spagnolo consuma golf soprattutto in Spagna
– Il golfista francese consuma golf in Francia, come gran viaggiatore ama viaggi confortevoli ma economici. E’ interessato al contesto gastronomico più che a quello culturale.
– Il golfista inglese infine predilige viaggi confortevoli ma è attento alla spesa, è interessato al contesto culturale gastronomico e ancora di più al livello tecnico dei campi.

Per quanto ci riguarda la conclusione a cui volevamo arrivare è che troppo facilmente, con troppa superficialità ci si confronta con numeri e statistiche, che seppur corrette e indiscutibilmente “vere” devono essere lette e analizzate con grande attenzione e distacco. Ogni grafico, ogni classifica è, a nostro modestissimo parere, solo la visione parziale di una parte di verità che è sempre molto più complessa e profonda. Concludendo è nostra opinione che numeri e i dati ricavati dalle varie indagini e ricerche restano indispensabile ma da “trattare” con molta attenzione.
Ed è per questo che vi invitiamo a leggere i dati sopra riportati solo come singoli pezzi di un puzzle tutto da comporre.

 


Adriano Manzoni

titolare della “Leutman – Strategy Communication Consulting”, vanta oltre trent’anni di consolidata presenza nel settore della comunicazione aziendale e istituzionale rivolta sia al “consumer” sia al “BtoB”. Alla metà degli anni ’80 fonda a Milano lo studio di comunicazione visiva “Designo”, occupandosi principalmente di “exhibition design – mostre convegni eventi e design istituzionale” collaborando con la “Corporate Image” di Olivetti. Nel 1986 inizia a occuparsi dello sviluppo di programmi di “corporate action” per enti pubblici e privati nell’ambito della “comunicazione grafica di pubblica utilità”. Tra gli anni 1988 – 1992 sviluppa vari progetti di “design editoriale” in particolar modo per enti e istituzioni pubbliche. Dal 1992 a fine anni ’90 svolge attività di “consulente” per agenzie di pubblicità e marketing in qualità di “art director” per progetti editoriali e comunicazione aziendale. Dalla fine degli anni ’90 si occupa di comunicazione e web, ne studia e ne analizza lo sviluppo e le sue influenze sociali. Questa attività lo porta a fondare nel 2002 l’agenzia “Pontedilegnosette” in cui fa confluire le esperienze maturate nella comunicazione tradizionale e in quella web. Dal 2002 si occupa principalmente dello sviluppo di progetti articolati, sempre di più l’attività svolta è orientata all’analisi e all’ideazione di strategie comunicazionali trasversali, esterne e interne alle azienda e/o enti, volte all’ottimizzazione delle risorse e dei budget disponibili ipotizzando l’utilizzo di nuovi e diversificati percorsi media e location come fonte di comunicazione. Nello stesso periodo affianca a questa attività quella di Art Director per alcune riviste di settore. Nel 2009 si trasferisce in Svizzera dando vita alla “Leutman – Strategy Communication Consulting”. Nel 2011 è nominato delegato per la Svizzera Italiana della Camera di Commercio Indiana per l’Italia con lo scopo di promuovere e far conoscere sul territorio svizzero le opportunità di interscambio internazionale che essa favorisce in tutti gli ambiti, imprenditoriali e culturali. Dal 2017 è responsabile marketing e comunicazione del circuito di golf “India Golf Cup”

Per contattare Adriano Manzoni scrivere a:

info@leutman.ch

 

Io, Enrico Trentin, professione coach sono un uomo fortunato.

admin
0 comments
Golf

E. Trentin – Non credo ci possa essere nulla di male ad ammettere di sentirsi un uomo fortunato. Una fortuna che devo in grand parte a mio padre, perché è grazie al suo aiuto se sono riuscito in breve tempo a diventare, stando a quanto dicono, un ottimo coach . L’esperienza fatta negli stati Uniti a inizio carriera, su insistenza dei miei genitori, mi ha dato le basi fondamentali su cui poi ho fondato il mio metodo di insegnamento, che mi ha portato dove sono adesso.

 

La Squadra Vincitrice del Campionato Europeo Girls’ 2018 – Golf Club Forsgarden (Svezia)

Professionista dal 1995, dopo 3 anni nel Challenge Tour ho deciso di dedicarmi a tempo pieno all’insegnamento, una passione trasmessa fin da piccolo da mio padre Renzo a cui, a costo di essere ripetitivo, devo molto di quello che sono diventato, come professionista e come uomo. È grazie a lui, e alla lungimiranza mia madre, che all’età di 21 anni mi hanno spinto, nel vero senso della parola, fuori dal “recinto” per ad andare negli Stati Uniti. Negli States sono stato per 6 mesi alla corte di Phil Ritson (coach di fama mondiale) per vivere un’esperienza che sicuramente in Italia non avrei mai potuto fare. Un’esperienza che mi ha consentito di apprendere nuove e importanti conoscenze tecniche e di coaching oltre a rilevarmi una volta di più la mia attitudine all’insegnamento.

Dopo alcuni anni di inevitabile gavetta e di duro, ma indispensabile lavoro sul campo, nel 1998 ho fondato, insieme a mio padre. la “Trentin school” che ad oggi ho il privilegio di rappresentare insieme a colleghi di altissimo livello come Valeria Tandrini, Giovanni Rettore, Marco Crespi, Gregory Molteni, Emmanuele Lattanzi e Giovanni Dassù. Il 1998 è stato un anno importante per me perchè oltre all’inaugurazione della “Trentin school” è stato anche l’anno in cui sono diventato Head Coach del Golf Club Villa Condulmer. In questa professione la passione è essenziale; tecnica, studio, aggiornamenti sono importanti ma senza una vera passione difficilmente credo si possa far bene questo “mestriere”: troppo determinante il fattore umano e la sensibilità personale. Credo che sia questa la condizione che mi ha portato, da gennaio di quest’anno, ad assumere anche la direzione della scuola del Golf club Le Fonti.

Grazie ai risultati ottenuti da subito con i miei allievi ,la Federazione Italiana Golf mi ha chiamato a far parte dello staff degli allenatori della Nazionale Femminile ,ruolo che ricopro tuttora. Diventare allenatore nazionale è stata sicuramente una grossa gratificazione per me e i risultati straordinari ottenuti negli ultimi anni sono emozioni così grandi che ne manterrò vivo il ricordo nel cuore per tutta la vita. Ho avuto il piacere e l’onore di condurre le nostre ragazze azzurre alla vittoria dei campionati Europei under 18 nel 2016 e nel 2018. Un risultato straordinario mai ottenuto dalla Nazionale Italiana Femminile under 18.

Ma il brivido più grande l`ho provato nel settembre del 2018, quando la “piccola” Italia ha battuto la grande America nei campionati del mondo disputati in Canada. Lo spareggio con gli Stati Uniti è stata un’emozione memorabile ma che purtroppo sono incapace di descrivervi talmente è stata forte e coinvolgente.

Dopo tanti anni a volte mi sento ancora chiedere cosa significa essere coach? Cercherò di sinte-tizzare nel modo più razionale e analitico possibile per le mie capacità, un qualcosa che va co-munque oltre all’insegnamento di una semplice disciplina sportiva. Il maestro di golf deve conosce-re alla perfezione la meccanica dello swing. Il coach oltre a questo deve saper organizzare gli alle-namenti, consultare le statistiche e coordinare i rapporti con gli altri componenti dello staff. Il coach deve saper ascoltare e deve essere sempre a disposizione a 360 gradi per aiutare il gio-catore a performare al meglio anche da lontano. Giusto per fare un esempio ho la fortuna di avere nel mio team di giocatori Virginia Carta,che da pochi giorni ha vinto insieme alle sue compagne della squadra universitaria DUKE i Nationals.
Allenare Virginia in questi anni non è stato semplice perché vivendo negli Stati Uniti le possibilità di vederci sono state pochissime. Grazie però alle tecnologie avanzate in mio possesso, siamo riusciti a fare comunque un ottimo lavoro via web. L’ausilio di tecnologie come il trackman, sam putt, capto, V one swing analysis, ci hanno danno la possibilità di allenarci anche da lontano, ma tutte queste tecnologie senza un feeling e una sensibilità appropriata sarebbero servite solo in parte.

Fare la professione che ami a contatto con persone fantastiche; poter condividere con loro le gioie dei risultati ottenuti anche grazie anche ai tuoi insegnamenti; avere la consapevolezza che fin da ragazzo i tuoi genitori hanno sempre creduto in te e nella tua “vocazione”: con tutto questo come posso non dire di essere “un uomo fortunato”.

 


Enrico Trentin

– Golfista professionista dal 1995
– Cofondatore della “Trentin School”
– Head Coach Golf Club Villa Coudulmer
– Head Coach Golf Club Le Fonti
– Allenatore Squadra Nazionale Femminile dillettanti
– Selezionatore Squadra Europea della Jr. Solhenim Cup

Titoli vinti da atleti allenati:
– 53 Campionati Nazionali
– 24 Campionati Internazionali

Enrico Trentin Instagram @trentingolf

 

“Tutti insieme appassionatamente” al Thracian Cliffs Golf & Beach Resort

admin
0 comments
Golf

A. Manzoni – Abbiamo preso in prestito, molto incautamente, il titolo dell’indimenticabile film del 1965 del regista Robert Wise per introdurre la cronaca del viaggio golf “India Golf Cup 2019” organizzato con il nostro partner e sponsor “I Viaggi di Seve”. Viaggio con destinazione le magnifiche coste del Mar Nero in Bulgaria. Una bellissima e piacevolissima esperienza; se siete curiosi di sapere com’è andata continuate a leggere l’articolo.

 

Una delle vedute suggestive del percorso del Thracian Cliffs

Nel dover scrivere un racconto, o se vogliamo essere più imprudenti un “articolo giornalistico”, le regole ci dicono che non bisognerebbe mai scoprire fin dall’inizio com’è andata a finire la storia, ma avendo trovato da subito un titolo, a nostro avviso così scherzosamente appropriato, ci dispiaceva non approfittarne.
Due semplici motivi di associazione tra il titolo “Tutti insieme appassionatamente” e il nostro viaggio: il primo è la trama del film che è ricca di emozioni e sorprese; il secondo motivo perché è stato un film pluripremiato con ben 5 Oscar, come personalmente darei al nostro viaggio.
Il primo Oscar lo assegnerei sicuramente alla scenografia: panorami incantevoli e inaspettati, alte coste a strapiombo sul mare e poi discese a sfiorare le acque blu scuro del Mar Nero attraverso percorsi verde chiaro, una luce intensa che si ammorbidiva al tramonto, filtrata da nuvole sparse che facevano intravedere un sole che piano piano scompariva in mare.
Il secondo Oscar indubbiamente sarebbe da attribuire al Casting. Anche se non c’è stata una selezione tramite provini, indubbiamente il cast che ha esordito nel nostro primo film, scusate nel nostro viaggio, è indubbiamente da Oscar. Ogni componente ha interpretato la propria parte con sincera naturalezza risultando non solo convincente, ma soprattutto, e ne sono certo, spontaneamente vera; risultando così un fantastico gruppo con cui si è potuto trascorrere serenamente e allegramente tutto il tempo del viaggio.
Il terzo Oscar come attore non protagonista (nessuno per fortuna ha voluto essere protagonista unico) lo assegnerei a pari merito a Gianmario e a Massimo che hanno “recitato” fianco a fianco nella stesura e nel conteggio di tutti gli score delle gare come se fossero compagni di palcoscenico da lunghi anni, mentre invece era la loro “prima volta” insieme. Ancora bravi e grazie.
Il Quarto Oscar per il montaggio lo darei a “I Viaggi di Seve” per come è riuscito a programmare perfettamente tutti i tempi, gli spostamenti, i servizi, gli accessi ai campi e tutto il resto senza mettere pressione a nessuno ma anche senza inutili perdite di tempo. Tempistica perfetta e tutto è girato come un orologio svizzero.
Per il quinto Oscar lascio a voi, compagni di viaggio, assegnarlo a chi credete ma tenendolo nascosto con la promessa di scoprirlo solo al prossimo viaggio insieme.

Ma veniamo alla cronaca e a come è nata l’idea di organizzare questo viaggio. Era già da qualche anno che noi, Team India Golf Cup, avevamo il desiderio di organizzare una “trasferta” golfistica extra Circuito, cercando di coinvolgere i frequentatori più assidui delle nostre gare. L’impegno organizzativo delle nostre 19 tappe stagionali però ci ha sempre un po’ frenato, e poi come dice un vecchio proverbio milanese “ogni ofelèe fà ‘l so mestè”, tradotto per i non milanesi “ogni pasticcere fa il suo mestiere” ognuno deve fare il proprio mestiere.
E noi di IGC non siamo un tour operator e siamo sempre stati consapevoli di non essere in grado di organizzare, non un viaggio, ma un viaggio fatto bene. La fortuna vuole che dallo scorso anno India Golf Cup ha un nuovo sponsor di Circuito, “I Viaggi di Seve”, tour operator esclusivo per viaggi golfistici. Giusto un anno per conoscersi meglio e scoprire l’alta professionalità con cui opera “Seve”. Professionalità che gli ha consentito di essere giudicato “Miglior Golf Tour Operator– Italy’s Best Inbound Tour Operator” per ben tre anni consecutivi (2016-17-18) nell’ambito premio Word Golf Awards.
Come dicevamo, scoperta la professionalità e la serietà di “Seve”, e subito è nata la voglia di collaborare insieme, e quale miglior occasione se non quella di coinvolgere alcuni affezionati golfisti del Circuito IGC nell’avventura di un “nostro viaggio”.

Noi del Team IGC volevamo offrire una meta un po’ inusuale ma allo stesso tempo facilmente raggiungibile senza dover impegnare più tempo per il viaggio di quello sui campi da golf. È stato Alex Dinon, titolare di “I Viaggi di Seve”, a convincerci che la meta perfetta per noi era il Thracian Cliffs in Bulgaria. Sinceramente all’inizio pensare alla Bulgaria come meta golfistica ci è risultato un po’ difficile ma la determinazione di Alex ci ha convinti ed abbiamo così iniziato a “promuovere” il viaggio all’interno del nostro Circuito.
E Alex aveva ragione, il Thracian Cliffs Golf & Beach Resort è un posto incantevole, per i golfisti innanzitutto ma non solo per loro.
La struttura offre straordinarie viste sul mare, la bellezza selvaggia dell’ecosistema del parco nazionale di Kaliakra, con spiagge bianche private, la Thracian Spa, punti ristoro panoramici a fronte di scenari di paesaggi mozzafiato, bar giochi, piano bar.

Il gruppo IGC quasi al completo

Gli ospiti sono alloggiati in due incantevoli villaggi situati convenientemente a pochi passi l’uno dall’altro. Il Marina Village, che offre una vista spettacolare sul Mar Nero, e l’Hillside Village con la vista sul campo da golf. Noi di IGC eravamo quasi tutti alloggiati al Marina che è anche il cuore del Resort ed è situato a pochi metri dalla costa del mare. Copre un’area residenziale con ristoranti, un’accogliente piazza colorata, un centro commerciale, un Night Club, un Game Bar, la Thracian Spa, il ProShop e la reception principale.
Le Residences in Marina Village dispongono di un angolo cottura integrato, un soggiorno a pianta aperta, una, due o tre camere da letto, ognuna con un bagno lussuoso e una o più ampie terrazze con mobili in rattan. L’Hillside Village si trova invece a circa 150 dalla costa, un po’ sopra il Marina Village. Comprende 10 edifici residenziali, disposti in una formazione ad anfiteatro che si apre alla vista delle tre piscine a sfioro, sulla distesa del mare, sul lago e sul campo da golf. Le Residences in Hillside Village offrono una, due o tre camere da letto, uno o più bagni di lusso, un angolo cottura integrato che si apre in un ampio soggiorno e una o due terrazze panoramiche.

Ma il fiore all’occhiello è senza dubbio il campo da golf di 18 buche progettato da Gary Player, che domina il Resort, abbracciando le cime delle scogliere per 4,5 km di terreno sopra il mare. Per chi non lo sapesse Gary Player è il golfista internazionale di maggior successo di sempre. Il giocatore che ha raggiunto il tipo di acclamazione mondiale riservata solo a una manciata di grandi sportivi. Ha vinto 164 tornei di golf professionistico in tutto il mondo, tra cui 18 Major Championships nel normale PGA Tour e Champions Tour combinati, e in particolare, ha vinto l’ambito Grand Slam del golf nel 1965.
Ma non solo Gary Palmer è un indimenticabile campione ma è anche un rinomato architetto di campi da golf con oltre 350 progetti realizzati in tutto il mondo. Thracian Cliffs è il gioiello del suo portfolio, secondo le sue stesse parole: “Non ho mai visto un campo da golf così bello al mondo”.

Nel 2014, a soli 3 anni dalla sua apertura ufficiale e pochi mesi dopo aver ospitato il 50 ° anniversario del Volvo World Match Play Championship, il Thracian Cliffs, è stato premiato come IAGTO European Golf Resort of the Year, dall’associazione internazionale degli operatori turistici di golf.
Questo è il premio più prestigioso del settore, che rappresenta l’apice dei risultati per i campi e le destinazioni golf.
Il campo da golf da 18 buche costituisce comunque l’attrattiva principale del Thracian Cliffs Golf & Beach Resort.
Il campo copre 85 ettari di costa rocciosa veramente bella ed è stato disegnato per adattarsi perfettamente a quest’area creando una delle più belle esperienze di golf. I panorami sul mare sono in abbondanza e da ogni angolo c’è una splendida vista della scogliera e sulla costa del Mar Nero.
Il percorso disegnato da Gary Player è davvero una sfida per il golfista, per le difficoltà e lunghezza, ma grazie al suo particolare design moderno e a diverse serie di tee, questa grande esperienza è resa disponibile anche per i golfisti di tutti i livelli. È giusto dire che in ogni buca si vede la firma di Gary Player, ma la buca 6 è sicuramente quella che tutti ricorderanno sempre. Questa buca si trova in cima alla scogliera con il green situato a circa 40 metri sotto la collina e circondato dalle onde sciabordanti del Mar Nero. Il tee di questa buca non è sicuramente ideale per i deboli di cuore come la distanza al green che misura oltre 210 m.
Il campo da golf è stato paragonato a diversi percorsi famosi ma Gary Player è stato orgoglioso di sostenere da subito che: “Il Thracian Cliffs diventerà uno dei 3 migliori campi da golf del pianeta.”

E adesso sentiamo cosa ne pensano del viaggio alcuni dei nostri compagni d’avventura a cui abbiamo chiesto gentilmente di inviarci la loro sincera opinione:

“Carissimi amici, mi fa piacere condividere con tutti i partecipanti il ricordo degli splendidi giorni passati in Bulgaria.
Il campo era di bellezza conosciuta ma nulla avrebbe potuto migliorarlo se non la brillante compagnia essenziale a completamento.
Non possiamo dimenticare l’organizzazione perfetta di Adriano e Gianmario perché in fin dei conti una volta tanto liberarsi da questo tipo di impegni migliora la vacanza. Abbiamo perfino sconfitto le previsioni meteo che davano acqua sostituite dal sole del mar Nero e il mio naso scotta ancora.
Un abbraccio infine a Sandra e Olivier che mi hanno portato ad un immeritato posto in finale a ottobre.
Il prossimo anno dove? – Max

“Con qualche perplessità, a parte una persona non conoscevo nessuno, mi sono iscritta al viaggio in Bulgaria, attratta più che altro dalla meta di cui avevo sentito parlare.
È stata una bellissima esperienza: organizzazione perfetta con attenzione a tutti i dettagli, piacevolissima e simpatica compagnia, posto incantevole. Rinnovati complimenti e ringraziamenti a Gianmario e Adriano. Mary.
Un caro saluto e alla prossima. – Mary

“Una bella esperienza in piacevole compagnia in un contesto paesaggistico unico… da ripetere.
Saluti a tutti Giuseppe

“Volevo ringraziare te, Sandra e Gianmario per aver invitato Olivier e me ad andare in Bulgaria; inizialmente non conoscevo che voi, ma col passar dei giorni è stato molto bello conoscere gli altri partecipanti al viaggio, proprio un bel gruppo ben assortito di persone gentili e simpatiche! Il volo è stato breve, l’albergo molto confortevole, i campi straordinariamente belli, spettacolari e ben curati, la discoteca vintage seviva degli ottimi gin tonic…cosa potevo volere di più?! Ho anche vinto una coppa! Grazie, di cuore, per questi bei giorni passati insieme!
A tutti! Cari saluti – Sandra

Grazie a voi per aver reso possibile con la vostra partecipazione questo bellissimo viaggio e questa indimenticabile esperienza in comune. Una promessa: faremo di tutto per “stupirvi ancora” e da parte mia e di tutto il Team India Golf Cup e da “I Viaggi di Seve” ancora grazie e arrivederci al prossimo viaggio.

 


Adriano Manzoni

titolare della “Leutman – Strategy Communication Consulting”, vanta oltre trent’anni di consolidata presenza nel settore della comunicazione aziendale e istituzionale rivolta sia al “consumer” sia al “BtoB”. Alla metà degli anni ’80 fonda a Milano lo studio di comunicazione visiva “Designo”, occupandosi principalmente di “exhibition design – mostre convegni eventi e design istituzionale” collaborando con la “Corporate Image” di Olivetti. Nel 1986 inizia a occuparsi dello sviluppo di programmi di “corporate action” per enti pubblici e privati nell’ambito della “comunicazione grafica di pubblica utilità”. Tra gli anni 1988 – 1992 sviluppa vari progetti di “design editoriale” in particolar modo per enti e istituzioni pubbliche. Dal 1992 a fine anni ’90 svolge attività di “consulente” per agenzie di pubblicità e marketing in qualità di “art director” per progetti editoriali e comunicazione aziendale. Dalla fine degli anni ’90 si occupa di comunicazione e web, ne studia e ne analizza lo sviluppo e le sue influenze sociali. Questa attività lo porta a fondare nel 2002 l’agenzia “Pontedilegnosette” in cui fa confluire le esperienze maturate nella comunicazione tradizionale e in quella web. Dal 2002 si occupa principalmente dello sviluppo di progetti articolati, sempre di più l’attività svolta è orientata all’analisi e all’ideazione di strategie comunicazionali trasversali, esterne e interne alle azienda e/o enti, volte all’ottimizzazione delle risorse e dei budget disponibili ipotizzando l’utilizzo di nuovi e diversificati percorsi media e location come fonte di comunicazione. Nello stesso periodo affianca a questa attività quella di Art Director per alcune riviste di settore. Nel 2009 si trasferisce in Svizzera dando vita alla “Leutman – Strategy Communication Consulting”. Nel 2011 è nominato delegato per la Svizzera Italiana della Camera di Commercio Indiana per l’Italia con lo scopo di promuovere e far conoscere sul territorio svizzero le opportunità di interscambio internazionale che essa favorisce in tutti gli ambiti, imprenditoriali e culturali. Dal 2017 è responsabile marketing e comunicazione del circuito di golf “India Golf Cup”

Per contattare Adriano Manzoni scrivere a:

info@leutman.ch